Al miglior offerente
Non c’è giorno senza un invito della cronaca a smentire certezze evidentemente presunte. Il mercato del Napoli ne è un esempio.
© “OSIMHEN” – FOTO MOSCA
Non c’è giorno senza un invito della cronaca a smentire certezze evidentemente presunte: non poche volte ha sconcertato scoprire la moltitudine di re Mida che ad ogni risveglio da sogni dorati sono ‘costretti’ a inventare opportunità per liberarsi di miliardi che, senza muovere un dito, riempiono la loro cassaforte (emiri petrolieri, produttori di armi, proprietari di multinazionali del farmaco, oligarchi di ogni tipo): a loro, come scopriamo noi comuni mortali, si deve lo ‘strillo’ di media specializzati o generalisti sulle vendite all’asta di oggetti artistici rari a pagati cifre da capogiro. Sconcerta l’“aggiudicato” del banditore agli anonimi che si contendono all’asta, per cifre a sei o nove zeri lo spazzolino da denti usato da Marilyn Monroe, lo slip patriottico a stelle e strisce di Frank Sinatra, eccetera. Non è meno straniante scoprire che il cosiddetto ‘mercato del calcio’ mette all’asta persone, artigiani-artisti del pallone ambiti per la qualità di uomini-gol, di difensori insuperabili, di perfetti ‘playmaker’.
È moralismo sbrigativo sorprendersi con indignazione di una prassi che ricorda con turpe analogia la vendita al miglior offerente di schiavi e schiave? È un paragone estremo, improprio? Forse, ma nulla toglie allo sconcerto di apprendere che calciatori di grande talento ‘finiscono sul mercato’ all’asta, come accade per la scarpetta rosa di una famosa étoile del Bolscioi scomparsa prematuramente.
Parlarne proprio ora perché? Perché, come titola oggi Repubblica nelle pagine della redazione napoletana, il Napoli (leggi De Laurentiis, Giuntoli, Spalletti) mette sul ‘mercato’, ovvero vende all’asta per un prezzo base di 100 milioni di euro, il centravanti del Lagos Osimhen. Un paio di club inglesi, il Manchester United e l’Arsenal, sembrano interessati a ‘comprare’ l’attaccante nigeriano e su questa contesa inter-britannica conta De Laurentiis per un profitto di trenta o quaranta milioni, la differenza tra il ‘prezzo’ pagato per acquistarlo e il ricavato della vendita annunciata.
Chi va, chi viene, o meglio chi il Napoli fa intendere che potrebbe arrivare: circolano nomi a iosa, com’è consuetudine consolidata del presidente, assecondato dal direttore sportivo e dal compiacente allenatore, confermato nonostante le critiche degli addetti ai lavori e dei tifosi, inizialmente sussurrate, poi sempre più esplicite, per il mancato appuntamento con lo scudetto e l’evidente disparità tra lo standard di alta qualità dell’organico è il gioco espresso. Con il chiaro obiettivo di placare il malcontento dei tifosi, come sempre la società snocciola una raffica di nomi per il Napoli del futuro prossimo, in ‘uscita’ e in ‘ingresso. Intanto, nessuno è incedibile: oltre ad Osimhen, anche Koulibaly, Ospina, Mertens, Fabian, Lozano, Lobotka e Demme, Zielinski, Petagna, Ounas, Ghoulam. Per compensare le partenze nomi in libertà: Bajrami dell’Empoli, Scamacca del Sassuolo, Schick del Leverkusen, l’albanese Broja del Chelsea, il cecoslovacco Hlozek dello Sparta Praga, Veretout della Roma [su di lui corre voce che avrebbe già acquistato casa a Napoli (???)], Mathias Olivera del Getafe, Arnautovic del Bologna, Nandz, uruguaiano del Cagliari, Barak, ceco del Verona, Kvaratskhelia, georgiano, svincolato dal Rubin Kazan, lo svedese Svanberg del Bologna, Brekalo del Torino, Skorupski, polacco del Bologna, Wjndal dell’ AZ, Parisi dell’Empoli…e chi più ne ha, più ne metta.