Balotelli: ecco le lacrime di coccodrillo degli italiani
È bastata una non-diretta qualificazione per far piovere critiche su Roberto Mancini. L'ipocrisia dei "tifosi" arriva a rimpiangere il fantasma di Balotelli.

Aveva diciassette anni quando è diventato “l’estrella” di quell’Inter che poneva le basi per la vittoria del triplete. Era un Balotelli brillante, illuminante, nonostante ancora acerbo sotto alcuni punti di vista. Più importante sei per la squadra, più i media saranno sciacalli nei tuoi confronti. Ad appena diciassette anni, è davvero difficile pretendere che il “ragazzo” voglia privarsi di svago, libertà fuori dal campo, vivere la propria età. Le famose “Balotellate” da ragazzo, lo hanno bollato come bad boy per tutto il resto della carriera. Dopo l’Inter, e a seguito dell’esperienza City con Mancini, in cui magari molti lo ricordano per uno scialbo ed inutile colpo di tacco, “Why always me” torna a Milano. Sponda rossonera, in un Milan che è solo il fantasma di se stesso, trasformandolo. Dandogli un animo. Lì, per la prima volta, oltre la sublime classe, dimostra che la sua personalità è imponente. Il Milan da squadra senz’anima inizia a far paura, perché c’è un omaccione che vuole trascinare la squadra; al Milan, dopo essere stato un calciatore dell’Inter, giusto per ribadirlo. Nell’Europeo del 2012, a distanza di soli due anni dalla disfatta sudafricana, prende la squadra per mano, insieme ad Antonio Cassano, dando vita ad un attacco violento, tecnico, spavaldo, vincente. I due si combinano alla perfezione parlando la stessa lingua: quella dei campioni. Purtroppo, in nazionale, quella competizione rappresentò il canto del cigno.
Il mestiere più bello del mondo: l’allenatore del giorno dopo
È bastata una non-diretta qualificazione ai Mondiali per contestare squadra e allenatore. A distanza di poco più di quattro mesi dal trionfo europeo, iniziano a cadere le prime accuse nei confronti di Roberto Mancini, a partire da: “doveva convocare…..“.
L’IPOCRISIA
Mario Balotelli ha sempre diviso l’Italia, se non l’Europa, in due fazioni: “balotelliani” e “non balotelliani”. Nonostante la maggior parte dei tifosi -italiani- si sia sempre schierata contro di lui a causa del suo atteggiamento; oggi, pur di andare contro le scelte dell’allenatore, v’è chi vorrebbe un suo ritorno. Su di lui ne sono state dette tante, a partire da quando non è stato incisivo nel Brescia, a quando si è “ridotto” -secondo taluni – a militare nel Monza. Magicamente, oggi viene esaltato a gran voce.
Balotelli, ancora oggi, una chance la meriterebbe. Purtroppo ciò che è davvero mancato nell’Italia di quest’ultimo decennio è il cannoniere che nasce una volta ogni quindici anni. Quel calciatore imprevedibile, capace di risolvere la partita con una giocata, in grado di far tremare i difensori avversari con uno sguardo. Il 9 duttile, dribblomane quando serve, potente all’occorrenza, eclettico e irriverente come il più tormentato artista. Tutto ciò andava detto prima. Quest’infatuazione nei confronti di Balotelli è mera come le parole che promanano dai sopracitati “allenatori del giorno dopo”.
Dunque, un ipotetico ritorno in nazionale, non sarebbe sbagliato, anzi. Ciò che è sbagliato è stato prima l’atteggiamento nei confronti di Mario Balotelli, poi nei confronti del calcio, spesso macchiato dall’ipocrisia di chi lo guarda con gli occhi sbagliati.