Record di “crac”
Da inizio campionato il Napoli è vittima di una sfilza d'infortuni. Il lavoro fisioterapico, rivedibile, produce una serie di "crac", fino a raggiungere un record.

© “OSIMHEN” – FOTO MOSCA
Argomento quasi proibito, come il top secret di fatti e misfatti che ogni Paese del mondo racchiude in forzieri inavvicinabili: è in sincrono con la formulazione di ipotesi, di tentativi falliti di accedervi, ma una certezza, certificata dalla medicheria. Racconta il primato di diciannove infortuni muscolari che hanno afflitto quasi tutti i titolari del Napoli. L’esorbitante numero potrebbe assumere dimensioni anche più corpose se il dato includesse acciacchi di modesta portata. Con garbo, abbiamo segnalato in tempi andati l’anomalia del record, che ha sottratto al campionato per una o più giornate uno, due e perfino quattro giocatori del Napoli. E c’è da citare anche il caso di recidive. Primatista dei forfeit è fuori di dubbio il prode Osimhen, ma in compagnia di altri “colleghi” titolati e ad esempio di Anguissa, fuori gioco seriale.
Tornasse in vita il principe della risata, il titolatissimo Totò non esiterebbe a snocciolare l’intero repertorio di scongiuri contro il malocchio. Gli scettici, negazionisti della iella, scelgono invece la concretezza della ragione e la trasformano in sospetti sulla qualità sanitaria della preparazione atletica, con specifico riferimento al lavoro muscolare dei soggetti azzoppati. Certo, il Napoli, come rileva – osanna! – un acuto, quanto passionale commentatore, invitato da “esterno” a narrare le vicende del Napoli, si propone (in verità non è il solo) con la discutibile alternanza di rendimento tra un tempo e l’altro, tra opacità e brillantezza, grinta e il suo contrario. Il rilievo, anche se tardivamente condiviso, sembra favorire i dubbi sul lavoro fisioterapico degli azzurri e sul paradosso della loro mancata tenuta psicofisica per 90 minuti più over time, sull’esposizione in eccesso al rischio muscolare.
Il ragionamento non prescinde dai faticatissimi tre punti di Verona e Napoli sull’Udinese. Sarà un azzardato sospetto (immediato pardon) ma il film dei due tempi degli azzurri, proiettato nelle due circostanze citate, in visione non “protetta” coglierebbe forse il fitto cicaleccio dello spogliatoio, l’invito nell’intervallo ad abbassare il freno a mano, indossare le cinture di sicurezza e affrontare i secondi 45 minuti di gioco in quinta marcia, piede a tavoletta sull’acceleratore, “avanti Savoia”. Forse è solo una fantasia, indotta dal volto bifronte del Napoli, che nelle gambe e nei polmoni sembra non avere risorse per più di 45 minuti, forse è una tesi fastidiosamente vera, comunque è indiscutibile che problemi muscolare nella dimensione citata sono incompatibili con i ritmi ravvicinati e le fatiche del campionato.