Rudi Garcia era la scelta più scontata che il Napoli potesse fare
Nell'elenco di 40 allenatori e nel turbinio di cene, telefonate ed incontri, c'era effettivamente un solo nome a soddisfare l'identikit tracciato da De Laurentiis: Rudi Garcia.
© “RUDI GARCIA-NAPOLI” – FOTO MOSCA
E dunque sarà Rudi Garcia il nuovo allenatore del Napoli. Dopo una lunga, tortuosa ed estenuante attesa, De Laurentiis chiude il sipario dei famigerati casting che hanno tenuto banco negli ultimi venti giorni. Lo fa come sempre alla sua maniera, da buon intenditore di cinema, con un colpo di scena che richiede necessariamente del tempo per essere metabolizzato. Non tanto per il nome, per il personaggio o per le modalità: questa volta ciò che lascia di stucco sono le tempistiche della comunicazione.
Alle 20:46, la SSC Napoli rompe la monotonia di uno scialbo giovedì sera con un tweet. Pareva non esserci nulla di meglio oltre a Spagna-Italia, ed invece Aurelio De Laurentiis aveva già pronti i pop corn per godersi lo spettacolo che di lì a poco sarebbe andato in scena, in un palinsesto tutto suo che avrebbe inevitabilmente sconvolto la serata dei tifosi azzurri. La genesi che ha portato all’annuncio ufficiale è stata una montagna russa di nomi, incontri, chiamate e cene, alcune reali ed altre un po’ meno. Intrappolati nelle porte girevoli della Filmauro, per qualcuno che entrava c’era qualcun altro che usciva. Da Italiano a Conte, da Luis Enrique a Benitez, da Gasperini a Nagelsmann, passando per Conceicao, Sousa e Galtier, che pareva già pronto a prendere il volo verso Napoli. Alla fine un francese è arrivato per davvero, ma non quello che tutti oramai si aspettavano. Rudi Garcia, tanto inatteso quanto incredibilmente scontato.
L’identikit, De Laurentiis, lo aveva già tracciato in maniera incredibilmente fedele e trasparente in un mondo fatto di “depistaggi”. Andando effettivamente a fare un rapido incrocio di variabili, non c’è nulla che sia fuori posto: un profilo internazionale, che desse continuità ad idee e modulo, libero da vincoli contrattuali con altre società. A questo, poi, si poteva implicitamente aggiungere un tratto consegnato dalla storia: il nuovo tecnico non sarebbe stato una novità nel calcio italiano. In 19 anni di presidenza, De Laurentiis ha ingaggiato esclusivamente allenatori italiani eccetto Benitez, il quale però aveva già avuto un’esperienza all’Inter, conosceva bene l’Italia e parlava già fluentemente la lingua. Ecco allora che Garcia comincia già a sembrare un po’ più familiare.
Senza andare troppo a ritroso, nessuno dei profili rimasti in lizza poteva essere più scontato e coerente rispetto al tecnico francese. Dei 40 nomi, ammesso che siano davvero esistiti, solamente una cerchia ristretta era realmente in corsa. Non che Galtier non intrigasse, anzi, ma le lungaggini burocratiche per liberarsi dal PSG non garantivano il buon esito della trattativa. Ed inoltre, sarebbe stato una completa scommessa per il Napoli, per la storia del Napoli, ed anche per il campionato italiano. Paulo Sousa ha avuto più il sapore di un diversivo prima del botto finale piuttosto che di un reale flirt. Come quando ADL incontrò Massimiliano Allegri con il contratto di Spalletti già in tasca. Luis Enrique e Conte erano fin troppo fuori budget per gli standard del Napoli, seppur intenzionato a ritoccare al rialzo.
E allora la scelta non poteva che essere Rudi Garcia. Era sotto i nostri nasi, ma nessuno lo aveva fiutato, distratti da un sensazionalismo atteso ma non per questo dovuto. Così irraggiungibile e al tempo stesso paradossalmente scontato. L’unico a rispondere positivamente a tutti i requisiti, effettivamente, era proprio l’allenatore francese: profilo internazionale, tatticamente continuativo, libero dopo l’addio all’Al-Nassr di CR7, con un triennio passato a Roma e con risultati quasi mai deludenti. È un soggetto decisamente coerente con le politiche del Napoli, low profile, affermato ma non altisonante, apprezzato ma non di primo livello. Uno alla Spalletti, grosso modo.
Certo, era lecito aspettarsi altro se l’obiettivo dichiarato è quello di provare a “vincere la Champions”, ma va ricordato anche che appena pochi anni fa, con il Lione, Rudi Garcia fece fuori prima la Juve e poi il Manchester City, fermandosi in semifinale contro il Bayern Monaco. Con la Roma ottenne due secondi posti, con il Lille vinse campionato e coppa, con il Marsiglia raggiunse la finale di Europa League. Un nome che certamente non infiamma i cuori, ma che ancora una volta sarà il tempo a giudicare. Per ciò che serve al Napoli, Rudi Garcia può bastare.
Luciano Spalletti va tenuto come promemoria: più dissensi che consensi, più contestazioni che applausi, eppure campione d’Italia. Ma questa è una lezione che, a dire il vero, oggi a Napoli sembrano aver capito.