© “BLESSIN – GENOA” – FOTO MOSCA
Ultima gara in casa. Non proprio mura amiche, o dodicesimo uomo, come è sempre stato definito il supporto della squadra azzurra. A venir meno quest’anno, oltre il trittico stramenzionato recentemente, è stato il rapporto tra i tifosi e la squadra. I tempi in cui Fuorigrotta vibrava, sembrano essere più che lontani. E non perchè la squadra sia meno forte, o perchè (non) abbia raggiunto traguardi chissà quanto trionfali. La bolgia del Maradona, che in tanti ricorderanno poco ha da invidiare ad un Bernabeu gremito, non si è mai praticamente vista/sentita quest’anno. È cambiato il tifo? La squadra non trasmette più palpitanti emozioni a chi guarda la partita?
Quasi ininfluente ai fini della classifica, il Napoli proverà comunque a salutare il proprio pubblico con una vittoria, cercando soprattutto di rendere meno amaro l’arrivederci, o l’addio, del suo capitano. Ad opporsi alla banda Spalletti un Genoa con gli occhi iniettati di sangue. Penultimi in classifica a due giornate dalla fine del campionato, e salvezza “soltanto” a due distanze. Diciamo che i genoani hanno vissuto senz’altro momenti migliori. La vittoria contro la Juventus è esemplificativa ai fini dell’inquadramento psicologico ed emotivo della squadra di Blessin. Attiva, ma soprattutto grintosa. Anche se, non troppe settimane fa, la sfilza di pareggi ha fatto strappare più di un sorriso a chi, da neutro, guardava la partita. Sono stati ben sette di fila, risultato tra lo 0-0 e l’1-1.
Nato a Stoccarda ma con il mare nel sangue. Un meridionale tolto dal meridione. Fiero di poter lavorare a Genoa e smielato (quanto basta) nelle dichiarazioni. “Amo lavorare qui, mi sento di aver guadagnato una seconda casa. Sono contento che i tifosi seguano la squadra, è ciò di cui abbiamo bisogno in questa situazione. Sentirli vicino è importante per noi”. Se De Laurentiis ha lamentato lo scarso senso di appartenenza, la cosiddetta napoletanità, di Luciano Spalletti, sotto questo punto di vista il nuovo allenatore dei liguri è impeccabile.
Il calcio è uno sport dai tanti errori e quando tu sei dispiaciuto per averne commesso uno, ti trovi sempre in una cattiva posizione. Ecco perché ciò che rende il calcio interessante è il giocare con molto coraggio e dire: “ok, ho commesso un errore”, ma andare avanti, combattere per il prossimo obiettivo. Questo è ciò su cui sto lavorando”.
Blessin
Coraggio, passione e probabilmente un po’ di vento a favore, d’altronde audentes fortuna iuvat. Se è il coraggio ciò che Blessin vuole trasmettere ai suoi calciatori, è sicuramente più che soddisfatto del suo terzino, Mimmo Criscito. Dopo aver gettato lacrime a fine derby contro la Sampdoria, perso per uno a zero, decisivo il suo errore sul finale, il calciatore genoano non indugia troppo e si presenta dagli undici metri contro la Juventus. Al novantaseiesimo, e sull’uno a uno. Gol. Tre punti. E, forse, a Napoli è proprio il concetto di coraggio che andrebbe ripetuto nei celeberrimi incontri serali.
LA FORZA DEL GRUPPO
In campo, indubbiamente, ci vanno i calciatori. Per quanto possa essere peculiare lo stile di gioco o la personalità dell’allenatore, segnano, difendono e sbagliano i giocatori in campo. L’undici del grifone non è un concentrato di tecnica d’alta scuola, ed anche il suo allenatore ne è a conoscenza. “Penso che mettendo su più spalle una responsabilità piuttosto che su quelle di un solo giocatore di qualità, le possibilità di vincere una partita siano più alte. Sono più alte agendo da squadra”.
Gruppo non solo inteso come squadra, ma l’allenatore è riuscito a creare un tutt’uno con i tifosi, nonostante il momento non sia chissà quanto piacevole. Dopo risultati poco soddisfacenti, i supporter rossoblù hanno comunque invocato il suo nome con dei cori. Se ci pensate è assurdo: un allenatore incensato dopo risultati che praticamente pian piano sanciscono una retrocessione molto probabile.
Se è vero che il risultato è casuale, ma la prestazione no, il Genoa ha il solo obiettivo di continuare il sentiero che ha deciso di percorrere. Una retrocessione brucerebbe, ma quest’anno tra un Ballardini tragicamente fragile in difesa e con uno Ševčenko tragico e basta… Blessin non poteva trasformare l’acqua in vino. Ora c’è un’idea di gioco e lo spirito giusto per assecondarla. Se questo basterà, lo sapremmo al triplice fischio della gara, oppure, direttamente all’ultima giornata. L’ultima parola, come sempre, spetta al campo.
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