Le tappe di Rudi Garcia prima di Napoli: Roma

Rudi Garcia è il nuovo allenatore del Napoli. Ripercorriamo le tappe della carriera del tecnico francese iniziando dalla sua prima esperienza in Italia: quella alla Roma.

GarciaFoto Mosca
Articolo di Alessandro Pierno21/06/2023

©️ “RUDI GARCIA” – FOTO MOSCA

Ormai è ufficiale, sulla panchina del Napoli si cambia lingua e dal tricolore italiano di Luciano Spalletti si passa a quello francese di Rudi Garcia. Anche lui un ex Roma, un altro personaggio che dopo un soggiorno nella capitale sbarca ai piedi del Vesuvio.

Nella serata di lunedì Rudi Garcia si è presentato ai suoi nuovi tifosi. Le premesse sono positive, l’allenatore è ambizioso, ha fame e vuole riscattare un passato in Arabia Saudita che non è andato come si aspettava.

Non ho paura di niente”, “Il presidente ha alzato l’asticella”, “Voglio continuare a vincere trofei”, “Mi aspetto un mercato di qualità”, sono le frasi più emblematiche della prima conferenza stampa di Rudi Garcia. Parole che, per un attimo, hanno cancellato lo scetticismo iniziale che era sceso su Napoli quando Aurelio De Laurentiis ha annunciato il francese come nuovo allenatore dei partenopei.

In Italia, Garcia mancava da 7 anni. Era il 13 gennaio del 2016 quando l’ex Lille venne esonerato dalla Roma e, da allora, di cose in Serie A ne sono cambiate. Il campionato italiano in questo lasso di tempo ha avuto un grande upgrade, ma andiamo a fare un confronto di com’era la Serie A ai tempi di Rudi Garcia e come è adesso:

Serie A 2015/2016 (Ultimo campionato di Rudi Garcia)

  1. In Champions League si qualificavano le prime 2 del campionato, la squadra che finiva nel gradino del terzo posto andava a fare le fasi preliminari ad agosto.
  2. Non ci stavano le 5 sostituzioni, di conseguenza, panchine molto più corte.
  3. Il periodo della Roma di Garcia coincide con quello della crisi delle milanesi: nei tre anni dove il tecnico francese ha soggiornato nella capitale Inter e Milan militavano in zone di classifica che non gli permettevano di accedere alle coppe europee.
  4. Non esisteva la Conference e la sesta in classifica era esclusa dall’Europa.

Serie A attuale

  1. Le prime 4 vanno in Champions League.
  2. Le ultime 4 edizioni del campionato sono state vinte da 4 squadre diverse (Juventus, Inter, Milan, Napoli)
  3. L’Atalanta è la mina vagante del campionato.
  4. Sono state inserite le finali scudetto e salvezza nel caso si arrivi a pari punti.

Insomma, la Serie A non è più quella di un tempo e, la speranza, è che anche Rudi Garcia si sia evoluto rimanendo a passo con il mondo del calcio. Per provare a rispondere a questo dilemma, andiamo a vedere come, lo stile di gioco di Garcia, è cambiato negli anni a seconda delle squadre che ha allenato iniziando dalla sua prima esperienza in Italia, la Roma.

Tutte le strade portano a Roma

Da quando Garcia è arrivato a Napoli non si fa altro che ricordare il periodo dell’allenatore sulla panchina della Roma: 3 stagioni in giallorosso (dal 2014 al 2016), 2 secondi posti e 1 esonero, ma di questo ne parleremo, ora iniziamo dal primo capitolo.

Quando Garcia arrivò a Roma era l’estate del 2013, i capitolini venivano da un sesto posto e, come ricordato in precedenza, significava niente Europa. Non ci furono grandi pretese in quel mercato, Pallotta mise a disposizione del tecnico ex Lille Kevin Strootman, Radja Naingollan, Medhi Benatia, Adem Ljajic e Mattia Destro. Molti di questi giocatori si rivelarono decisivi in quella stagione e nel futuro della Roma. I primi due calciatori citati, fecero le fortune della società capitolina riuscendo a raggiungere la semifinale di Champions League nel 2018 quando la Roma venne poi eliminata dal Liverpool… ma questa è un’altra storia.

