Il Napoli ha fatto il mercato giusto con i tempi sbagliati
La rivoluzione era necessaria. Al netto delle cessioni, il Napoli ha fatto un grande calciomercato, ma le tempistiche di alcune operazioni sono da rivedere.
© “DE LAURENTIIS-GIUNTOLI” – FOTO MOSCA
Si chiude un ciclo e se ne apre un altro. È questo quello che sportivamente accade quando si ha l’impressione che una squadra sia arrivata al culmine delle proprie potenzialità. Il Napoli ha deciso di farlo senza mezze misure, in maniera netta e drastica. Il passato è passato. È ora di guardare al futuro. Ne è consapevole il tifoso napoletano, più e più volte deluso nel corso degli anni. Sempre trasportato da sogni di gloria e poi bruscamente risvegliato da un’amara realtà. Una realtà che probabilmente corrisponde a quanto detto prima: se a questa squadra è mancato sempre qualcosa nel corso degli ultimi anni, allora evidentemente più di quello non poteva fare. Saranno stati gli allenatori, saranno stati i calciatori, saranno stati i piedi o forse la testa, sarà stata la sfortuna o gli episodi, eppure gli ultimi anni di Napoli raccontano solamente di gioie effimere e di attese disilluse.
De Laurentiis ha scelto di prendere in mano la situazione e di invertire, forse, la rotta. Lo ha fatto con il pugno duro, mettendo in atto una delle sessioni di calciomercato più rivoluzionarie della storia azzurra. L’estate partenopea è stata, e sarà ancora fino all’1 settembre, una continua montagna russa. La continuità degli ultimi anni si è rotta. C’era da aspettarselo da tempo con tutti i contratti che si avvicinavano sempre di più alla loro scadenza e che non vedevano vie di rinnovo. È andato via il blocco storico. Addii indubbiamente dolorosi, che hanno aizzato una piazza già di per sé turbolenta.
Quanta incoerenza. Appena qualche mese fa si inneggiava alla rivoluzione, scottati dall’ennesima delusione, ed oggi si rimpiangono le numerose cessioni. Ma il tifo è una cosa irrazionale, si sa. E questa volta mi sento di prendere le difese del presidente. Bisogna riconoscere gli sforzi fatti in passato, i “no” detti di fronte ad offerte irrinunciabili e le opere di convincimento attuate nei confronti di calciatori che volevano cambiare aria ma che si ritenevano fondamentali per la squadra. Eppure tutti questi sacrifici non hanno portato a nulla. Allora, tanto vale mettere da parte la riconoscenza e provare a dare una svolta. Aria nuova, volti nuovi, teste nuove, motivazioni nuove. Ben venga.
Partenze e arrivi
È andato via Lorenzo Insigne, capitano ed elemento fondamentale del Napoli degli ultimi anni. Ma bisogna avere l’onestà intellettuale che le sue prestazioni della stagione passata lo avvicinavano già ad un ex calciatore. È andato via Kalidou Koulibaly, che da anni manifesta a buon ragione la volontà di mettersi alla prova in altri contesti. Insostituibile, è vero, ma venderlo a 40 milioni quando tra appena 6 mesi sarebbe andato via a costo zero resta un capolavoro. È andato via David Ospina, per cui l’atto di convincimento non ha sortito effetti a fronte del “vil danaro”. È andato via Dries Mertens, sul cui addio aleggia ancora un velo di incompreso, ma a 35 anni inoltrati bisogna pur accettarlo. A breve saluterà anche Fabián Ruiz, promesso al Paris Saint Germain e per cui vale un discorso analogo a quello di Koulibaly.
Il vento del calciomercato porta in azzurro quello che era mancato in questi anni. Fisicità e sfacciataggine al servizio di Spalletti. I 185 centimetri di garra di Mathías Olivera rimpiazzeranno Mario Rui, finalmente un sudamericano. L’esotico Min-jae Kim avrà l’arduo compito di tappare il buco lasciato da Koulibaly, il georgiano Kvaratskhelia quello lasciato da Insigne. La durezza nordica di Leo Ostigard sarà il jolly della difesa, oggi riserva ma domani chissà. Sirigu porta con sé un bagaglio di esperienza e conoscenze fondamentale per questa squadra in nascere. E prendere il Cholito Simeone con i soldi incassati dalla cessione di Petagna resta un capolavoro di mercato.
