Perché il Napoli ha vinto contro il Braga

La vittoria contro il Braga è ciò che serviva per distendere, quel minimo, i nervi tesi di tifosi, allenatore, giocatori e presidente.

Di Lorenzo, NapoliFoto Mosca
Articolo di Salvatore Esposito21/09/2023

© “DI LORENZO” – FOTO MOSCA

Vi dirò: i primi 45 minuti del Napoli di ieri sono stati i migliori da quando Rudi Garcia siede in panchina. Meglio del primo tempo contro la Lazio. Ma proprio come contro la Lazio, il Napoli cambia volto nella seconda frazione di gioco.

Garcia schiera i titolarissimi. Sì, perché Juan Jesus, ad oggi, rientra tra i titolarissimi. La squadra palleggia con passaggi spesso orizzontali, ed è già notizia. Mettere la chiesa al centro del villaggio significa posizionare Lobokta al centro del campo. Quando lo slovacco riceve, fa da sponda per gli uno-due e si avvita su se stesso per ripartire, il Napoli si ritrova sempre ad offendere in maniera pericolosa.

Anche mentre la regia è nei piedi di Lobotka, però, non manca qualche lancio lungo di Juan Jesus e Ostigard, che non indovinano mai la traiettoria. Bene invece i traversoni a tutto campo di Politano, che permettono agli azzurri di ritrovarsi in superiorità numerica.

Se gli uomini giganteggiano in area di rigore sui calci piazzati, Juan Jesus ha serie difficoltà a seguire l’uomo e saltare quando questi la colpisce di testa. Tra i tanti errori di lettura del brasiliano, ce n’è uno costa caro al Napoli.

Nel secondo tempo è invece la fortuna a baciare il Napoli. La squadra si restringe, divene corta. L’obiettivo di Garcia non è più quello di pressare, bensì di permettere gli avversari ad aggredire per poi rubare palla e ripartire. La ripartenza alla Mazzarri, per intenderci, crea larghe distanze tra i reparti. Gli attaccanti, allora, si trovano spesso da soli, palla al piede, con avanti una prateria da marciare.

Con Anguissa e Kvara nella forma peggiore, gli azzurri sono graziati da Pizzi e dal palo dietro Meret. Oggi il Napoli conta +3 nella classifica del girone di Champions League, e sicuramente la vittoria è ciò che serviva per distendere, quel minimo, i nervi tesi di tifosi, allenatore, giocatori e presidente.