Vitali Klitschko, sul ring per l’Ucraina
Vitali Klitschko, da campione di boxe a sindaco di Kiev. A difesa della sua Ucraina in guerra con lo stesso coraggio che mostrava sul ring.

Uno dei protagonisti della resistenza ucraina ha un nome e un cognome pesanti nella storia dello sport. Vitali Klitschko, prima di diventare sindaco di Kiev (24 maggio 2014, con rielezione il 16 novembre 2015), è stato campione del mondo dei pesi massimi, in una carriera lunga 16 anni, dal 1996 al 2012, con 47 match disputati, 45 vittorie (41 prima del limite) e due sconfitte. Figlio di un colonnello dell’Aeronautica militare sovietica, nato il 19 luglio 1971 a Belovodskoe in Kirghizistan (19 luglio 1971), dove era di stanza il padre, Vitali, 201 centimetri di altezza per 112 chili di peso-forma, ha iniziato con il pugilato a 13 anni, alternandolo con la sua vera passione: la kickboxing.
Da dilettante ottiene 195 vittorie su 210 incontri; nel 1996, quando l’Ucraina è già indipendente, viene escluso dalla selezione olimpica per i Giochi di Atlanta, per essere risultato positivo a un controllo antidoping, dal quale emerge l’utilizzo di steroidi anabolizzanti: giustificherà tutto, sostenendo l’assunzione inconsapevole di un farmaco proibito per curarsi una lesione al polpaccio. Passato professionista in autunno, va a vivere con il fratello Wladimir ad Amburgo, dove sviluppa la prima parte di carriera.
Campione europeo dei massimi nel 1998-99 e nel 2000, arriva al titolo mondiale Wbo il 26 giugno 1999 per k.o. al secondo round con l’inglese Herbie Hide. La sua boxe non piace ai puristi: Vitali perde il titolo, perché costretto a ritirarsi alla terza difesa contro lo statunitense Chris Byrd per infortunio alla spalla (abbandono dopo la nona ripresa). La musica cambia proprio nell’ora della sconfitta più dolorosa, quella contro Lennox Lewis nel match per il titolo Wbc disputato allo Staples Center di Los Angeles il 21 giugno 2003. Ferito all’arcata sopracciliare sinistra (serviranno 60 punti per ricucirlo) durante il terzo round, Klitschko si batte fino alla sesta, sfidando il dolore. Nell’intervallo il medico ferma l’ucraino in vantaggio ai punti nei cartellini dei tre giudici. È il combattimento che gli consente di conquistare il grande pubblico. Ed è per questo che i suoi combattimenti sono richiestissimi soprattutto negli Stati Uniti.
A Los Angeles, il 24 aprile 2004, torna campione del mondo, questa volta per il Wbc, con una vittoria prima del limite contro il mancino sudafricano Corrie Sanders. Il match, trasmesso in piena notte in Ucraina, viene seguito in tv da dieci milioni di spettatori. Klitschko si ritira una prima volta nel 2005 in seguito a un infortunio ai legamenti del ginocchio destro. Ma la voglia di boxe non è ancora esaurita, nonostante cominci a impegnarsi in prima persona nella politica. Rimette i guanti tre anni e dieci mesi dopo, per conquistare ancora il titolo Wbc contro il nigeriano Samuel Peter, dopo una battaglia vinta ai punti. Difenderà la corona per nove volte, prima di disputare l’ultimo incontro l’8 settembre 2012 a Mosca, con una vittoria per k.o. contro il tedesco di origine siriana Manuel Charr.
Ma Vitali è davvero un personaggio unico. Nel 1996 si laurea all’Istituto Pedagogico dell’Università di Pereyaslav-Khmelnitsky, alle porte di Kiev. Quattro anni dopo ottiene il dottorato di ricerca con una tesi intitolata «Talento e sponsorizzazione nello sport». Nel 2005, diventa consigliere del nuovo presidente ucraino Viktor Jušcenko. Cinque anni dopo è tra i fondatori dell’Udar, partito di ispirazione liberale con il quale viene eletto in Parlamento nel 2012. Candidato alla presidenza della repubblica nel 2014, bocciato dalla legge che impedisce di diventare capo dello Stato a chi non abbia vissuto in Ucraina negli ultimi 10 anni prima del giorno del voto (lui era vissuto in Germania), inizia l’avventura come sindaco di Kiev. E oggi, sposato con Natalia Yegorova e padre di tre figli, ha deciso di difendere la capitale con lo stesso coraggio che metteva in mostra sul ring.