Giuntoli ha lasciato Insigne perché sapeva del fenomeno georgiano

Assurdo come Giuntoli fosse così convinto delle potenzialità di Kvara che ha lasciato partire Insigne senza troppi problemi.

giuntoliFoto Mosca
Articolo di Gianmarco D'Antonio19/10/2022

© “GIUNTOLI” – FOTO MOSCA

Sembra una banalità dirlo ora, ma in realtà facendo un’analisi più specifica ha quasi dell’assurdo. Se ripercorriamo i passi che hanno portato all’addio di Insigne e l’innesto del georgiano, il processo è molto meno chiaro di quello che sembri.

Lorenzo ha militato nel Napoli dalla stagione 2012-13, senza considerare i 4 anni di giovanili. Insomma nel momento in cui si è trasferito in MLS con il passaggio al Toronto, avvenuto quest’estate, aveva trascorso tutta la sua vita sportiva con la maglia azzurra.

Gioie e dolori, dalla vittoria della Supercoppa con Benitez nel 2014 al mancato Scudetto con Sarri. Un Europeo giocato e vinto da protagonista. Reduce da ben 19 goal in campionato nella stagione 2020-21, rende comunque la doppia cifra nell’anno in cui va in scadenza.

Sappiamo tutti che nel calcio contano solo i risultati, che non c’è mai riconoscenza, puoi vincere tutto l’anno prima ma se non rendi l’anno seguente non sei nessuno, vieni ceduto e additato come “sopravvalutato”. Eppure c’è qualcosa che non torna, in rendimento non era così basso, per un giocatore che comunque non era così avanti con l’età, a 31 anni nel calcio moderno puoi ancora dare tanto.

Tifosissimo della maglia azzurra, profeta in patria, non si è mai seduto al tavolo del rinnovo. Tutto questo ha dell’assurdo. 

Guardando ciò che è successo con Mertens, si alimentano maggiormente i dubbi, poiché il belga a 35 anni suonati, si è incontrato con la dirigenza fino alla fine della stagione in corso, e anche dopo. Infatti, l’amatissimo Starace lanciò un’indiscrezione che infiammò i tifosi, sostenendo che Dries sarebbe addirittura arrivato in ritiro. Sappiamo come è andata a finire, con il giocatore che manda un video messaggio strappalacrime per salutare i napoletani, ma il succo è questo: la dirigenza si è seduta per il rinnovo.

Alla fine il giocatore è andato via, come sostituto è stato preso Raspadori, con la società che si è mossa negli ultimi giorni di mercato.

Il caso Insigne, invece, desta più di un dubbio, il calciatore ha accettato, la squadra canadese, già a gennaio. Non c’era la volontà di trattare da ambo le parti, nessun incontro fissato, nessun segnale di apertura, non si è mai discusso di cifre. Perché tutto questo?

La risposta, ad oggi, può essere legata al talento georgiano. Si, perché di Kvicha si parlava già a maggio, quando durante il ritiro con la nazionale i media alludevano ad un interesse del Napoli, e le mancate risposte del calciatore erano più che eloquenti.

A giugno, poi, sembrava tutto fatto, lo stesso Giuntoli, dirigente azzurro, confermava la trattativa in chiusura, mancando l’unica formalità della firma sul contratto, che il giocatore avrebbe riposto nel momento del ritiro. Puntuale come un orologio svizzero, in determinata sede, arrivò la firma. 

La programmazione della società Partenopea è risaputa essere metodica e a lungo raggio, non s’inventa niente, si muove con largo anticipo, difficilmente si fa cogliere impreparata.

Tirando le somme, una domanda sola si può fare per carpire le volontà del mancato rinnovo: Insigne e Kvaratshkeila avrebbero potuto coesistere? La risposta è no!

Kvicha è troppo forte, deve giocare nel suo ruolo e non può andare in panchina. Lorenzo, poi, capitano azzurro, con un rinnovo oneroso si sarebbe seduto in panchina senza creare malumori? Anche questa risposta è negativa.

A questo punto, è andata così: il Napoli carpisce che lo svincolo dal Rubin Kazan di Kvara è un’occasione troppo ghiotta, si fionda sul giocatore e trova un accordo di massima, evita Insigne e lo mette nella condizione di non sentirsi in considerazione per un rinnovo, facendo passare che la volontà del calciatore azzurro giochi un ruolo fondamentale per la sua dipartita, uscendone pulita e rinforzata.

Ma ora la domanda è lecita: avreste rinnovato per 4 milioni un calciatore che sarebbe finito irrimediabilmente in panchina? La società azzurra in questo è maestra…

In passato, errori di questo genere sono stati commessi. Prendiamo ad esempio Edu Vargas, spesa una cifra importante per lui, eppure non ha mai reso, tanti prestiti e qualche goal in nazionale. Ma mai realmente brillato.

È questo ciò che ha del clamoroso, Giuntoli ha saputo vendere prima, si è fidato e ha fatto fidare di se stesso la società, prendendo uno “sconosciuto” come erede di un fardello enorme, sostituire un calciatore che disegnava parabole perfette per Callejon non era affatto facile. Non abbiamo dimenticato gli stop sontuosi e i lanci millimetrici, oliando una macchina perfetta, con Benitez prima e Sarri poi. Nonostante ciò, non solo si era sicuri da prenderlo, ma anche da non dubitare nemmeno un secondo così da non cautelarsi con eventuale sostituto. Parliamoci chiaro chapeau, ma che rischio!