Alla fine di quell’annata la Roma tornò nell’Europa che conta, e si posizionò al secondo posto con 85 punti, stabilendo il record di vittorie nelle prime 10 giornate (30 punti su 30).

Il secondo anno nella capitale fu quello della conferma ma, con il ritorno in Europa, il cammino in Serie A della Roma fu molto travagliato: 70 punti in 38 partite, 15 punti in meno dallo scorso campionato. Il percorso nelle coppe non diede tante soddisfazioni alla piazza giallorossa che vide la propria squadra uscire ai gironi di Champions League dietro al Bayern Monaco (che inflisse alla Roma una delle sconfitte più pesanti della propria storia con quel 7-1 del 21 ottobre all’Olimpico), e al Manchester City.

In Europa League la musica non cambiò e fu proprio un’italiana a eliminare la formazione di Garcia agli ottavi di finale: la Fiorentina che, dopo il pareggio per 1-1 al Franchi, vinse 3-0 a Roma, qualificandosi al prossimo turno della coppa.

Il terzo anno è stato quello più complicato per Garcia, non a caso in quella stagione arrivò l’esonero. Dopo due secondi posti consecutivi si pensava che la Roma era pronta per interrompere l’egemonia della Juventus che, nel frattempo, non aveva più in panchina Antonio Conte ma Massimiliano Allegri, tecnico che tutt’ora si trova a guidare i bianconeri.

Fu un grande mercato quello che Pallotta fece all’allenatore francese per migliorare i numeri delle precedenti annate: dentro Edin Dzeko, Mohamed Salah, Lucas Dignè e Wojciech Szszesny. Qualcosa però si era rotto nello spogliatoio giallorosso, non era solo una questione di risultati mancati le motivazioni che spinsero la società capitolina ad allontanare Garcia, ma anche i diversi contrasti che si generarono tra il tecnico e alcuni componenti della rosa si rivelarono decisivi per il suo esonero.

Analisi tattica: come giocava la Roma di Garcia?

Ma come giocava la Roma di Garcia? Nella conferenza stampa di ieri Garcia ha detto queste parole per far intendere la sua idea di calcio:

La mia squadra fa tanto possesso palla, è offensiva e deve segnare un gol un in più degli avversari. Partiremo dal 4-3-3, ma dovremo essere bravi nel saperci adattare e cambiare a seconda delle esigenze. I miei calciatori devono avere cultura tattica”.

Sentendo queste parole si può pensare ad un’idea di calcio bella, pulita, e queste considerazioni non sarebbero del tutto sbagliato, ma facciamo chiarezza su alcuni punti:

  1. Giocare bene non è sinonimo di bel gioco
  2. Fare tanto possesso non è sinonimo di bel gioco

Perché abbiamo ritenuto opportuno fare queste premesse? Perché la Roma di Garcia giocava bene, ma non sempre era bella da vedere. Chi si aspetta dal francese il gioco visto con Spalletti rischia di prendere un bel palo.

Ma torniamo a rispondere alla domanda precedente, ovvero, come giocava la sua Roma? La squadra allenata dal tecnico francese proponeva un gioco offensivo alla costante ricerca di spazi per liberare i suoi uomini più veloci. I giocatori fondamentali per Rudi erano: Gervinho sulle fasce; Pjanic leader tecnico della squadra, fondamentale in fase di impostazione e dotato di un ottimo tempo di inserimento; Nainggolan perfetto per fare entrambe le fasi difensive e offensive; Manolas, colonna portante della difesa giallorossa; ultimo, ma non meno importante, Totti, giocatore dotato di tecnica e di una visione di gioco a 360°.

In fase offensiva, Garcia faceva avanzare i terzini sulla linea di centrocampisti e abbassava leggermente il mediano, per dare copertura ai due uomini di difesa. I tre giocatori d’attacco restavano liberi di svariare sul fronte offensivo.

In fase difensiva, invece, il tecnico abbassava i due esterni offensivi per dare copertura alle zone laterali, lasciando come unico riferimento avanzato Totti.