Il Monza alla seconda di campionato
Davide Morgera ci fa viaggiare nel tempo, ricordando quel Napoli-Monza alla seconda giornata di campionato di Serie B 1964-65.
Monza salvo per un punto, Napoli promosso in serie A. Fu questo il responso di quel campionato 1964-65, l’ultimo nel quale le due squadre si incontrarono in un torneo professionistico prima della “doppietta” dei tempi più recenti, nel 98-99 e nel 99-00.
Proprio quell’anno il Monza abbandonò la sigla “Simmenthal” che l’aveva accompagnata per nove anni dopo la morte del presidente Sada, il principale sostenitore dell’abbinamento tra la famosa carne in scatola e la squadra brianzola. Dunque i lombardi tornarono ad essere semplicemente A.C. Monza e fu con quella denominazione che vennero a giocare a Napoli il 20 settembre del 1964. Guarda caso, anche quella volta si trattava della seconda giornata di campionato e le aspettative dei supporter partenopei erano già alte. A quel pubblico, a quella piazza, a quei giocatori, la serie cadetta stava stretta. Bisognava risalire in A, in fretta.
L’anno era iniziato con l’investitura di Roberto Fiore a presidente, sebbene Lauro avesse ancora delle azioni in società, ed il ritorno in panchina di Pesaola. Fu fatta una ottima campagna acquisti con gli arrivi di Bandoni, Zurlini, Panzanato ed Adorni, il rosso Spanio e Bean in attacco. Il tecnico argentino trova un nuovo assetto agli undici in campo e dà piena fiducia ai giovani Juliano e Montefusco, piazza Panzanato al centro della difesa accanto ad un inamovibile Ronzon, e soprattutto capisce che il ruolo che più si adatta a Canè, acquistato due anni prima con un rendimento a fasi alterne, non è quello di centravanti ma di ala destra.
La squadra sembra aver trovato la quadratura del cerchio anche per gli apporti di Fanello in attacco e di un mastino come Girardo in mediana. Insomma la Serie A da conquistare non sembrava più un miraggio ma c’era sempre da fare a botte con un ambiente sempre caldo e bollente, poco disposto a perdonare eventuali errori. L’esordio non fu dei più felici e facili perché i grigi dell’Alessandria erano riusciti a strappare un pareggio (1 a 1, rete di Girardo) la settimana prima della gara col Monza.
I brianzoli si presentarono al San Paolo non nelle formazione base per le contemporanee assenze di Bersellini e Magni, due ottimi giocatori divenuti poi anche ottimi tecnici, del difensore Perego e del centravanti Canzi (due atleti che negli anni successivi giocarono anche nel Napoli), sostituito nell’occasione dal diciottenne Cristin, futuro blucerchiato. La gara non ebbe storia, la piccola provinciale, che giocava in uno stadio da 12000 posti, si ritrovò catapultata in un’altra dimensione. Spalti gremiti, colori e bandiere azzurre dovunque, un amore smodato per la squadra di casa, trombe, spari di tric trac e fumogeni all’ingresso in campo delle compagini. Insomma, il Monza perse già nello spogliatoio, prima di scendere in campo.
Quel giorno funzionò tutto a meraviglia e Canè fece le prove di quello che avrebbe poi fatto esattamente un anno dopo quando, all’esordio in Serie A, fece tre gol in casa con la Spal. Il bomber di cioccolato aprì le marcature al 5′, seguito al 12′ da Fanello. Con due reti di vantaggio si giocò sul velluto cercando anche il passaggio ad effetto che, quando arrivava, entusiasmava il pubblico di Fuorigrotta. Nel secondo tempo gli azzurri dominarono ed aggiunsero quella concretezza e quella cattiveria che Pesaola voleva per dare la giusta mentalità alla squadra. Così arrivarono altre tre reti con Juliano al 62′ e con un finale ancora tutto di marca brasiliana. Al 76′ sul dischetto del rigore ci andò ancora lui, Jarbas Faustinho e, non appagato, andò a fare la “manita” al minuto 85. Così, con una media di un gol ogni quarto d’ora, il Napoli annichilì il Monza, anzi lo “ubriacò”. Sì, perché l’arbitro di quella partita si chiamava Barolo e veniva da Bassano del…Grappa.
Per 34 anni poi le squadre non si incontrarono più in nessun torneo professionistico. Si ritrovarono alla fine degli anni ’90, dopo la vergognosa retrocessione del Napoli in cadetteria. E qui, il 30 maggio del 1999 a Fuorigrotta andò decisamente male agli azzurri, già senza alcuna speranza di promozione. I bianco rossi vinsero nella classica partita di fine stagione per 2 a 1 con reti di Lemme e Oddo (l’anno dopo acquistato dal Napoli) e rigore di Turrini per i padroni di casa. L’anno successivo, il 30 gennaio del 2000, arrivò un pareggio molto combattuto con doppietta di Bellucci e reti di Mazzeo ed Ambrosi. Mancavano ancora tante gare alla fine del torneo, si era solo alla ventunesima giornata, ma fortunatamente il Napoli, tra alti e bassi, riuscì a portare a termine la stagione al quarto posto e a conquistare la tanto agognata promozione in Serie A.
Grazie alla grinta di un mister come Novellino ma anche grazie ai 40 gol messi a segno dal trio Schwoch, Stellone e Bellucci. E poi dicono che gli attaccanti non sono importanti!