Antonio Conte a Napoli: istruzioni per l’uso
Antonio Conte è arrivato a Napoli riaccendendo l'entusiasmo del popolo azzurro, ma facciano attenzione i tifosi: non è un tipo facile.
Foto Mosca
In fin dei conti, Conte. Antonio detto «Andonio». Il martello della Lecce barocca. Il feroce salentino. Il caudillo trasversal. Il gobbo che si diede del «coglione» nell’ambito del calcio-scommesse, per non essersi accorto, tra Bari e Siena, di cosa gli stavano combinando, o cosa gli avevano «giocato».
Napoletani, fratelli, popol mio: vi giro un cahier di istruzioni per l’uso.
1) «Non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro»: preparatevi. Era il mantra che coniò all’epoca juventina. Sta alla sua storia come «vincere non è importante, è l’unica cosa che conta» alla saga di Giampiero Boniperti.
2) Vi romperà gli «zebedei» con la citazione che vi ha raccolti decimi e fuori dall’Europa. Quando Andrea Agnelli lo battezzò nella primavera del 2011, si presentò fregandosene del protocollo: «Prendo “una” Juventus che è arrivata da due settimi posti». Insomma: patti chiari, subito. E pane al pane. In qualunque trattoria.
3) «Il perdono fa parte del compito dell’allenatore, altrimenti su 25 calciatori ne salveresti 10». Ecco: autorità e autoritarismo spesso si confondono, sovente combaciano e allora, nel dubbio, meglio sgobbare. Avvertite chi di dovere.
4) Insieme alla Juventus, insieme all’Inter, su dritta di Beppe Marotta: un altro esule. «Il nemico del mio nemico è un mio amico». Conte non dimentica, questo no, ma non si guarda indietro. E sempre – Juventus, Nazionale, Chelsea, Inter – dà il massimo e cava fuori il massimo. Al Tottenham non bastò. Sappia, il napoletano, che Conte a libro paga non è il Giuseppe del Movimento 5 stelle. E’ molto di più. Nel calcio si vota con frequenze settimanali e il proporzionale non esiste. Come cantano gli Abba, «The winner takes it all», chi vince prende tutto.
5) Un vulcano sopra il Vesuvio: di sicuro, Aurelio De Laurentiis ha offerto alla piazza un profilo di alto livello, ma proprio per questo dovrà mitigare, e pure in fretta, la sua gelosia, il suo Ego.
6) A scudetto ormai in tasca, la Juventus pareggiò 2-2 a Verona, con l’Hellas, facendosi rimontare da 2-0. Ripeto: a scudetto ormai in tasca. Bene. Conte abolì il giorno di riposo e convocò la truppa alle sette di mattina. Traduzione: grandissimi hijos de eccetera eccetera, non vi vergognate? Fossi in un giocatore del Napoli, mi appunterei ‘sta storiella. Non si sa mai.
7) «Per vincere ci vuole testa, cuore e gambe»: il classico slogan che, per fortuna, ce lo riporta tra i secchioni che corrono su wikipedia a rubacchiare il motto del giorno. Arrigo Sacchi, la musa di Antonio, si esprimeva in romagnolo stretto: «Occ, pazeinza e bus de cul». Occhio, pazienza e buona sorte (sic). In materia, il sangue blu di San Gennaro non teme confronti.
8) «Più vai in vetta e più sono forti le folate di vento». Ops. E se lo dice uno che ha pilotato Juventus (36 scudetti + 2) e Inter (19 + 1), figuriamoci cosa può pensare, o deve temere, chi in cima si arrampica così di rado e ci bivacca così per poco.
9) Dalla prefazione di «Triste, solitario y final», romanzo di Osvaldo Soriano: «Occorrono i migliori giornalisti di sinistra per fare un buon quotidiano di destra». Attribuito a Jacobo Timerman, creatore de «La Opinion». Fuor di metafora: sinistra o destra, Juventus, Inter o Napoli, macché complotti o chiagni e fotti: si ritorna a Deng Xiaoping e al sui celeberrimo: «Non importa il colore del gatto, purché acchiappi i topi».
10) Ad Appiano taroccava la bilancia ogni volta che vi saliva Romelu Lukaku. E lo cazziava: «Rom, mezzo chilo in più; che cavolo hai magnato?». E lui, contrito: «Mister, giuro: nulla». Amma fatica’.