E se la followership del Napoli fosse una forza?
Vincenzo Imperatore, nello spiegare la differenza fra leader e follower, delinea cinque profili di quest'ultimi. In quali di questi collocheresti i calciatori del Napoli?
© NAPOLI – FOTO MOSCA
E se il Napoli avesse consapevolmente e strategicamente scelto di essere competitivo con calciatori non dotati di spiccata leadership ?
La settimana scorsa abbiamo dato le pagelle della leadership ai giocatori della rosa del Napoli e si è scatenato un acceso dibattito sui social. Se esprimessimo la valutazione del fattore “leadership” su una scala a 6 valori ordinata in modo crescente in una progressione del tipo “basso/medio/alto” (ove i valori centrali 3 e 4, indicano potenziali di leadership medi), emergerebbe per la squadra del Napoli una leadership media di 2,5!
Una caratteristica, ormai storica, dei profili dei calciatori dell’era De Laurentiis, un problema che la squadra azzurra si porta dietro dal dopo Mazzarri in poi.
Era emerso già con Benitez, si è accentuato con Sarri, è deflagrato con Ancelotti (le risorse con scarsa personalità quando esternano lo fanno da bambocci isterici), ed ovviamente ha condizionato pesantemente anche Gattuso la cui esperienza nulla sembrerebbe aver provocato in termini di crescita mentale dei calciatori.
Ora Spalletti, bisogna darne atto, sta ricostruendo mentalmente la squadra ma la carenza di leadership in campo è sempre molto evidente.
Il problema, quindi, non è l’allenatore: ne abbiamo cambiati 5, alcuni con un curriculum vitae di prestigio, con 5 differenti stili di leadership e nessuno è riuscito a far maturare un gruppo di calciatori dalla scarsa potenzialità psicologica.
Allenatori con una forte leadership che gestiscono calciatori dotati prevalentemente di followership.
Si tratta, allora, di una precisa responsabilità strategica del presidente che ha indirizzato ed avallato scelte di chi fa il mercato che raramente hanno privilegiato giocatori dalla forte personalità, preferendo investire, consapevolmente, in ragazzi che sono sostanzialmente dei followers.
Nelle società di calcio, aziende che in Italia fatturano circa 4,7 mld di euro e rappresentano uno dei 10 principali settori industriali del paese, il calciomercato è un importante momento della vita aziendale assimilabile ai processi di selezione del personale tipici delle imprese operanti negli altri settori industriali.
Un momento fondamentale per la ricerca dell’efficienza del business.
Si tratta della fase in cui si ricercano le figure-chiave dell’organigramma aziendale, i calciatori appunto, quelli che “realizzano il prodotto” che deve poi essere venduto dai manager dell’azienda per fare profitti.
La selezione del personale è una fase molto delicata per qualsiasi azienda: inserire una persona che non possiede i requisiti necessari, infatti, non solo può portare a una perdita di tempo e denaro, ma può anche essere causa di squilibri ai danni del gruppo di lavoro.
E non credo assolutamente che la scelta di non dotarsi di giocatori dalle forti personalità sia il risultato di una decisione di pancia del presidente.
Attenzione al termine, però, da non travisare per effetto dell’abuso nel linguaggio dei social network. Perché si può essere competitivi anche con la followership. Forse non vincenti, ma sicuramente competitivi.
La followership essere definita come la competenza nel collaborare e supportare, con il proprio impegno, una leadership nella realizzazione di obiettivi comuni.
La followership è l’opposto e non il contrario della leadership. I contrari si escludono reciprocamente, mentre gli opposti si generano a vicenda, hanno bisogno l’uno dell’altro per esistere, come la luce e l’ombra, il caldo e il freddo, l’attacco e la difesa, il prima e il dopo.
La stessa leadership (dell’allenatore in questo caso) non esisterebbe senza followership e sviluppare alcune caratteristiche come collaboratore aumenta la possibilità per l’allenatore d’essere un ottimo condottiero.
Un’utile descrizione degli stili di followership la propone da Robert E. Kelly partendo dagli atteggiamenti degli individui in posizione di follower rispetto a due dimensioni: la capacità di pensiero critico e la passività/attività del coinvolgimento. Sul piano della capacità di pensiero critico i follower migliori pensano per se stessi, fanno critiche costruttive, sono innovativi e creativi, mentre ai peggiori bisogna dire cosa fare, non sono autonomi, non pensano. Sul piano della capacità di partecipazione attiva, invece, i follower migliori prendono iniziative, si assumono responsabilità, vanno oltre a quanto loro richiesto, mentre i peggiori sono passivi, richiedono supervisione continua e sono pigri.
L’incrocio di queste dimensione fa emergere 5 profili di follower:
• l’alienato: è dotato di pensiero critico indipendente, ma non è attivo nello svolgimento del suo ruolo e della sua attività. Critica gli sforzi del leader, è scontento e frustrato, ha scarso entusiasmo, è concentrato su se stesso e spesso attacca gli altri. Può essere stato un efficace (altra categoria) ma è diventato alienato per perdita di motivazione o a causa di una delusione.
• il conformista: è coinvolto attivamente nel lavoro, ma non esprime indipendenza di pensiero, adeguandosi alle proposte del leader e al pensiero dominante nel gruppo. Ha un forte senso del dovere, desidera compiacere il capo ed evita contrasti e conflitti.
• il pragmatico: il suo stile di followership cambia in funzione delle situazioni. Non assume posizioni forti ed evita di impegnarsi più di quanto richiesto. Non gode della fiducia degli altri ed è opportunista.
• il passivo: si adegua alle direttive impartite dal leader e svolge le sue mansioni senza entusiasmo. Necessita di una supervisione costante e non si sforza mai oltre il necessario.
• l’efficace: è il follower che tutti vorrebbero. Attivo e dotato di pensiero critico, vede il leader in modo realistico, conscio dei pregi e dei difetti. Con lui costruisce quindi una relazione positiva e costruttiva ed è una risorsa preziosa.
Provate ad inserire i calciatori del Napoli all’interno delle categorie ed avrete il quadro completo: e se il merito di Spalletti sarebbe quello, constatata la scarsità di leadership, di avvicinare quanto piu’ possibile le dimensioni della followership dei suoi calciatori al profilo dell’efficace?