Caro Napoli, soltanto coloro che calcolano vinceranno

Diceva Sun Tzu: “Soltanto coloro che calcolano molto vinceranno; coloro che calcolano poco non vinceranno e tanto meno vinceranno coloro che non calcolano affatto”. Ecco perché a Napoli non si vince.

giuntoli de laurentiis
Articolo di Luca Paesano18/07/2022

©️ “NAPOLI DE LAURENTIIS-GIUNTOLI” – FOTO MOSCA

“Soltanto coloro che calcolano molto vinceranno; coloro che calcolano poco non vinceranno e tanto meno vinceranno coloro che non calcolano affatto”, diceva Sun Tzu, generale e filosofo cinese a cui si attribuisce la stesura di uno dei più grandi trattati di strategia militare, L’arte della guerra.

Per vincere, o per lo meno per ottenere risultati, la programmazione è un aspetto essenziale. Programmare significa prefissare degli obiettivi e pianificare il lavoro, calcolare le variabili e studiare i mezzi necessari a conseguirli. Programmare significa avere una visione a lungo termine ed è un atto fondamentale per la vita di un’azienda, e, di riflesso, anche di una società di calcio. Per una dirigenza ambiziosa, l’attività di programmazione del proprio futuro è un tassello essenziale sulla strada che porta al successo, perché come ci ricorda Sun Tzu: “Coloro che calcolano poco non vinceranno”.

E allora se come sostenuto fin qui programmazione e successi camminano a braccetto, la situazione a Napoli è presto spiegata.

In diverse occasioni negli ultimi anni la società partenopea ha dimostrato di avere evidenti lacune in quanto a pianificazione del proprio futuro. Non tanto sotto il profilo economico e gestionale, ma soprattutto da un punto di vista sportivo. Dalle situazioni più importanti alle più irrilevanti, dalle dinamiche interne ai movimenti di mercato, il Napoli si è fatto trovare spesso e volentieri impreparato.

Come si sostituisce Koulibaly?

Dopo 8 stagioni con la maglia azzurra cucita addosso, Kalidou Koulibaly ha deciso di salutare Napoli per sbarcare in Premier League, destinazione Chelsea. Per quanto possa essere struggente dal punto di vista dei sostenitori partenopei, la decisione risulta ampiamente comprensibile e condivisibile da un punto di vista professionale. Resta che il Napoli si trova d’improvviso senza il suo giocatore più rappresentativo, l’ultimo rimasto, nonché uno dei difensori più forti dell’ultimo decennio. Un fulmine a ciel sereno per i tifosi, ma non di certo per la società, verosimilmente già al corrente da tempo delle riflessioni di KK e della sua scelta, o perlomeno dell’eventualità. E dunque, come si può arrivare impreparati ad un tale spartiacque? Una società che ha un progetto volto alla vittoria (citiamo De Laurentiis: “Faremo di tutto per portare lo scudetto a Napoli”), può permettersi di rinunciare al suo calciatore più forte senza avere la minima idea di come sostituirlo?

Una prima scelta, in linea teorica, ci sarebbe dovuta essere, ovvero il centrale del Fenerbahce Kim Min-jae. Giuntoli aveva individuato in lui il successore di Koulibaly, tanto da inviare emissari in Turchia fin dal mese di marzo. Come spesso accade, le trattative in casa azzurra risultano essere estenuanti e così, ad oggi, il Napoli si trova ancora senza nulla in mano. La volontà, e anche la convinzione, è quella di chiudere il prima possibile. Tanto che lo stesso Spalletti, probabilmente rincuorato dalle confidenze di Giuntoli, si sbilancia: “Kim è sicuramente un giocatore adatto per il Napoli“. Ma accade che mentre i discorsi per risparmiare qualche milioncino sulla clausola del sudcoreano vanno avanti, dalla Francia si presenta il Rennes con i 20 milioni richiesti. Chissà, forse anche motivati dalle parole del tecnico di Certaldo. Intanto, il tira e molla prosegue, con gli azzurri che provano ad aggrapparsi alla volontà del giocatore per avere la meglio sui colleghi d’oltralpe.

E se Kim Min-jae dovesse saltare? Gli indiziati principali al momento sembrano essere Marcos Senesi, “ma il Feyenoord è bottega cara”, e Abdou Diallo, “ma prende 5,4 milioni di ingaggio al PSG”. Per cui, al 18 luglio, c’è ancora del lavoro da fare per regalare al Napoli il proprio difensore titolare. Un centrale sicuramente arriverà, e non mettiamo in dubbio che sarà anche un calciatore di un certo livello, ma non è questo il punto.

