Bonomi, Djokovic: buone news, cattive news

In evidenza con esito alterno, due notizie da accogliere con un sorriso di soddisfazione e una reazione decisamente negativa.

Articolo di Luciano Scateni17/02/2022

In evidenza con esito alterno, due notizie da accogliere con un sorriso di soddisfazione e una reazione decisamente negativa. Succede che messieur Carlo Bonomi, gradito non a caso a Milan e Inter, uomo forte che rappresenta la Confindustria senza nascondere l’empatia con un modello di governo dispotico e per nulla super partes, esibisca vocazione per trasferire al calcio l’esperienza di erede destrofilo di Boccia, predecessore di evidente sensibilità per il rispetto reciproco del mondo imprenditoriale e dei lavoratori. Con dichiarato favore per Bonomi leaders di un impero qual è diventata la Lega di settore, il quotidiano ‘Repubblica’ contiguo ai vertici della Confindustria ha invano tifato per la sua elezione di Bonomi e visto il clamoroso flop del ‘suo candidato’ gli augura miglior fortuna a marzo, quando è prevista una nuova votazione.

Alla figura come dire non proprio dignitosa fatta dal presidente degli industriali, si somma la beffa dei due voti espressi dagli oppositori De Laurentiis e Lotito in chiara provocazione: disattesa la scelta generale di astensione, i loro due voti hanno di fatto ‘bruciato’ la candidatura. Il risultato opposto avrebbe affiancato Bonomi a Malagò, presidente del Coni che non fa mistero di ‘tendere’ a destra e a Gravina presidente della Figc che sembra intenzionato a consentire l’iscrizione al prossimo campionato di serie A solo per le squadre in condizioni di partecipare con un indice di liquidità del 7%, ovvero con una regola capestro impossibile da onorare per una decina di società, ad esempio per la Lazio. Il ‘giro di vite’ somiglia molto a un’anteprima del progetto, momentaneamente accantonato di un torneo accessibile a pochi grandi club. Il primo assalto di Bonomi alla Lega è clamorosamente fallito. Bene.

Il caso ‘Djokovic’ induce milioni di suoi entusiasti sostenitori a riflettere sulla ostinata, incomprensibile ostentazione di NO VAX. Ci è ovviamente chiaro il diritto di non immunizzarsi del super campione di tennis a lungo numero uno del mondo, certo sempre che la scelta esasperata non metta a rischi la vita altrui. Il punto è altro: perché esibire un comportamento contestato dall’universo scientifico di settore; e come assolvere i danni che l’esempio personale, di personaggio pubblico, provoca soprattutto nei giovani fans?  L’unica, impossibile motivazione è nella consapevolezza di Djokovic di essere il campione del suo sport più ricco al mondo, di potersi permettere il rifiuto a ospitarlo di altri tornei oltre l’Australian Open. Il giocatore serbo ha tanto in banca e in investimenti da poter appendere perfino la racchetta al chiodo.

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