Salernitana: la sfida di Sabatini fra critiche ingenerose e la cruda realtà dei fatti
È profondamente ingiusto attribuire a Walter Sabatini la responsabilità principale per la stagione fallimentare della Salernitana.

Alcuni cronisti locali, con miopia ingiustificata, continuano ad accusare Sabatini, con cadenza quotidiana, indicandolo come il principale artefice del disastro Salernitana. Eppure, attribuire l’insuccesso della stagione a Walter Sabatini non solo è riduttivo, ma oscilla pericolosamente verso una grossolana ingiustizia.
Analizziamo, quindi, i fatti con una lente d’ingrandimento più obiettiva e meno annebbiata da facili colpevolizzazioni.
Il diktat di un “mercato in attivo”
Sabatini si è calato in un’arena di macerie, ereditando una squadra già compromessa dal pessimo mercato estivo, con un bilancio da risanare e un morale sotto i tacchi. La richiesta di un mercato in attivo, imposta dalla dirigenza, era un diktat invalicabile, un’impresa praticamente impossibile. Eppure, Sabatini non si è tirato indietro. Il parco giocatori aveva già perso valore, afflitto da prestazioni inguardabili, che l’aveva fatto precipitare in fondo della classifica. Di fronte a lui, si prospettava una sfida titanica: vendere i migliori per sanare il bilancio, e contemporaneamente, trovare sostituti di livello senza aggravi economici. Praticamente friggere con l’acqua.
L’Odissea del mercato invernale
Con un parco giocatori deprezzato e con ingaggi faraonici, il mercato invernale si è confermato una vera odissea. Tutti i potenziali obiettivi iniziali di Sabatini hanno rifiutato la corte granata, intimoriti dalla prospettiva della retrocessione. Il direttore, con tenacia certosina, ha provato ugualmente a infondere nuova linfa in un corpo ormai stremato. Manolas e Zanoli hanno tentennato fino agli ultimi giorni, nella speranza di proposte migliori. L’ambiente già demotivato e la pressoché certa retrocessione avevano ridotto a zero l’attrattiva della squadra, spingendo Sabatini a ripiegare verso soluzioni di emergenza: vecchie glorie non più al top e giocatori di riserva da campionati minori. Nonostante le difficoltà, sono arrivati Pierozzi, Zanoli, Basic, Pellegrino, Boateng, Pasalidis, Gomis, Vignato e Weissman, un mix di prestiti e acquisti last-minute che, nonostante le speranze, non hanno invertito la rotta della stagione.
Infatti gli sforzi di Sabatini non sono stati sufficienti. Zanoli, Pasalidis, Pellegrino, Weissman: nomi che, sulla carta, avrebbero dovuto portare nuova linfa, si sono rivelati delusioni cocenti. Boateng, tormentato dagli infortuni, non ha potuto dare il suo pieno contributo. Gomis e Vignato, avvolti nel mistero, non hanno brillato.
E’ cruciale quindi non dimenticare mai il contesto in cui Sabatini ha operato. Era chiaro fin dall’inizio che le condizioni erano tutt’altro che ottimali. Il presidente Iervolino aveva delineato un panorama finanziario difficile, con la necessità impellente di vendere senza perdere ulteriore valore. Personalmente, nei suoi panni, non avrei mai accettato di fare da foglia di fico per nascondere i grossolani errori altrui. Ma Sabatini è sempre stato un combattente e le sfide impossibili sono state da sempre il suo pane quotidiano.
Ma è anche consapevole che la gestione di una squadra di calcio è un’opera collettiva e complessa, in cui molti fattori giocano ruoli critici: dalla condizione fisica dei giocatori alla chimica di squadra, dalla strategia in campo al fattore mentale.
Le scuse pubbliche di Sabatini
Va apprezzata la decisione di Sabatini di scusarsi pubblicamente su Instagram, riconoscendo la sua incapacità di influenzare positivamente la stagione come sperato. Ha mostrato un grado di responsabilità e umiltà che raramente si osserva in figure di tale calibro nel mondo del calcio. Questo atto non dovrebbe essere visto come un’ammissione di colpa, ma piuttosto come un gesto di rispetto verso i tifosi e la comunità che lo ha supportato. Del resto non si sono mai ascoltate analoghe scuse da parte dell’ex ds Morgan De Sanctis, dopo la fallimentare campagna acquisti estiva.
L’affetto di Sabatini per Salerno e i suoi tifosi
Walter Sabatini, con la sua esperienza e dedizione, ha fatto ciò che poteva in circostanze straordinariamente difficili. Invece di essere additato come capro espiatorio, merita di essere apprezzato per aver accettato una sfida impossibile per amore di Salerno e dei suoi tifosi, “Salerno è la mia città, è un amore forte e ricambiato” aveva detto.
Quindi, mentre il sipario cala su questa stagione tormentata, sarà compito di tutti, dalla dirigenza ai tifosi, trarre lezioni da questa stagione e guardare al futuro con un approccio più collaborativo e meno accusatorio.