Siamo sicuri che la Serie A sia il campionato più noioso d’Europa?
La scarsità di fuoriclasse e i ritmi poco intensi hanno diffuso la credenza che la Serie A sia il campionato più noioso d'Europa. Ma siamo proprio sicuri che sia davvero così?

© “SERIE A” – FOTO MOSCA
Una sentenza senza appello accompagna da diversi anni il giudizio complessivo sul fascino, sempre meno magnetico, del campionato italiano. “La Serie A è il campionato più noioso d’Europa”, affermano a gran voce media e opinionisti, ex calciatori e tifosi. Il calcio italiano si è atrofizzato, è invecchiato, si è impigrito. Inutile cadere nella nostalgica retorica che riporta alla mente gli anni Ottanta, quando l’Italia era considerata l’El Dorado del football. Ce ne siamo accorti – e da un pezzo – che, nella penisola, il calcio non è più quella cosa lì.
Il testimone è sfuggito di mano ed è stato lestamente raccolto dalla Premier League, lungimirante a comprendere la chiave del progresso. La Football Association ha scovato prima di tutti l’enorme potenziale racchiuso nella distribuzione dei propri diritti televisivi. Nel 1993, quando la Lega Calcio firmava il primo accordo triennale con Tele+ per un centinaio di milioni di euro, la Premier era un prodotto televisivo già dal decennio precedente e vantava una fresca sottoscrizione con Sky dal valore di 350 milioni. Da allora, le cifre sono lievitate a ritmi iperbolici e la distanza che ha frapposto il campionato inglese tra se stesso e le altre leghe appare oggi incolmabile. Solamente nella scorsa stagione, ad esempio, i diritti TV hanno fruttato poco più di 3 miliardi di euro a fronte degli appena 940 milioni del campionato italiano. È un circolo vizioso: maggiori sono i ricavi, maggiori sono i fondi a disposizione e maggiore è la possibilità di accaparrarsi i giocatori migliori.
Oggi i club inglesi sembrano essere gli unici a rispettare le attese di una partita di calcio. Gli unici in grado di intrattenere e soddisfare il pubblico. “Tutto il resto è noia”, per dirla alla Califano. Ma è davvero così?
Bhe, sì, ma anche no. La Premier League è sicuramente il torneo più spettacolare, ma è riduttivo dire che solamente la Serie A sia diventata noiosa. Le nuove generazioni di spettatori sono distratte e disinteressate, sono sfuggenti e impazienti. Perché sacrificare quasi due ore del proprio tempo per vedere quello che può essere condensato nei due o tre minuti scarsi di highlights? Si eliminano i tempi morti, si elide il superfluo, si vede solamente ciò che merita di essere visto. Il minimo indispensabile, nulla più. Le nuove generazioni di calciatori, invece, sono sempre più succubi di un sistema schematico e prevedibile, che lascia sempre meno spazio all’istinto e alla fantasia. È il mondo del calcio in generale che sta perdendo appeal ed è un triste allarme che accompagna tutti i report della UEFA. È lì che suona da anni, in sottofondo, logorante e preoccupante, ma nessuno è ancora riuscito a trovare l’interruttore che lo faccia tacere.
Della Serie A si può dire senza dubbio di un campionato dai ritmi bassi, che, se abbinati alla poca qualità o allo scialbo stile di gioco di alcune squadre, aumentano il rischio di restituire un effetto soporifero. Ma basta questo per renderlo “il più noioso d’Europa”?
Ci sono tanti elementi che possono rendere un calcio più o meno divertente. La tattica, ad esempio, è spesso argomento divisivo: c’è chi la trova indispensabile, poetica, espressione di studio, competenze e maestria; qualcuno invece la considera stucchevole, limitante e infruttuosa, soprattutto nelle sue forme più esasperate. La qualità, tanto dei singoli quanto della squadra, sicuramente incide sullo spettacolo offerto. O ancora, anche il livello di competizione influenza il giudizio su un campionato. “La Serie A è noiosa perché vince sempre la Juve”, titolava nel 2020 la FAZ, giornale tedesco. Anche la quantità di gol e di azioni da gol – il nettare degli highlights – sono in grado di dare un senso a partite tramortite e dallo scarso interesse. E in questi fondamentali, siamo certi che la Serie A sia così inferiore agli altri campionati?
In tal senso, ci può venire in soccorso l’ultimo rapporto settimanale del CIES, che ha indagato sulle situazioni d’attacco di 74 campionati nel mondo dall’inizio del 2022 ad oggi. Il resoconto ci restituisce le statistiche aggregate riguardanti il numero di occasioni pericolose, marcature e rigori realizzati in media nelle partite delle rispettive leghe.
Serie A a braccetto con la Premier
La Bundesliga è in assoluto il campionato in cui si assiste al maggior numero di occasioni da gol per partita, con una media di 12,96 ogni 90 minuti. Ed è forse il riflesso di un’impronta calcistica più sfrontata che accorta, se si considera che ai primi posti di questa speciale classifica si trova anche la 2. Bundesliga con 12,04 chances create per match. Tra i Top5 campionati europei, al secondo posto troviamo la Premier League con una stima di 11,88 occasioni a gara. E considerando la noia della Serie A, in molti rimarranno sorpresi a scoprire che, con una media di 11,77 opportunità da gol per partita, è praticamente sullo stesso piano degli spumeggianti colleghi inglesi. Leggermente più attardata con 11,5 chances c’è la Ligue 1, che deve sicuramente ringraziare lo strabordante PSG di Messi, Neymar e Mbappe. Male invece La Liga: il campionato spagnolo (10,9 occasioni a partita) si piazza soltanto al ventottesimo posto della graduatoria, ultima tra le migliori leghe.
Il campionato che crea di più è anche quello che finalizza di più. Domina ancora una volta la Bundesliga anche in quanto a media gol segnati con 3,04 per incontro. Alle spalle dei tedeschi si trovano la Ligue 1 (2,86) e la Premier (2,84) che procedono entrambe ad una media di 28 reti a giornata. È ancora una volta della Spagna il dato più basso: La Liga, orfana delle goleade del Barcellona, si ferma a 2,5 gol per incontro. Nel mezzo si trova la Serie A con una media di 2,62 reti per partita, nuovamente in scia dell’ammirevole campionato inglese.
Rigori e rigorini d’Europa
Tanti falsi miti crollano di fronte all’evidenza oggettiva dei numeri. Proprio come già fatto nei righi precedenti, è arrivato il momento di sfatarne un altro. Sempre secondo i dati esposti dalla tabella del CIES, la generosissima Italia dei rigori non è poi così generosa. Dopo il picco di 187 rigori fischiati nella stagione 2019/20 (praticamente uno ogni due partite), la Lega Serie A ha deciso di darsi una regolata e adottare un metro di giudizio meno rigido in materia di contatti all’interno dell’area. Sarà stato questo, o magari anche l’inesperienza degli esordi del VAR, ma sta di fatto che oggi la media è crollata a 0,27 rigori per partita (0,24 per quanto riguarda i rigori realizzati).
Nei maggiori cinque campionati europei, solamente in Germania (0,22) e in Inghilterra (0,19) vengono siglate meno marcature dal dischetto. Medie più alte, invece, nella Liga spagnola, dove si segna un rigore con una media di 0,26 per gara. Molto male, infine, la Francia: in questo avvio di stagione, in Ligue 1 sono stati già fischiati 40 rigori (16 in più della Serie A). Le medie realizzative raccontano di un calcio di rigore segnato ogni 3 incontri.
Siamo proprio sicuri, allora, che la Serie A sia il campionato più noioso d’Europa?