Garcia: errare è umano, perseverare…

Se qualche scelta sbagliata anche Spalletti l'aveva fatta, Rudi Garcia sta riuscendo nel difficile tentativo di non azzeccarne mezza: perché Zerbin per Kvara? Perchè non Simeone o Lindstrom?

Articolo di Luciano Scateni17/09/2023

©️ “RUDI GARCIA” – FOTO MOSCA

Non serve una lunga e dotta dissertazione, è facile capire che ‘risparmio’ non è l’equivalente di ‘guadagno’. Anzi. Se compri una macchina usata ti costa meno di una nuova di zecca, ma sulla distanza il costo dell’usura, di guasti, sostituzioni, riverniciatura, cambio di pneumatici, sospensioni, batteria, è pari o quasi al prezzo di un’auto appena uscita di fabbrica.

Il ragionamento esaspera, non troppo, quanto avviene a ridosso del miracolo che ha innalzato a gloria la Napoli del calcio e non solo. Chi giustifica il deperimento organico degli azzurri nella fase finale del campionato 2022-2023 tende a invocare l’appagamento per il traguardo acquisito dello scudetto (atteggiamento comunque riprovevole per gente pagata profumatamente per dare sempre il meglio in campo). Questo può essere uno dei fattori responsabili, non il solo.

L’esaltazione di Spalletti (e vedremo se sarà confermata nel ruolo di ct della Nazionale) ha posto sotto silenzio due concause che si ripropongono in questa prima fase della Serie A. Spalletti, che ha condiviso la campagna acquisti di De Laurentiis-Giuntoli, ha trascurato le conseguenze dell’assenza in squadra di un terminator dalla distanza, fondamentale per far gol contro il difensivismo esasperato delle avversarie, sia ‘grandi’ che medio-piccole, di livello tecnico inferiore. Gli allenatori ‘nemici’ non hanno tardato a capire l’importanza di ridimensionare la magnifica coppia Osimhen-Kvaratskhelia e hanno adottato misure adeguate. Sulle due punte di diamante degli azzurri hanno disposto raddoppi di marcatura e talvolta gabbie di tre difensori. Il calo di prestazioni dei due castigatori di portieri si deve anche alla loro frustrazione di sorvegliati speciali.

Nel calcio moderno l’innovazione che consente di cambiare cinque giocatori nei novanta minuti, rivela il limite parallelo di Spalletti e Garcia: l’incapacità di leggere le partite e decidere di conseguenza. Se sei in vantaggio e per conservarlo sostituisci un attaccante o un centrocampista con un terzino agevoli l’avversario, gli concedi maggiore capacità offensiva. Se devi rimontare, che senso ha mandare in campo a pochi minuti dal 90esimo un ‘panchinaro’ che non ha neppure il tempo di orientarsi nel convulso finale di partita? E se lo chiedi all’attaccante della Nazionale, a Raspadori, non gli fai un torto, con relative conseguenze?

Se questo è un limite di Spalletti, Garcia sembra volerlo superare e ci riesce, per esempio privando il Napoli negli ultimi minuti di Kvaratskhelia, infatti incavolatissimo, tirando via dal campo Mario Rui, specialista di cross per la testa di Osimhen, tenendo in panchina Simeone, probabile alternativa per il nigeriano ingabbiato e in pratica evanescente, inserendo lo spaesato Zerbin. Dategli tempo, suggeriscono i critici che pensano positivo, ma alle spalle di Garcia c’è già un pezzo di campionato che preoccupa e non poco.

Koulibaly, Kim, ci mancate. Per questioni di ‘grana’: sono diventate tutte finzioni le trattative di alter ego all’altezza e il risultato è nei gol finora incassati. Troppi.

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