Intervista a Gennaro Scarlato, il primo capitano di De Laurentiis

Intervista a Gennaro Scarlato, il primo capitano dell'era De Laurentiis. Una chiacchierata tra ricordi, Napoli ed emozioni.

Articolo di Lorenzo Maria Napolitano15/10/2021

FOTO SCARLATO

È una calda giornata di Aprile, il Napoli Soccer ospita il Foggia di Morgia, sperando nei tre punti per continuare a scalare la classifica, per tornare ad occupare il posto che una squadra del suo rango merita. La partita non si mette benissimo, addirittura al quarantacinquesimo del secondo tempo il Foggia è in vantaggio.

Nei minuti di recupero il Napoli prova con le ultime energie a trovare il gol del pareggio. Un cross di Grava attraversa tutto il campo; il capitano, Gennaro Scarlato, tocca di testa servendo Ignacio Pià che insacca, 2 a 2. Il tempo continua a scorrere veloce, ed il Napoli, carico di adrenalina, vuole assolutamente agguantare i tre punti. Con l’arbitro pronto a fischiare, il brasiliano sopracitato, a seguito di una falcata sulla fascia sinistra, riesce a crossare un pallone che viene sporcato a centro dell’area di rigore, ma che, ancora Scarlato, trasforma in oro, siglando il gol vittoria.

Ancora oggi, il primo capitano dell’era De Laurentiis lo ricorda come uno dei momenti più belli della sua carriera, se non il più bello. Nell’intervista con l’ex numero 5 s’è parlato del suo Napoli, di quello attuale e di emozioni come queste, che da sempre sono il sale di questo sport.

L’INTERVISTA

Qual è il ricordo più bello della tua carriera?

“Ho vissuto tantissimi bei momenti. L’esordio in serie A con la maglia del Napoli sicuramente è uno di questi. Per di più tornarci da capitano. Ma anche la partecipazione alle Olimpiadi, non è di certo da meno”.

Qual è stata l’esperienza più bella della tua carriera fuori Napoli?

“L’esperienza di Udine, lì ho cambiato ruolo e sono stato protagonista da difensore. Il gol contro il Milan poi, è stato fantastico. Di certo sono stati i momenti migliori fuori Napoli.”

Chi era il tuo idolo da ragazzo?

“Quando ero ragazzo il mio idolo era Vialli. Sia perché facevo quel ruolo sia perché ne ammiravo la grinta e la voglia di affrontare le gare”.

Chi è stato l’attaccante che ti ha messo più in difficoltà?

“Sicuramente Vieri e Adriano, erano fortissimi, ma anche Ševčenko. Il fenomeno, però, era un’altra storia. Ricordo che, durante una partita, fece una giocata molto semplice a centrocampo, ed in una frazione di secondo si ritrovò sulla trequarti, lasciandomi dove ero rimasto”.

A Napoli hai avuto un ruolo molto importante, nel 2004 sei stato il primo capitano dell’era De Laurentiis, quali emozioni si provano ad essere napoletano e capitano del Napoli?

“L’emozione è forte perché sono napoletano e morirò napoletano. Non si può descrivere quanto sia importante per un giovane l’emozione dell’esordio con la squadra del cuore. Però bisogna fare anche attenzione, perché i tifosi in virtù di questo chiedono il 110%, si aspettano sempre il massimo da te, e devi essere pronto a tutto”.

Qual è stato il gol più importante, o più bello, segnato nella tua carriera?

“Ho segnato bei gol, ne ho fatti diversi. Ma quello che ricorderò per sempre come uno dei momenti più belli della mia vita fu quello contro il Foggia. Per come fu la gara, per come fu voluto quel gol, e per le emozioni che ho provato in quel momento è stato senza dubbio il più importante”.

Oggi sei allenatore delle giovanili del Benevento, prediligi un gioco più improntato sull’attacco o sulla difesa? C’è un allenatore che consideri come una sorta di maestro e di cui segui la filosofia?

“La filosofia è quella di divertirsi, è la prima cosa che bisogna fare. Se ci si diverte si fa tutto più facilmente. Tecnicamente certo bisogna saper giocare, la chiave spesso è essere propositivi e divertirsi. Nella mia carriera ho avuto diversi allenatori molto bravi, che, tra l’altro, allenano ancora. Ho preso spunto da tanti di loro e tanti mi hanno lasciato qualcosa di loro, ma più di tutti Ulivieri”.

Nel calcio di oggi, vedi un calciatore che ti rispecchia?

“Da difensore, le mie caratteristiche sono quelle di Bonucci, bravo in impostazione e lettura. Da centrocampista, invece, forse da ragazzo come Insigne, ma meno potente, più tecnico ma meno veloce”.  

Ci sono delle analogie tra il tuo Napoli e questo ? Ti aspettavi questo grande inizio? E dove pensi possa arrivare?

“Il calcio non cambia radicalmente, ci sono delle analogie, vedo il Napoli come un gruppo unito e coeso, quello è uno dei tanti motivi di questi ottimi risultati. Sotto questo punto di vista, sicuramente è una cosa che questo gruppo ha in comune con il mio. Mi aspettavo una buona partenza, ma non a tal punto. Sono rimasto sorpreso. Arriveranno dei momenti meno favorevoli, ma il Napoli penso che, continuando così, può arrivare sicuramente lontano”.

Questo il racconto di una mattinata trascorsa a chiacchierare con uno sportivo, un calciatore, ma soprattutto un grande uomo: Gennaro Scarlato.