Formula 1: Masi, un dilettante in un mondo di professionisti

Il più appassionante campionato mondiale di Formula uno della storia non avrebbe meritato di essere sciupato da una decisione finale sbagliata.

Articolo di Fabio Monti15/12/2021

Il più appassionante campionato mondiale di Formula uno della storia avrebbe meritato di non essere sciupato con una decisione finale sbagliata. Pensare che la questione del titolo piloti si potesse decidere all’ultimo giro dell’ultimo gran premio, il 22° della stagione, era una suggestione affascinante, ma voler imporre una conclusione di questo genere è stato un gravissimo errore.

Il vento soffiava contro Lewis Hamilton, perché anche o soprattutto nello sport, le “dittature” non piacciono. Servono novità e poi Max Verstappen aveva tutti i requisiti per diventare il nuovo re: velocissimo, giovane, con una storia di famiglia affascinante, una esperienza maturata quando era ancora minorenne, una capacità di intercettazione delle corse migliorata nel tempo. E poi sfrontato, capace di intimorire gli avversari ad ogni sorpasso.

Ma il buco nero del finale dell’ultimo gran premio resta e la responsabilità di quanto accaduto sulla pista di Abu Dhabi il 12 dicembre, è tutta sulle spalle di Michael Masi, 42 anni, australiano di Sydney, con origini italiane, da tre stagioni direttore di gara del Mondiale, dopoché il 14 marzo 2019 era morto improvvisamente, nella sua camera di albergo, alla vigilia del G.P. di Australia l’allora responsabile Charlie Whiting. Già in Arabia Saudita, penultimo gran premio della stagione, Masi, con una serie di decisioni cervellotiche, aveva dimostrato tutta la sua inadeguatezza; ad Abu Dhabi, prima ha scelto la linea dell’astensionismo (“fate voi, io non voglio condizionare la corsa”), poi ha commesso una serie di errori clamorosi, che hanno spianato la strada al trionfo dell’olandese volante, alla guida del Red Bull, motorizzata Honda.

Il punto è: quando è stata esposta la segnalazione di safety car Lewis era già passato dal box, quindi non ha potuto usufruire della possibilità di montare gomme nuove. Cosa che è stata possibile a Verstappen: staccato di una decina di secondi è rientrato, perché passato dall’ingresso box più tardi. Se Lewis fosse entrato nel giro successivo si sarebbe trovato dietro a Verstappen e quindi avrebbe perso la gara sia che si fosse conclusa in regime di safety car, sia che fosse ripartita per uno o più giri.

Di fatto Masi così ha deciso il risultato perché, una volta ripartiti per il giro finale, il grip delle gomme soft ha dato a Max un vantaggio ingestibile per Lewis che montava gomme dure (due mescole di differenza), oltretutto usurate da 35 giri di gara. La logica avrebbe fatto propendere per una bandiera rossa che avrebbe consentito una ripartenza per 5/6 giri (non solo uno) e con tutti i piloti nelle condizioni di fare la scelta delle gomme ritenute più opportune. In Arabia Saudita, il 5 dicembre, nei primissimi giri di gara, Masi aveva esposto la bandiera rossa, con un eccesso di prudenza, visto che il guard rail era in ottime condizioni. E anche in questo caso, Hamilton si era trovato svantaggiato.

C’è poi un fatto regolamentare che ha fatto infuriare il team principal della Mercedes, Toto Wolff: quando la corsa deve ripartire dopo la safety car, il regolamento prevede che le vetture doppiate, tutte, superino la safety car e si vadano ad accodare in fondo. Ad Abu Dhabi, è stata concessa questa manovra soltanto ai doppiati che seguivano Lewis e precedevano Max, ma vietata a quelli che seguivano l’olandese.

Se avessero applicato il regolamento alla lettera, l’ultimo giro non si sarebbe corso perché i doppiati alle spalle Max avrebbero allungato le procedure di ripresa e il gran premio si sarebbe chiuso con i piloti dietro alla safety car. Sarebbe stato un epilogo poco spettacolare, ma rispettoso delle norme vigenti. Oltretutto Masi ha prima detto che le vetture doppiate “will be not allowed to overtake the safety car”, poi ha cambiato idea e ha permesso che lo facessero soltanto quelle tra Lewis e Max. E così è nato un caso, che avrà ripercussioni per chissà quanto tempo. E Masi? Un dilettante in un mondo di super professionisti.