Lecce, i frutti del metodo Damiani: una squadra imprevedibile!
Damiani e Corvino hanno dato vita ad una creatura pronta a spaventare la Serie A: attenzione al Lecce quest'anno!

© “DAMIANI” – FOTO MOSCA
Contro la Lazio lo stadio Via del Mare è tornato a vibrare: i tifosi salentini hanno dato vita ad uno spettacolo puro alla prima giornata di campionato. Lì, in quello che è il tacco dello stivale, il pallone sembrava esser, sgonfio, infangato, ai margini della strada. Ma, da tre anni a questa parte, il Presidente Sticchi Damiani s’è rimboccato le maniche: unico scopo quello di riavere un pallone da calcio brillante, nuovo, pronto per essere stoppato e calciato al volo. Grazie, tra gli altri, a Corvino e Trinchera, sono stati raggiunti incredibili attraverso l’utilizzo di poche parole d’ordine. Identità, seppur in modo un po’ relativo, quasi più vicina al senso d’appartenenza e di unità, sostenibilità e, per finire, un pizzico di sana imprevedibilità.
Identità
Il tempo avanza inesorabilmente, ma se c’è un modo per restare impermeabili al frastuono della modernità fatta di loghi armoniosi e maglie adeguate al modello street-wear, questo è quello d’impregnarsi d’amore verso la propria terra, non spezzare il legame con la tradizione per via delle leggi del mercato. Infatti, il Lecce, seppur non vanta chissà quanti giocatori italiani o pugliesi in rosa, porta sempre con sé, e con estrema fierezza, l’identità e l’orgoglio di essere salentini. E come? Attraverso le maglie progettate per questa stagione.
La prima maglia, classica a strisce rosse e gialle, presenta una trama molto originale nella quale è rappresentata la tifoseria, sempre presente in casa e in trasferta. In pratica, un omaggio ai tifosi, alla gente. La terza, invece, vuole rendere omaggio ad un altro capolavoro della società pugliese, quello compiuto dalla squadra Primavera laureatasi nella scorsa stagione campione d’Italia contro ogni pronostico. Sul fianco di questa maglia, infatti, è stato riprodotto un bel tricolore stilizzato. Con la quarta, invece, si vorrà ricordare il 2 dicembre la scomparsa di due bandiere della storia del club, Michele Lorusso e Ciro Pezzella.
Dunque cosa interessa da dove proviene il calciatore, l’importante è portare sempre con sé i valori, gli ideali, e la storia di uno dei club più importanti del Mezzogiorno italiano.
Sostenibilità
È una parola che abbiamo sentito spesso recentemente, utilizzata soprattutto quando si fa riferimento al modello gestionale di Aurelio De Laurentiis. Le due società, quella napoletana e quella leccese, per quanto diverse in termini di obiettivi, sono molto più simili di quanto si possa immaginare. Lo stesso Damiani, non troppo tempo fa, ha ammesso che Lecce e Napoli possono fare scuola in futuro, soprattutto alla luce delle diverse difficoltà nelle quali cadono alcune grandi squadre italiane ed europee. Investire, ma con intelligenza: prendersi dei rischi, cercare calciatori che non sono sui taccuini di altri club. Poi valorizzarlo, attenderlo e -come affermato dal Presidente- quando è all’apice ottimizzare l’investimento per poterne fare altri.
Non è un caso che a seguito delle cessioni di Hjulmand e Colombo, dopo le dimissioni di Baroni, la squadra abbia iniziato il campionato addirittura meglio di come abbia concluso quello precedente. E che, tra l’altro, sia stata in grado di sconfiggere la squadra di Maurizio Sarri con la squadra più giovane della Serie A, sia prendendo in considerazione l’undici iniziale che l’intero organico. Approfondendo quest’ultimo maggiormente, non c’è bisogno della lente d’ingrandimento per capire la tendenza ad una linea giovane, che punta alla valorizzazione di talenti da cui ricavare giovamento sia a livello sportivo che finanziario attraverso le cessioni. Per di più, diversi giovani il Lecce se li fabbrica da solo: alcuni giovani campioni d’Italia (Primavera) sono scesi in campo subito contro la squadra capitolina, come ad esempio Dorgu o Burnete, entrato nel finale. L’unico calciatore Over 30 è Dermaku, che compirà 32 anni il prossimo gennaio.
