Solo la maglia? Confuto
"Solo la maglia"? Confuto. Il calcio è dei calciatori, unici padroni di quanto c'è di magico in questo mondo.
“INSIGNE” – FOTO MOSCA
Si vince? tutti idoli. Si perde? “Solo la maglia”. Ma cosa vuol dire solo la maglia?
Con quest’affermazione ci si riferisce al fatto che si provi solo ed esclusivamente amore nei confronti del simbolo cucito sul petto della maglia. Dei colori sociali. I calciatori vanno e vengono, la maglia resta. Questa manifestazione di affetto nei confronti della squadra viene da un tifoso che non riesce a metabolizzare gli arrivederci di certi calciatori. Oppure, quando la squadra perde e non si può attribuire la colpa solo ad un singolo, pronunciare questa locuzione dà un tono. Fa sentire quella persona forte, e questa la sbandiera ovunque: la urla, la canta, la pubblica sui social. Vuole dimostrare che per lui i calciatori sono solo dei ragazzi che vestono una maglia, e che quando se ne andranno ne arriveranno altri. Come se fosse una catena di montaggio. Arriva, gioca, si trasferisce.
Se ciò fosse vero, e non fosse esclusivamente una sorta di espediente per autoproclamarsi degli “eterni vincitori“, allora dovremmo sentirla gridare più spesso. Non solo quando la squadra perde o delude. È l’espressione risultante il negativo che viene covato durante una stagione o diverse stagioni: un presidente nel quale non ci si riconosce, giocatori che non soddisfano né l’occhio né il cuore, allenatori poco consoni all’ambiente in cui si trovano. Tutto ciò sfocia in “solo la maglia”. Praticamente, fuggire da problemi ai quali non si può, rintanandosi in quello che è ormai un mero modo di dire. Potrebbe anche essere inteso come modo per dimostrare disprezzo nei confronti di calciatori. Per farli sentire sminuiti; cercando, in vano, di inculcare nella loro mente l’idea in virtù del quale loro siano soltanto ragazzi strapagati obbligati a morire sul campo per regalare soddisfazione a chi è fuori. Una tana in cui nascondersi, ma da cui prima o poi bisognerà uscire. Una mentalità provinciale che non rispecchia più l’ambiente nel quale ci si trova.
Uno schiaffo alla razionalità. Ma c’è di più.
Il calcio è lo sport più seguito al mondo: questo nasce nelle strade, dalle Banlieue francesi alle Favela. Se qualcuno ci facesse un salto, noterebbe centinaia di ragazzi che, con le loro maglie, danno vita ad un arcobaleno. Perchè il sogno di un bambino, da cui nasce il mito del pallone, ha origine nelle giocate di un calciatore. Che poi questo vesta la maglia della propria città, bingo. Altrimenti, speriamo che il papà non proverà a “convertirlo“, anche se difficilmente ci riuscirà. Si accende la televisione, o ci si dirige verso lo stadio, ed il modo di giocare di un calciatore rapirà per sempre un lato della mente e del cuore. A prescindere da dove questo giochi.
Da bambino, ci sarà il gesto tecnico di un calciatore, indipendentemente se questo sia un campione o no, che scandirà i tempi della tua vita calcistica. Anche perchè, a meno che il mister non decida di cambiarti ruolo, giocherai nella stessa posizione del tuo idolo, e proverai ad emularlo per tutta la vita. Per chi è più giovane: come non essere rimasti ammaliati da una giocata senza senso di Zlatan Ibrahimović, e guardare ogni partita dell’Inter perchè con lui era divertimento assicurato. Speravi che l’inter vincesse perchè c’era lui in campo. Ancora, come non innamorarsi della classe di Kaká, e del Milan che domina in giro per il mondo. Da Del Piero a Totti, passando per Ronaldinho e Riquelme: sono calciatori come loro a far battere per la prima volta il cuore davanti ad un pallone che rotola. Non solo attaccanti o gente dal piede baciato da entità superiori, ma anche i vari (per modo di dire) Maldini, Zanetti, Buffon. Tornando ai Re della tecnica, vogliamo parlare di Rivaldo e Ronaldo il fenomeno?
Pronunciare certi nomi provocherà sempre un certo effetto. Farà tornare la mente a quei giorni, ai momenti in cui per la prima volta ti sei innamorato di un pallone che veniva accarezzato, calciato e passato in un rettangolo verde cosparso da maglie colorate, il tutto attorniato da una vera e propria festa. Poco importa del colore. E che cos’è il calcio se non emozione pura? Estasi e divertimento. Fede, amore e passione per chi, già dalla tenera età, ha insaporito non solo le nostre domeniche, ma le nostre vite. In conclusione, come si fa ad avere nel cuore “solo la maglia”? Sono stati, sono, e saranno sempre soltanto i calciatori che le indossano a regalare emozioni che solo questo sport è capace di regalare: come le lacrime di chi ieri, allo stadio, ha visto Lorenzo Insigne scendere per l’ultima volta le scale che portano negli spogliatoi dello stadio Maradona.
Non sarà stato il più grande giocatore passato per Napoli e non sarà una leggenda del calcio, ma Lorenzo Insigne ieri ha fatto piangere tutti… d’altronde il calcio cos’è, se non emozione. E tu, capitano, in questi dieci anni, ne hai regalate e come. Il Napoli continuerà ad essere il Napoli, ma il cuore sarà anche altrove. Perchè i calciatori non “vanno e vengono”, ma entrano nel cuore, e se ci entrano, non ne escono più. Dato che sono loro a dar vita a quanto di magico ha il calcio.