A Roma è cambiata m(o)usica

L'inizio non è stato dei migliori, ma dalla vittoria per 1-0 contro il Vitesse a Roma è cambiato qualcosa, è cambiata m(o)usica. Cosa può fare il Napoli?

Articolo di Lorenzo Maria Napolitano18/04/2022

© “MOURINHO” – FOTO MOSCA

Ormai lo sanno tutti, Luciano Spalletti non è ancora riuscito a battere Josè Mourinho. Ma è davvero così difficile sconfiggere lo Special One? In Serie A questa stagione sono arrivate nove sconfitte, sei, invece, i pareggi. L’inizio non è stato dei migliori, ma dalla vittoria per 1-0 contro il Vitesse a Roma è cambiato qualcosa, è cambiata m(o)usica.

Mourinho è riuscito a trovare i suoi fedelissimi, con i quali molto probabilmente andrà avanti fino a fine stagione, e non solo nel campionato italiano. Anche grazie alle mosse della società, a Roma lo stadio ritorna a riempirsi. Non solo, però, giochi di prezzo. La squadra di Mou regala spettacolo, e la sta trasformando a sua immagine e somiglianza. Oltre i risultati, però, c’è un altro “campo” nel quale si può notare un’incisiva mano del portoghese: il numero di infortunati è in nettissimo calo rispetto alle scorse stagioni. Diversi sono i fattori che hanno contribuito a sviluppare tale miglioramento: l’abbassamento dell’età media della rosa, la cura diversa dei campi di allenamento a Trigoria e la qualità dello staff dello Special One, che innalza le qualità delle persone che ruotano intorno al processo, facendo di conseguenza lievitare il rendimento di tutto il gruppo.

Se i ragazzi di Mourinho sono tornati nella scia del quarto posto, con una finestra sulla Champions, è merito soprattutto della stabilità del telaio, tradizionalmente uno dei punti di forza delle squadre dell’allenatore portoghese. Lo Special One ha messo molto di suo, cambiando spesso lo scacchiere e insistendo nel lavoro quotidiano sui movimenti difensivi, anche sui calci piazzati. Ma il resto è scattato nella testa dei giocatori, che si sono calati nella dimensione del sacrificio per dare un senso al campionato. E, adesso, altro che mero “senso”. Il quarto posto è a soli sei punti, con una partita in meno, e la Juventus sembra tutto tranne che incontenibile. Una vittoria addirittura porterebbe i giallorossi a soli sei punti dagli azzurri, con ben quindici di questi ancora a disposizione. La Roma è più che viva, e guai a pensare che sia lontana.

Giusto evidenziare la bravura degli allenatori, soprattutto se si tratta di leggende come Mourinho, ma la Roma fa paura anche negli undici in campo

“Non è il campionato degli allenatori”, ci direbbero al Club di Fabio Caressa. La corazzata giallorossa è reduce da ottime prestazioni e, secondo il Corriere dello Sport, è la squadra che da gennaio percorre più chilometri in Serie A. Dopo Alisson la Roma sembrava esser stata vittima di una maledizione, e non ha più trovato mani sicure alle quali affidare la propria porta. Mourinho ha scelto una sua vecchia conoscenza, Rui Patricio. Con lui, quantomeno, non vengono più subiti i cosiddetti “gollonzi”. Ma questo non fa di lui una saracinesca. Quanto alla difesa, essa è, come anticipato, uno dei punti diventati “di forza” della Roma. Smalling è rinato e con la sua esperienza guida Mancini e Ibañez.

E, mentre il centrocampo è un perfetto mix di quantità e qualità, avanti la Roma sprigiona tutta la sua tecnica e potenza. Lorenzo Pellegrini, incontenibile quest’anno, agisce solitamente alle spalle di Zaniolo e Abraham, oppure al fianco del primo quando il numero 9 inglese lavora come unica punta. Nell’ultima gara, contro il Bodø/Glimt, la Roma è scesa in campo con le due punte, e il talento con il 22 dietro le spalle ne ha messi a segno tre. La prima volta tra i professionisti.

Tammy Abraham, però, ha più volte dimostrato di saper reggere da solo, e anche egregiamente, il peso dell’attacco. L’inglese non ha avuto bisogno di un lungo periodo di adattamento, a differenza di suoi colleghi sono sbarcati nella capitale da un calcio estero. Gol a parte, le sue prestazioni sono sempre risultate efficaci, sacrificandosi molto spesso per la squadra nella fase difensiva. Nel corso del campionato il numero nove ha realizzato, fino ad ora, 15 gol in 31 presenze, sette dei quali sono arrivati contro squadre di alta classifica. Al momento l’ex Chelsea occupa il secondo posto per reti nei big match. Il primato in questa speciale classifica spetta all’attaccante dell’Hellas Verona Giovanni Simeone, il quale ha realizzato soltanto un gol in più rispetto al suo avversario.

Non pochi hanno immaginato una sfida tra Tammy Abraham e Osimhen, provando a sentenziare chi sia più forte: non me ne voglia il nigeriano, ma il gioiello di Mou ha dimostrato di possedere dei mezzi che per il momento sembrano essere più fini, nonché più letali. E, inoltre, combinati anche ad un fisico più robusto.

Come sconfiggere la Roma?

Se è vero, ed è vero, che la Roma di Mourinho vanta una vera e propria macchina da gol in avanti, è anche vero che lo stesso Mou conta molto sul concetto più stretto di “gruppo”. Una squadra unita, che difende insieme nei momenti di difficoltà e che attacca con tanti uomini quando ci sono spazi. Quando Abraham è ben ingabbiato, ci pensano tutti gli altri: ma proprio tutti. La Roma è, infatti, la terza squadra con il maggior numero di calciatori a segno, 15 fino ad oggi.

Fermare solo il numero 9, dunque, non fa altro che rimandare il problema. Questo è un punto sul quale deve migliorare la squadra di Spalletti, dimostratasi, specialmente quest’anno, dipendente dal suo terminale offensivo. Trovare, proprio come a Roma (sponda Lazio), il gol attraverso un piano diverso da quello principale è una chiave del match. Non solo, riuscire a trovare modi diversi per sbloccare questo tipo di partite rappresenta quel passo in più che spesso porta al raggiungimento di grandi obiettivi. Affidarsi al dente avvelenato di Matteo Politano, può essere una soluzione.