Fuoco amico-nemico
Fa scalpore la decisione delle istituzioni di escludere atleti della Confederazione russa. Intanto molti atleti, o ex, ucraini imbracciano le armi per difendere il proprio paese.
Doping a parte, ma il caso dei non pochi atleti russi protagonisti di straordinarie performance ‘aiutati’ da sostanze proibite meriterebbe un’analisi non affrettata, fa scalpore la decisione delle istituzioni del settore di escludere dalle gare internazionali atleti della Confederazione presieduta da Putin. Tangenti al caso della discriminante sono almeno un paio di episodi. Non ammessi alle Parolimpiadi, atleti russi hanno minacciato gli ucraini: “Bombarderemo le vostra famiglie”. Coppa del mondo di ginnastica, l’atleta russo Ivan Kuliak è medaglia di bronzo nella specialità ‘parallele’. Esibisce sulla maglietta la provocazione della lettera ‘Z’, simbolo che campeggia sui carri armati dell’aggressione che subisce l’Ucraina e rifiuta di stringere la mano al vincitore.
La risposta sportiva degli atleti ucraini: tre ori, tre argenti, un bronzo e primo posto nel medagliere dei Giochi Paralimpici di Pechino 2022 dopo la prima giornata di gare. Per fortuna c’è un significativo lato ‘B’ da raccontare, ad esempio la mancata esultanza di Miranchuk, calciatore russo dell’Atalanta dopo il gol segnato alla Sampdoria, nel rispetto del legame speciale che lo lega al compagno ucraino Malinovskyi. Matteo Pessina, altro giocatore della squadra bergamasca: “Il calcio unisce ciò che la follia umana prova a dividere”. Non pochi atleti russi sono contrari all’invasione voluta da Putin e soffrono per gli sportivi ucraini impegnati a difendere il loro Paese: Yevhen Malyshev, a meno di vent’anni, nazionale giovanile di biathlon, ucciso durante uno scontro armato.
Combattono l’ex campione di ciclismo Andrei Tchmil, il fuoriclasse del nuoto Mykhaylo Romanchuk, Yuliia Dzhima, oro olimpico nella staffetta del biathlon a Sochi, il biatleta Dmytro Pidruchnyi, campione del mondo dell’inseguimento. In divisa anche Dmytro Mazurtsjuk, specialista della combinata nordica, il pugile Vasyl Lomachenko, campione olimpico del mondo in tre diverse categorie. Dal ring alla prima linea, in difesa del suo Paese, Oleksandr Usyk, campione del mondo dei pesi massimi. Pugili anche i fratelli Klitschko: Vitali, oggi sindaco di Kiev e il fratello Wladimir, campione nella stessa categoria. In armi il tennista Stakhovsky, che anni fa ha sconfitto Roger Federer. Sasha Volkov, stella dell’americana NBA, primo cestista dell’ex Unione Sovietica a diventare una stella oltreoceano, ora si batte a Kiev, nelle file della resistenza ucraina.
Storie analoghe le ho vissute nella ex Jugoslavia, nel realizzare un reportage sui giovani atleti croati in guerra contro i serbi: erano cestisti, giocatori di pallanuoto della squadra di Spalato, calciatori, in tuta mimetica, al fronte. Qualcuno vittima di scontri fratricidi.