Tifa tu…che tifo io
Nel calcio il rispetto della par condicio è un dovere ampiamente disatteso e i protagonisti dei salotti delle trasmissioni sportive lo testimoniano.

Sky, “la casa dello sport”. In maniche di camicia, per un disinvolto apparire televisivo molto americano e la regia in romanesco di Fabio Caressa, consorte di Benedetta Parodi, un pool di ex calciatori racconta, commenta, giudica, pronostica, critica, si complimenta, con presidenti di club, dirigenti, allenatori e calciatori. Liberati di giacca e cravatta pontificano, discettando su gol regolari e annullati, fuorigioco millimetrici, tattiche di gioco, movimenti di “mercato”, meriti e demeriti di squadre e arbitraggi.
Oltrepassano la mezzanotte, mostrano empatia per le big del calcio che fanno “audience” e coprono i costi di produzione con lauti contratti pubblicitari. Incentivo primario per il clic del telecomando sul canale di Sky Sport è la conclamata notorietà degli opinionisti, ex amatissimi calciatori con padronanza dialettica e accertata competenza.
A fornire news, indiscrezioni, voci di corridoio, sul “tizio” che dice addio al Birmingham attratto dalla sirena Partenope, o Pinco e Pallino agganciati da Allegri è il neapolitan Di Marzio, figlio di Gianni, noto calciatore-allenatore. Per piacevole tendenza alla parità di genere e non meno come sperimentato incentivo per l’ascolto maschile, la “Casa dello sport” di Sky si propone anche con belle, brave giornaliste e/o conduttrici. I marketing men di mister Murdock, boss di Sky, hanno consigliato, probabilmente imposto alla redazione di offrire un programma ricco, autorevole, credibile, con la presenza “attiva” di ex star del pallone, di famosi ex giocatori, che appese le scarpette chiodo, se non intraprendono la carriera di allenatore o non assumono ruoli dirigenziali nelle società sportive, sono ingaggiati come opinionisti-commentatori delle gare di campionati e coppe varie. La concentrazione massima di follower è primato di Sky.
Ultimo “acquisto” è il brasiliano Leonardo (ex Milan). Commenterà l’Europa League. Le presenze consolidate in anni di “consulenza”: Del Piero (dagli Usa), Vialli, Marchegiani, Costacurta, Bergomi, Mauro, Ambrosini, Di Canio, Adani, in dad Zenga. Altri esibiscono la competenza Marco Tardelli (Rai), di Corradi (Mediaset). Al provincialismo dell’emittenza privata, con fatica si può dedicare al massimo un “6 politico”, per non infierire. Ma dopo aver steso un velo di generosa benevolenza su sfrenati campanilismi, conduttori e ospiti con grave allergia per la Juve e così di “Forza Napoli sempre”, “Milan amore mio”, “Roma, Roma, Roma”.
L’obiettività dei commentatori dove sta di casa? In pianeti sconosciuti. Con toni sommessi o urla concitate tifano per la Roma Caressa, Gentile, Rimedio e Antonelli, Mangiante, Assogna. Per la Lazio Cucchi, Marchegiani, Ilaria D’amico, De Grandis. Fan della Juve: Mauro, Cerqueti, Causio e dell’Inter Civoli, Nebuloni; del Milan Compagnoni, Paola Ferrari, Boban; Sandro Piccinini tifa Napoli, Nesti per il Torino, Sconcerti per i viola della Fiorentina. Scoprirlo non è il risultato di un’indagine da 007. È sufficiente ascoltare i loro resoconti, il tono delle interviste, le diverse interpretazioni di gol, falli da giallo o da rosso.
Nel calcio il rispetto della par condicio è un dovere ampiamente disatteso, arbitraggi inclusi. Come si capisce? Per esempio dalle telecronache, dal livello di decibel che salutano i gol della squadra del cuore.