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Napoli-Inter: “Istanbul è nostra” e l’addio di Spalletti

Napoli-Inter: “Istanbul è nostra” e l’addio di Spalletti

©️ “NAPOLI-INTER” – FOTO MOSCA

Tre ad uno secco, senza possibilità di recriminazioni, nonostante la gestione arbitrale di Napoli-Inter da parte di Marinelli sia stata disastrosa. La banda Spalletti le suona anche ai nerazzurri e fa 13 come al Lotto, anzi 19: perché da ieri non c’è squadra del campionato che non le abbia prese dai Campioni d’Italia.

Ci sono passati tutti prima o poi, mancava la finalista di Champions League trafitta dal sinistro uncino del capitano e capopopolo Di Lorenzo, autore di una rete che non vincerà di certo il FIFA Puskás Award ma si prenderà il podio di Goal Deejay per più di qualche settimana. Perché Napoli ha fame di riconoscimenti, nonostante tutto: la condizione, Spalletti, Giuntoli e la rivoluzione. 

Chi mette a referto i numeri a Castelvolturno non può ancora posare la penna. Il Capitano ha fatto 100, e la matricola Gaetano 101: sono le reti segnate in stagione dal Napoli. 86 i punti in classifica, ne mancano appena 6 per superare il record storico di Sarri (91), ne mancano appena sei per chiudere la stagione: un’altra coincidenza?

Al Maradona abbiamo goduto di una bella partita, giocata ad ottima intensità, non dovuta date le ambizioni e il momento del campionato, o almeno dal Napoli. E, invece, gli azzurri volevano vincere, per quanto su detto, per Spalletti, per rivalsa come ha raccontato Di Lorenzo a DAZN. Gli uomini di Inzaghi non potevano restare gli unici imbattuti dai tricolorati.

Non potevano anche, o forse soprattutto, perché quella finale di Istanbul non l’avrebbero conquistata se fosse andata diversamente. Se col Milan, il Napoli avesse fatto il Napoli, e l’arbitro… l’arbitro. Spalletti non è riuscito a nascondere la sua amarezza a riguardo, quando nei corridoi dello Stadio ha accolto la sua ex squadra con un “eccoli in finalisti” che della celebrazione aveva ben poco. 

La Champions, o l’accesso alla Champions dell’anno prossimo, che l’Inter deve ancora conquistarsi, voleva farlo passando da Napoli. Non poteva di certo alla maniera d’Inzaghi. In campo un Inter B, perchè mercoledì c’è una finale di Coppa Italia contro la Fiorentina da vincere. Perché vanno risparmiate le forze per l’altro atto conclusivo, quella contro il City. Sarà difficile se il piano dovesse essere tutti indietro e pedalare quando se ne ha la possibilità. Catenaccio e fuggi. Gli inglesi hanno delle troncatrici “grosse così”.

Al 41esimo è finito a farsi la doccia Gagliardini che cercava in tutti i modi di conquistarsi il secondo giallo, e il primo rosso in 169 partite di A. L’espulsione è arrivata anche in ritardo. L’ha sbloccata Anguissa che si è girato in area come un Anguilla, da centravanti navigato, è ruotato su se stesso e l’ha scaraventata alle spalle di Onana. 

L’ha pareggiata Lukaku approfittando di un Juan Jesus presente solo fisicamente. A risolverla ci ha pensato Di Lorenzo con un sinistro a giro da cineteca. La ciliegina sulla torta l’ha messa Gaetano o il destino che gli ha permesso di siglare il suo primo gol in maglia azzurra

La doppia mandata alla gara e alla stagione però porta la mano di Spalletti che in conferenza ha pronunciato la parola “addio” senza usare la bocca. Siamo andati per giorni alla ricerca della verità, provando ad interpretare le informazioni a nostra disposizione. La rabbia per la PEC, i mancati auguri, quella frase sulla Champions, il timore di non essere competitivi, erano tentativi di arrivare per primi. Ma il primo era lui, Luciano Spalletti, che meditava l’addio già dallo scorso campionato. Le potenzialità del Napoli, il calore della piazza, le vittorie sono state figlie che sospendono il divorzio.

Ora si son fatti grandi, i calciatori, i tifosi, i sogni realizzati. Non c’è più nulla da proteggere. Spalletti vola via, gli auguriamo il meglio ringraziandolo e conservando il suo posto nella storia per sempre. Il Napoli, però, non atterra, resterà in cielo. 

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