Che pacchia con Cioffi stratega

Con un primo errore non veniale, Cioffi ha finto di ignorare che il Verona non è l’Inter di Herrera e non ha previsto che la difesa a oltranza non avrebbe retto per novanta minuti.

CioffiFoto Mosca
Articolo di Luciano Scateni16/08/2022

© “CIOFFI” – FOTO MOSCA

La curiosità è cosa prioritaria nel giornalismo e il post Verona-Napoli ha risposto con il saperne di più di Gabriele Cioffi, allenatore dei veneti. L’input per la ricerca on line (Wikipedia) è conseguente alla riflessione sulle strategie predisposte per opporsi al Napoli, alla mancata consapevolezza del gap tecnico che separa l’Hellas dagli azzurri.

Mister Cioffi, probabilmente edotto sulle storiche difficoltà di Spalletti a inventare qualcosa per aver ragione di squadre “minori” arroccate in difesa, ha ricordato le imprese dell’Inter di Herrera, inventore della difesa impenetrabile e di contropiedi fulminei che lo premiarono con lo scudetto. Perché non provarci? Con un primo errore non veniale, Cioffi ha finto di ignorare che il Verona non è l’Inter e non ha previsto che la difesa a oltranza non avrebbe retto per novanta minuti.

Il difetto di previsione è diventato una voragine di buio mentale allorché, a conclusione di un unico episodio offensivo, e complice la distratta difesa napoletana, Lasagna in beata solitudine ha messo il pallone alle spalle di Meret. L’episodio deve aver frullato nella testa di Cioffi come un segnale del cielo inviato da Herrera e lo ha convinto a persistere nel tenere la squadra all’interno della propria metà campo (possesso palla del Napoli oltre l’80%).

Cioffi non si è scomposto per l’uno a uno (primo gol italiano di Kkvaratskhelia). Anzi, lo ha sempre più convinto il 2 a 2, protagonista Henry che ha risposto al 2 a 1 di Osimhem. La svolta dello stratega veneto è figlia del gol di Zielinski, che da par suo inventa il 3 a 2. A questo punto Herrera sparisce all’orizzonte di Cioffi e la pressione dei tifosi attiva l’idea di un Verona vendicativo. Perciò ordina di uscire dal guscio per tentare un nuovo aggancio. Non a caso ricorre al potenziale di Barak e Djuric, relegati in panchina. La squadra perde il controllo sugli equilibri studiati per contrastare il gioco offensivo del Napoli e, preda facile, finisce nel carniere degli azzurri.

Non par vero a Osimhen (non ancora al top del rendimento) e compagni di poter scorrazzare in larghe praterie mal custodite e il povero Cioffi assiste impotente al valzer allegro di Anguissa, che firma il 4 a 2, al 5 a 2 di Politano, al punteggio degno di Sinner e Berrettini, il 6 a 2 di Ounas sfumato per un fallo di Zerbin sul portiere Montipò. Giuseppe Cioffi, gigante di due metri, ex difensore centrale del Verona e di molte altre squadre, girovago da Torino a Marsala non è un apprendista allenatore. È transitato sulle panchine di Carpi, Gavozzano, Sudtirol, Al-Jazira, Birmingham, Crawley, Udinese prima del ritorno nella città scaligera dove ha militato come calciatore.

Le cronache non solo locali, del Veneto, già alla vigilia della partita con gli azzurri, hanno pronosticato un futuro altro per Cioffi. Figuriamoci dopo questo 2 a 5. Nel fargli gli auguri per un rapido ingaggio alternativo, gli suggeriamo di meditare sull’interpretazione suicida dei novanta minuti conclusi inevitabilmente con la disfatta. A Spalletti, a ragione soddisfatto, si raccomanda di studiare i capitoli del manuale del calcio che insegnano come far gol contro difese ermetiche e in altro spazio informativo come protrarre per novanta minuti attenzione e concentrazione della difesa orfana di Koulibaly.

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