La riflessione verte sul fatto che mai come questa stagione, considerando l’inizio anticipato del campionato, sarebbe stato fondamentale sciogliere quanto prima tutti i nodi. A meno di un mese dalla partenza della nuova Serie A, infatti, il Napoli si trova con tre quinti di difesa rinnovati, di cui il terzino sinistro ancora mai integrato causa infortunio ed il centrale che, come detto, ad oggi è ancora ignoto. E soprattutto, a fronte di così tanti cambiamenti, i due ritiri estivi sarebbero stati fondamentali per cominciare a plasmare i nuovi meccanismi di una rosa rivoluzionata.

Altri nodi da sciogliere

E a proposito di nodi da sciogliere, aleggia ancora incertezza sul futuro di Dries Mertens. Dall’addio certo al rinnovo già fatto, per ritornare di nuovo alla probabile separazione. Ora le parti hanno ripreso a parlare dopo un lungo silenzio e sembra si siano riaperte le strade per la permanenza. Un discorso avviato già mesi fa e che prosegue invariato a 18 giorni dalla scadenza del contratto di “Ciro” con gli azzurri. Si può portare avanti per così tanto tempo una trattativa senza esser capaci di prendere una decisione? Considerando anche che dalla conferma o meno del numero 14 dipendono alcune operazioni di calciomercato, si può navigare così a lungo nell’incertezza?

Ad un mese dalla partenza della stagione manca ancora un secondo portiere, che non è detto non possa anche essere il primo. Se la conferma di Meret e l’addio di Ospina lascerebbero ipotizzare la titolarità del friulano, le risposte di Spalletti e la firma sul rinnovo che tarda ad arrivare viaggiano in senso opposto. Che fine fa Fabian Ruiz, il cui contratto scade tra 11 mesi? E Politano che ha chiesto di esser ceduto? E Ounas? Giuntoli ha sentenziato in maniera univoca: “Quelli che abbiamo sono tutti confermati. Se qualcuno vuol esser ceduto, che ci porti delle offerte”. E mettiamo che queste offerte, anche economicamente valide, arrivino gli ultimi giorni di mercato. A quel punto cosa si fa? Si vende senza certezze di poter garantire un valido sostituto o si rifiuta rischiando di trattenere giocatori insoddisfatti? E intanto si sarà pensato a cercare preventivamente un sostituto?

Un copione già visto

Ma d’altronde, non è mica la prima volta che il Napoli si ritrova invischiato in situazioni simili. Lo dimostrano le ambigue gestioni dei casi Milik e Manolas, entrambi espressamente volenterosi di addio eppur trattenuti a fronte di offerte importanti. Per esser poi venduti appena sei mesi dopo a prezzo di saldo. Analogo il copione che portò all’addio di Allan. Lo dimostra anche il fatto che l’acquisto di un terzino sinistro sia stato rimandato per tre stagioni di fila per l’incapacità di riuscire a liberare il posto occupato da Faouzi Ghoulam, utilizzato appena 13 volte da titolare nel triennio in questione. La procrastinazione sembra essere ormai un marchio di fabbrica della società di De Laurentiis. E ancor più semplicemente, per illustrare la scarsa programmaticità del Napoli, basta constatare che i centrocampisti titolari delle ultime due stagioni, Bakayoko prima e Anguissa poi, siano stati ufficializzati solamente l’ultimo giorno di calciomercato.

Se vogliamo aggiungere anche la ciliegina a questa torta sconclusionata che ne sta venendo su, possiamo dire che ad oggi il Napoli è l’unico club in Italia, ma probabilmente anche in Europa, a non aver ancora lanciato la campagna abbonamenti né tantomeno presentato le nuove divise. Ad un mese dal campionato, sono troppi gli interrogativi che ruotano intorno a questa squadra. E questo alla società e soprattutto all’ambiente, instabile com’è, fa tutt’altro che bene.

Chiaramente, la programmazione non è la soluzione a tutti i mali del Calcio Napoli. Magari fosse così facile risolverli. Però l’attenzione e la cura dei dettagli sono sicuramente un tassello fondamentale da cui passa il successo o il fallimento. Per vincere c’è bisogno di costruirsi la strada che porta al successo. E per costruire la strada che porta al successo, c’è bisogno prima di pianificarla.