Il tackle nel deserto: e se scommettessimo sul Senegal di Cissè?
In Senegal piangono per Sadio Manè e non si rendono conto che il vero fuoriclasse è seduto in panchina, ed è Aliou Cissé.

©️ “SENEGAL” – FOTO MOSCA
Domani guarderò Senegal-Olanda, mi sembra la partita più interessante. A Dakar si stanno stracciando le vesti per l’assenza di Sadio Manè, il giocatore di maggior talento dei Leoni della Taranga (dove Taranga, in lingua wolof, significa “ospitalità). Hanno addirittura assoldato uno stregone, o forse è quello che ci vuol far credere la stampa locale, per tentare di guarire il muscolo lacerato dell’attaccante del Bayern Monaco.
Neppure un miracolo aiuterà Sadio, i marabutti sono soltanto folklore. Ci vorranno almeno tre mesi prima che possa tornare a correre. Diventerà una sorta di amuleto per i suoi compagni di squadra.
All’ultimo momento ha dato forfait anche il difensore del Monaco, Ismail Jakobs. Pare che non avesse i documenti in regola. Fa sorridere che al suo posto sia stato chiamato Moussa Ndiaye dell’Anderlecht. Di sicuro un valido terzino, peccato che la convocazione d’urgenza sia arrivata mentre si stava sposando. La comunicazione gli è arrivata davvero all’uscita dalla chiesa a Bruxelles.
In Senegal comunque sono miopi: piangono per Sadio Manè e non si rendono conto che il vero fuoriclasse è Aliou Cissé. Lo stratega della vittoria in Coppa d’Africa nel 2021, ma, soprattutto, l’intoccabile per meriti conseguiti.
In un continente dove gli allenatori vengono cannibalizzati in continuazione, Cissé guida in panchina il Senegal da 7 anni. Nessuno in Africa ha resistito per così tanto tempo al timone di una nazionale.
Cissé è la dimostrazione che i tecnici bravi possono nascere anche nel cosiddetto Terzo Mondo. All’ultima Coppa d’Africa, undici dei 24 allenatori delle nazionali erano indigeni. Forse qualcosa sta cambiando.
Cissé e il Senegal sono ormai la stessa cosa. Era il capitano dei leoni che ai mondiali del 2002 arrivarono fino ai quarti di finale, eliminando tra l’altro i campioni in carica della Francia. A Seul il “Senegol” vinse 1 a 0 con gol di Papa Bouba Diop, morto due anni fa di Sla.
Nel suo staff ci sono altri due protagonisti di quella notte da canone inverso, l’allora portiere (molto incerto) Tony Sylva e l’ex difensore Lamine Diatta.
Sul Mondiale in Qatar dice di avere tante domande che fanno giri vorticosi nella sua testa. “Adesso mi aspetto le risposte, ma un’africana sul tetto del mondo non è più un sogno impossibile”.