Gli ultimi colpi
Manca ancora qualcosa, ma se tutto va per il verso giusto ci sarà ben poco da rimaner contrariati. Tanguy Ndombele è uno di quei giocatori che può dominare la Serie A in lungo e in largo, mettendo a servizio di Spalletti un’attitudine da Premier League ed una tecnica da giocoliere brasiliano. L’esempio di Anguissa fa da manuale. Giacomo Raspadori sarebbe la ciliegina tutta italiana da aggiungere al reparto offensivo. Anche qui aria di cambiamento: ricordate il Napoli puntare su giovani italiani? E se in porta arrivasse proprio lui, Keylor Navas, avremmo a che fare con un colpo sublime. Un portiere che negli ultimi ha scritto la storia del Real Madrid e della Champions League, che va oltre al semplice profilo tecnico. Il suo acquisto sarebbe bastato di per sé ad innalzare la reputazione, interna ed esterna, della rosa. Se questi tre colpi andassero in porto, ci troveremmo di fronte ad un grande Napoli. Bisogna ammetterlo.
Tempistiche da rivedere
La rivoluzione è approvata in tutto e per tutto, ma una nota a margine è doverosa per le tempistiche non proprio impeccabili delle trattative.
La dirigenza gioca d’anticipo per Olivera e Kvaratskhelia, ma poi si perde in un bicchier d’acqua. Ci sono voluti 15 giorni per sostituire Koulibaly, della cui partenza la società era al corrente da un paio di mesi. Le valutazioni su Min-jae Kim iniziano a metà marzo, ma la trattativa si accende solamente ai primi di luglio e le discussioni si dilatano enormemente per questioni legali da sistemare in Corea del Sud (e 7 ore di fuso orario). Aspetti ampiamente prevedibili. Tempi biblici sono anche quelli attesi per finalizzare l’avvicendamento Petagna-Simeone, con accordi paradossalmente trovati verso la metà di luglio con le rispettive società interessate. Ad oggi, Petagna ha già esordito in campionato con il Monza, mentre Simeone non è ancora a disposizione di Spalletti.
Poi la questione portieri. Sirigu, bloccato ancor prima dell’apertura del calciomercato, arriva a Castel Volturno solamente a 5 giorni dall’inizio della nuova stagione. Mentre si vaneggia ancora sull’effettivo numero 1 di questa stagione. Per lo meno, se dovesse concretizzarsi la trattativa per Keylor Navas, questa volta potrebbe davvero valerne la pena.
E poi c’è la soap opera girata in collaborazione con il Sassuolo per l’affare Raspadori. La forbice iniziale tra domanda e offerta è stata drasticamente ridotta anche grazie alla ferma volontà del calciatore. Dopo aver tentennato sulla formula e sulle modalità di pagamento, ora la questione è solamente economica. Dalla scorsa settimana ballano pochi milioni tra parte fissa e bonus per raggiungere l’intesa. Ma le due società ne fanno ormai una questione di principio e faticano a venirsi incontro. Ha ragione il Sassuolo, che cerca di massimizzare il profitto e che non ha necessità di vendere. Un po’ meno il Napoli, che in veste di acquirente rischia di mettere a repentaglio l’intera trattativa per pochi spiccioli. De Laurentiis e Carnevali proveranno a tirare il più possibile la corda, consapevoli del rischio che potrebbe anche spezzarsi.
Rapidità e tempestività sarebbero dovute essere il verbo di questo calciomercato, soprattutto a fronte di così tante novità da metabolizzare e di un campionato così prematuro. Ed invece, ci ritroviamo a fare i conti con le solite estenuanti ed interminabili trattative. Il Napoli si trova ai blocchi di partenza con qualche interrogativo di troppo e con qualche tassello ancora da sistemare. Ed è veramente un peccato se qualche comprensibile passo falso possa pregiudicare l’enorme lavoro fatto tra cellulari e scrivanie per consegnare nelle mani di Spalletti, forse, uno degli organici più forti e completi della storia partenopea. Parola al campo, sempre.