Questi “napoletani”
I napoletani festeggiano l'attesa dello scudetto con vulcanica passione calcistica, orgoglio sudista e impennate di creatività popolare.
Di scudetti ne hanno vinti e non pochi: Juventus, Milan, Inter, e le città di riferimento hanno festeggiato, con raduni in piazza delle tifoserie e festante tripudio.
Ma quello è il Nord, il Sud è ben altro. Per meriti calcistici di Di Lorenzo, Kim, Osimhen, Kvaratskhelia, la “Grande Bellezza” del terzo scudetto in arrivo, anticipa di mesi la straripante festa di un’intera città, di una squadra più forte delle “disattenzioni” arbitrali a suo danno, del becero, diffuso razzismo, del pregiudiziale ostracismo dei media televisivi e non.
L’Italia, quella della gente socialmente sana, esente da discriminazioni geopolitiche, risponde con flussi turistici da record all’euforia collettiva, travolgente, dei napoletani, con l’invasione tsunamicha della città interamente colorata di azzurro, cattedrale del mito Maradona, di vulcanica passione calcistica non disgiunta da orgoglio sudista e da impennate di creatività popolare.
Nei Quartieri Spagnoli, nei pressi di un “basso” si offre al riposo dei turisti una poltrona dipinta di azzurro. A chi ne approfitta per un breve riposo il proprietario chiede con garbo un’offerta a piacere. L’intraprendente iniziativa evoca altri episodi di inventiva partenopea: quando il traffico di Napoli scoppiava, ancora privo della tangenziale, un disoccupato si procurò uno dei primi telefoni cellulari e lo mise al servizio di automobilisti inferociti per ore di sosta nel traffico bloccato.
“Dotto avvertite vostra moglie che starà in pensiero, telefonate, prego, solo mille lire”.
E che dire di “caffè e pizza pagata”, del paniere calato da finestre e balconi pieno di cibo con la scritta “Chi può dia, chi non può prenda”, dei fuochi d’artificio per salutare l’uscita di un detenuto “di rispetto” dal carcere, per avvertire che nel quartiere è arrivata la droga? Inventiva vesuviana.