Oltre ad investimenti intelligenti, alla ricerca di calciatori giovani quanto interessanti, va evidenziata anche una particolarità che deroga alle consuetudini del calcio moderno sulla quale ha già fatto luce il Presidente Damiani. In un momento storico in cui tanti club s’ingarbugliano in complesse formule per sopperire ai debiti, il Lecce può vantare ben 24 calciatori su 25 di proprietà. Soltanto il talentuoso svedese Almqvist è arrivato in prestito, quest’anno, dal Rostow. Ciò significa che l’impero può essere considerato ancora in una fase quasi embrionale, e che, qualora la stagione dovesse rivelarsi positiva, tantissime entrate possono rendere il Lecce forte sul mercato delle prossime stagioni.
Differenze sostanziali si possono cogliere con le dirette rivali per la salvezza, come ad esempio il Genoa o il Frosinone, tappezzate di calciatori in prestito a causa di una situazione economica poco stabile. Oppure, a maggior ragione, le squadre di Serie B che, tra l’altro, contano diversi giocatori esperti in rosa. I cosiddetti esperti di categoria, pronti a bazzicare nelle diverse squadre di prima classe per portarle alla promozione e poi trasferirsi altrove. Un unicum, quindi, rappresenta il Lecce. E perché, Le top squadre d’Italia non ricorrono comunque alle innovative formule di mercato? Quello realizzato da Damiani, è bene ripeterlo, è un autentico capolavoro di gestione.
Imprevedibilità
Se è vero che nulla è lasciato al caso, c’è da dire che un pizzico di fortuna è sempre necessario per crescere ed aprire nuovi orizzonti davanti a sé. Nessuno infatti si sarebbe aspettato che i salentini avrebbero terminato lo scorso campionato da Campioni d’Italia subito dopo una promozione tranquilla, anticipata dalla stagione della promozione. Ciò è sicuramente frutto dell’impegno e della progettazione, nonché dei costanti investimenti nei giovani, ma anche delle cadute di Sassuolo e Juventus. Per non parlare del disastroso campionato del Milan. Inoltre, per quanto riguarda la prima squadra, chi si sarebbe immaginato di strappare punti al Maradona contro i futuri Campioni d’Italia grazie ad una giocata fenomenale di Colombo? Pareggio che, tra l’altro, è passato quasi in sordina. Insomma, il Lecce è audace, intraprendente, ed imprevedibile in qualsiasi contesto. Degni di nota anche i due pareggi la scorsa stagione contro Roma e Milan.
Cosa nasconde questo modello
Il Lecce Primavera, come abbiamo detto, vince il campionato, ma lo fa praticamente senza italiani. Contro la Fiorentina, incontrata in finale, non c’era neanche un italiano in campo. Tutti stranieri pescati da Corvino, che hanno garantito il successo giovanile alla squadra di Coppitelli dopo quasi 20 anni dall’ultima volta. Filosofia, ad esempio, totalmente opposta rispetto all’Atalanta. L’assenza di giovani azzurri è sicuramente una controtendenza, e non può non ripercuotersi sulla Prima squadra. Quest’anno soprattutto sono davvero pochi i calciatori azzurri a vestire la maglia a strisce giallorosse. Se ne contano 7 in tutta la rosa, di cui 3 sono primo, secondo e terzo portiere. Al momento il gioco vale la candela, e soltanto pochi sciacalli sui social riescono a vedere del negativo nella creatura ideata da Corvino e Damiani. Che la progettualità torni a fare da padrona in tutte le squadre italiane, senza doversi prestare a leggi di mercato che poco hanno a che fare con il calcio.