Sedici anni senza Catello Mari: stabiese di nascita, cavese d’adozione

Il 16 aprile 2006 il destino beffardo ha strappato alla vita Catello Mari, aveva appena 28 anni. Sono passati 16 anni, ma il suo ricordo è vivo e nitido nella mente di chi gli ha voluto bene e di chi lo sosteneva allo Stadio Lamberti.

Articolo di Luca Piedepalumbo16/04/2022

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Catello Mari se n’è andato in un giorno di primavera, il 16 aprile 2006. Uno dei più belli del suo breve viaggio sulla terra. Era un ragazzo di 27 anni, di professione faceva il calciatore ed aveva appena coronato un sogno che inseguiva da quand’era bambino, dai primi calci ad un pallone nella Polisportiva Rocchese. Portava il numero 6 sulle spalle, il futuro era roseo e il tempo dalla sua parte.

D’improvviso, come spesso purtroppo accade, l’irrazionalità del fato ha avuto il sopravvento. Infatti, dopo una notte di festa, fatta di commozione, abbracci, cori e applausi, il destino beffardo l’ha strappato alla vita. Senza preavviso, senza pietà. Sulla strada che collegava i suoi posti del cuore: Cava de’ Tirreni e Castellammare di Stabia.

Fatale un incidente d’auto avvenuto all’alba, il giorno di Pasqua. Vicino casa, pochi metri dopo il casello della città stabiese. Soltanto poche ore prima aveva guidato, da leader qual era, la Cavese di mister Campilongo ad una storica promozione in Serie C1, battendo il Sassuolo per 2-1.

Sono passati 16 anni dalla tragica scomparsa di Catello Mari, ma il suo ricordo è vivo e nitido nella mente di chi gli ha voluto bene e di chi allo Stadio Lamberti inneggiava al suo nome.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo l’ha sempre descritto come persona leale, buona e sincera. Un’anima bella. Tra gli addetti ai lavori era considerato uno dei migliori difensori della Serie C. Un calciatore dal talento evidente, dall’entusiasmo trascinante. Premuroso e disponibile nella vita. Arcigno e grintoso sul rettangolo verde, dov’era noto con il soprannome di “leone”. Insomma, uno che ha lottato tanto per affermarsi nel mondo del calcio e che si è fatto volere bene da tutti.

Un campione di grande umanità, la cui scomparsa non ha fatto altro che accrescerne il mito ed alimentarne la leggenda. La curva sud dello stadio di Cava de’ Tirreni, il “Simonetta Lamberti”, porta oggi il suo nome. In suo onore, le tifoserie di Juve Stabia e Cavese, prima divise da un’acerrima rivalità sportiva, si sono legate in un indissolubile gemellaggio. Un rispetto reciproco che va oltre lo sport, nel ricordo di un amico e un fratello. Inoltre, gli è stata intitolata la strada che costeggia la chiesa del quartiere “Moscarella” a Castellammare di Stabia, dove vive la sua famiglia. Piccoli gesti per mantenere viva la memoria.

Sedici anni. Un tempo lungo, che non ha sbiadito però il ricordo di Catello Mari. Un guerriero, la cui forza continua a vivere nelle azioni di chi lo ha conosciuto in campo e fuori.

Come dirà suo padre Giuseppe: “Talmente buono da non sembrare di questo mondo“. Catello Mari, 27 anni per sempre. Stabiese di nascita, cavese d’adozione.

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