Pelle ruvida, mantelli e huevos
Considerazioni, non proprio politically correct, sul Mondiale (perché no?) più bello della storia del calcio.
© “MESSI” – FOTO MOSCA
Da dove cominciare? Lionel Messi non scrive la storia (lo aveva già fatto), ma entra in una storia epica. Adesso è Achille ma con un tallone d’oro, anziché debole. Tutto questo è stato possibile grazie anche ad una squadra con la pellaccia, cattiva. Tutto quello che non ha avuto con le rappresentative passate. Romero, portiere con cui è arrivato in finale nel 2014, non è di certo Emiliano Martínez. Un personaggio curioso, con un taglio di capelli imprevedibile ed un modo di parare innovativo, tutto accompagnato in un portiere che para i rigori urlando: “Ti mangio, fratello“. Presentarsi davanti a lui sul dischetto non è affatto semplice, altrimenti non avrebbe vinto in tutte le lotterie a cui ha preso parte. E se fosse il portiere più forte del mondo? Con un intervento decisivo contro l’Australia, allo scadere, e contro la Francia, su Kolo Muani, sempre allo scadere, si può dire che la porta con lui è un più che al sicuro.
Sono stati dei soldati i compagni di Lionel Messi. Hanno lottato, scazzottato, tranciato gambe, ammiccato il fuoco, hanno esultato in faccia agli avversari. Hanno fatto qualsiasi cosa mentre il suo Re si occupava di segnare, imbucare in spazi inesistenti e maradoneggiare. Anche se, contro l’Olanda, anche lui ha dato vita ad un Lio poco politically correct, con il suo: “Que mirás bobo? Anda pa allá bobo“. Solo un pazzo come Paredes può scagliare un missile terra aria contro una squadra che fisicamente è il doppio della tua, ma è la dimostrazione che quelli non avevano paura di niente. Hanno guardato tutto il tempo, sempre contro gli Orange, gli avversari provocare il tiratore designato dal dischetto, per poi esultargli in faccia mentre cascavano a terra in lacrime. Nulla di più bello, di più vero, di più sport di così.
Messi si riprende anche una rivincita, ma non nei confronti dei suoi detrattori, quelli sono e resteranno soltanto mosche fastidiose. La mosca, anzi, il mosquito, su cui ha preso una vera e propria rivincita è Ousman Dembélé. Lui, che ha viziato, violentato, il Barcellona in questi anni. Proprio lui che era stato messo difronte ad Alisson, proprio da Messi, e a cui ha tirato una flaccida mozzarella tra le mani. Lui, ingenuamente, butta giù Di Maria. Il francese è questo, ingenuo, non attento, poco intelligente tatticamente. Ci sarà un motivo se è stato sostituito nel primo tempo. Completamente imbambolato.
Per non parlare della soddisfazione di alzare la Coppa del Mondo in faccia a tifosi che, nemmeno troppi mesi fa, lo hanno fischiato. Fischiare Lionel Messi… roba da matti. Non solo lui, ma anche Neymar… a questi poveri francesi c’è soltanto da dire: “Godetevi Mbappé, colui che si è dovuto prostrare verso il Re“. È forte, fortissimo, ma non si possono sconfiggere gli eroi. Caro Kylian, sembravi proprio Zidane. Qualcuno che, oggi, è ancora sopra di te sui gradini della storia.
Okay… rivincite, garra da vendere, tutto fantastico, ma con che qualità gli argentini hanno vinto questo Mondiale? Di Maria, un semidio, profeta di Messi. Loro due hanno vinto insieme le Olimpiadi, la Copa America e il Mondiale. El Fideo ha segnato in tutte e tre le finali, nonostante all’ultima fosse a mezzo servizio. Julián ha tutte le caratteristiche per essere un matador, se non fosse per la sua maledetta, e bellissima, leggerezza nel giocare. Messi riconosce in lui la conoscenza di un gioco d’élit, e combinano a meraviglia. E De Paul? La guardia del corpo di Messi, ma che gioca a calcio in un modo spettacolare.
Meritano tutti una menzione, ma mettere nero su bianco il nome non avrà mai lo stesso effetto e la stessa importanza dell’aver conquistato la medaglia di Campioni del Mondo. È stato il Mondiale di tutti, di chi ha giocato poco, tanto, di chi ha battuto i rigori contro l’Olanda, contro la Francia. La Scaloneta è sulla vetta del mondo perché sono un gruppo fantastico, ed il riconoscimento è più che meritato. Alla fine, però, come è giusto che sia in quanto capitano, il mantello (bisht), viene fatto vestire soltanto al Diez. Questo ha inevitabilmente generato polemiche, ma inutili. La Fifa ha deciso di abbracciare una cultura, quella del Qatar, e perché Messi dovrebbe rifiutare un gesto che ha come obiettivo quello di omaggiarlo?
“Maradona non lo avrebbe fatto”, non c’entra nulla. Messi non è Maradona, Messi è Messi. Lui è il calciatore più forte del mondo, quello che ha praticamente tutto nella sua bacheca trofei, tra premi individuali e di squadra. Lui è il Re di questo sport, e sta andando a prendersi l’abbraccio da parte della sua gente. Per loro non è un Re, ma il profeta di Diego che, dall’alto, ci ha messo sicuramente del suo.