L’impresa di Sabatini nella tempesta della Salernitana

Sabatini ha di fronte una sfida monumentale, ma il suo coraggio e la sua resilienza da sole non bastano.

SabatiniFoto Mosca
Articolo di Giovanni Santaniello23/01/2024

©️ “SABATINI” – FOTO MOSCA

La Salernitana, sotto la guida esperta di Walter Sabatini, naviga in acque assai tempestose. La missione di Sabatini non è solo ostacolata dalla carenza di fondi, ma anche dalla difficile impresa di disfarsi di calciatori che non hanno saputo onorare il palcoscenico della Serie A. La strategia è chiara come il cristallo: ridimensionare per ricostruire. Tuttavia, la strada verso la realizzazione di questo piano è disseminata di ostacoli che appaiono insormontabili.

Una situazione di stallo

Il neo direttore sportivo si trova così a gestire i cocci lasciati da altri, a cominciare dalla sfilza di contratti assai onerosi per giocatori inadeguati, e per questo impossibili da trasferire altrove. E’ pesante l’eredità lasciata dalla precedente gestione di Morgan De Sanctis. Sabatini ha di fronte una sfida monumentale. Aveva lasciato a Salerno un team ricco di talenti: Ederson, Djuric, Bonazzoli, Ruggieri, Zortea, Dragusin, Verdi, Ranieri; e adesso si è ritrovato al loro posto: Bronn, Lovato, Sambia, Legowski, Ikwuemesi, Stewart, Botheim, e con in più un bilancio disastrato che paralizza ogni mossa. La decisione di sostituire Sabatini con De Sanctis si è rivelata, in meno di due anni, un infelice autogol sia dal punto di vista finanziario che sportivo.

La strategia di mercato

Tra le strette maglie di un bilancio ridotto, le aspettative pressanti dei tifosi e l’impellente necessità di rinvigorire la rosa, si snoda la strategia del “vendi per comprare”. Questo mantra riflette l’incessante ricerca di equilibrio finanziario senza compromettere la competitività sul campo. Il presidente ha dovuto prendere atto dell’estrema difficoltà di liberarsi di quei calciatori che, nonostante le aspettative, rimangono nello spogliatoio. Il loro ingaggio grava come un macigno sulle finanze del club, specialmente alla luce di una possibile retrocessione, rendendo persino la vendita di Coulibaly un’operazione cruciale per garantire una boccata di ossigeno finanziario. Nel frattempo, il dialogo con Dia si dipana con un epilogo ancora avvolto nel mistero.

Sabatini sta cercando di tessere una difficile, se non impossibile, trama che soddisfi le esigenze economiche senza compromettere le ambizioni sportive. Ma la società sembra rassegnata e orientata verso soluzioni più economiche: giocatori svincolati e prestiti sono le parole d’ordine. Ma dopo l’ultima sconfitta casalinga, la cautela nello spendere è diventata ancora più imperativa, con la paura di un monte ingaggi insostenibile che aleggia come un fantasma.

Nonostante l’estrema complessità dello scenario, Sabatini ancora resiste, poiché affrontare e superare le avversità è parte integrante del suo DNA. Anche in assenza di risorse finanziarie, il suo impegno nel portare nuova linfa nella squadra granata non vacilla. Ma come disse Winston Churchill: “Il fallimento non è fatale: è il coraggio di continuare che conta“. Sabatini possiede coraggio da vendere, ma la sua resilienza e perspicacia da sole non bastano. È perciò essenziale che l’intera Società decida, come già fatto in passato, di voler strenuamente difendere la categoria e riponga nell’armadio quella bandiera bianca che qualcuno è tentato di issare frettolosamente sul ponte.

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