È tutta colpa del Prefetto!

L’Eintracht rifiuta i biglietti del settore ospiti, centinaia di tedeschi invadono Napoli e distruggono la città, ma per gli italiani è tutta colpa del Prefetto.

Articolo di Luca Paesano17/03/2023

Tutto quel che è accaduto nel pomeriggio che ha anticipato Napoli-Eintracht era ampiamente pronosticabile. L’esercizio di barbarie andato in scena tra le arterie del Centro Storico della città partenopea era annunciato da giorni e settimane, e una gestione discutibile dell’evento non ha fatto altro che inasprire le tensioni.

Che ci fosse aria di battaglia, in campo ma soprattutto fuori, lo si era inteso già quando il pallottoliere di Nyon aveva accoppiato le due squadre. Non scorre buon sangue tra partenopei e francofortesi. Roba di storie tese tra gruppi ultras: amici di nemici e nemici di amici. I napoletani sono gemellati con la tifoseria del Borussia Dortmund, acerrimo rivale dell’Eintracht; mentre i tedeschi sono legati fraternamente all’Atalanta, con cui gli azzurri hanno rapporti ostili da più di un trentennio.

La settimana che precede la partita contribuisce a creare una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e, probabilmente, a rendere la situazione ancor più critica di quanto lo sarebbe già stata di per sé. Il Viminale decide di tagliare la testa al toro, ritenendo il rischio di scontri troppo alto, e vieta la trasferta a tutti i tifosi provenienti dalla Germania. Poi, dopo il ribaltone al TAR, la Prefettura di Napoli restringe il campo ai soli residenti a Francoforte. Ad ogni azione corrisponde una reazione.

I tifosi tedeschi annunciano la rivolta ed anche l’Eintracht si accoda. La società, infatti, annulla il pranzo istituzionale organizzato dalla Uefa, diserta il Maradona e, soprattutto, rifiuta i 2500 biglietti messi a disposizione dal Napoli per il settore ospiti in segno di protesta. Come se non bastasse, poi, si aggiunge anche Ceferin a gettare benzina sul fuoco. Il divieto non frena i tifosi del Francoforte: chi perché aveva già organizzato la trasferta, essendo stati i provvedimenti decisamente tardivi, e chi per puro intento belligerante. Si tratta pur sempre di ultras.

È con questo mix che un nutrito gruppo di tedeschi si presenta a Napoli, senza possibilità di ingresso allo stadio, a ventiquattro ore dal fischio di inizio del secondo atto dell’ottavo di Champions. Lo scenario è quello già visto a Roma, Barcellona, e nelle varie trasferte europee delle Aquile. Un’ondata di energumeni vestiti di nero invade le strade principali al grido di “Terroni!” e “Napoli colera!”. Poi succede quel che succede: i napoletani cercano un contatto, i francofortesi rispondono, gli animi si infiammano e scoppia la baraonda. E bisogna dirlo: alla fine va anche bene che non ci sia scappato il morto.

A posteriori è sempre più facile giudicare e puntare il dito alla ricerca del colpevole. Una ricca maggioranza non ha perso tempo ad accusare la Prefettura di esser stata fin troppo accorta, di aver cercato la scappatoia più semplice per arginare il problema. Che paradosso: il problema è la volontà di mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica, mica l’invasione di qualche centinaio di barbari con dubbie intenzioni. “Il solito vittimismo! Si poteva organizzare un piano di scorta, dalla stazione allo stadio e viceversa, come si fa nel resto d’Europa”, dicono. Beh, sarebbe stata la scelta più saggia, se solo l’Eintracht non avesse rigettato i biglietti e permesso ai propri tifosi di accedere al Maradona.

Il passaggio che probabilmente non è chiaro è che nessuno ha chiuso alcun settore ospiti e nessuno ha vietato alcuna trasferta. Eccetto ai residenti a Francoforte, certo, perché si ritiene che lì risieda la frangia più pericolosa del tifo. Cosa c’è di anormale? Perché tutta questa indignazione?

Ciò che stupisce è che il dissenso, oltre che dalla UEFA che non vede di buon occhio queste limitazioni, provenga principalmente dalle altre parti d’Italia. Eppure, ormai dovremmo essere abituati a questo tipo di provvedimenti. I residenti in Campania vengono fermati un weekend sì, e l’altro pure. I napoletani, ad esempio, non presenziano San Siro contro l’Inter dal 2018, in seguito alle violenze culminate con la morte dell’ultras nerazzurro Davide Belardinelli. La questione, però, non sembra suscitare così tanto interesse come accaduto per gli innocenti tifosi dell’Eintracht. Anzi, lo si ritiene quasi indispensabile, considerando i precedenti ed i pericoli. Ma per fuggire dal vittimismo made in Naples, possiamo citare anche il divieto di trasferta imposto ai tifosi biancocelesti in occasione di Marsiglia-Lazio di Europa League nel 2021. E viceversa, anche a Roma fu vietata la presenza ai tifosi francesi. Non volò una mosca.

Per fugare ogni dubbio, comunque, la devastazione di Piazza del Gesù ha fornito qualche indicazione sui rischi che si sarebbero potuti correre. Proprio quelli indicati nelle motivazioni della Prefettura di Napoli, sicuramente intervenuta con tempistiche poco consone e con un piano di sicurezza rivedibile. Ma questa è una questione di una politica tutta all’italiana, in cui è meglio non incunearsi.