Il mercato del Napoli 2002-03
Il mercato del Napoli 2002-03: avviene un ribaltone che porterà il club azzurro ad un mercato in tono minore e all'incubo della serie C.

© Archivio personale di Davide Morgera
ACQUISTI: BALDINI (Reggina), D’ANGELO* (Chievo), DIONIGI (Reggina), FERRARESE (Cittadella), HUSAIN (River Plate), MANITTA* (Messina), MARCOLIN*(Piacenza), MARTINEZ GONZALO* (Udinese), MONTERVINO* (Ancona), PASINO* (Modena), RUSSO (Puteolana), SAVINO* (Lecce), STORARI (Ancona).
CESSIONI : ALESSI, AMETRANO, ARTISTICO, BACCIN, BIGICA, CARUSO, CRISTIANO*, FERRARESE*,GRAFFIEDI, HUSAIN*, JANKULOVSKI, LOPEZ D’ASERO, LUPPI, MAGONI, MORIERO, RASTELLI, ROCCATI, STORARI*
I giocatori segnati con l’asterisco furono acquistati e ceduti nel mercato di riparazione invernale (dal 4 al 31 gennaio)

Il Napoli di De Canio aveva concluso al quinto posto il precedente torneo di B, a soli sei punti dalla quarta posizione utile per l’accesso diretto in massima serie. La squadra, dunque, aveva bisogno di qualche piccolo ritocco per tentare la pronta risalita dall’inferno ma nell’estate del 2002 avviene un ribaltone che porterà ad un mercato in tono minore e all’incubo della serie C. Il Napoli, infatti, si salverà per un solo punto, con un pareggio farsa a Messina. Quel 7 giugno, in terra di Sicilia, si consumò uno dei più clamorosi ‘biscotti’ del torneo cadetto. Il pari stava bene ad entrambi, ai giallorossi, praticamente già salvi, e agli azzurri. Segna Dionigi, risponde Zampagna al 29′. Partita finita. Dopo mezz’ora.
Ma cosa accadde quella estate di 20 anni fa? Ferlaino, la Storia del Napoli, si fece definitivamente da parte dopo 33 anni di presidenza. L’età di Gesù Cristo. Corbelli, sempre più preso da guai giudiziari, si allontanò dal giocattolo calcio, incapace di farsene una ragione. Lui vendeva quadri falsi nelle tv commerciali, altro che pallone. Uno stanco dopo tanto potere, l’altro non all’altezza di dare una struttura ad una società importante e vogliosa di non perdere la categoria. Tra i due, ecco spuntare Salvatore Naldi, un imprenditore alberghiero prestato al mondo del calcio, il nuovo padrone della società. In seguito il povero Totò dovette vendere anche gli alberghi di famiglia per appianare i debiti. Starà, poverino, ancora imprecando.

La squadra fu affidata nelle mani di Colomba, poi gli subentrò Scoglio (3 vittorie, 3 sconfitte e 4 pareggi) ed infine ancora a Colomba che fece il ‘miracolo’ all’ultima giornata. Serie C evitata ma che paura!


Il mercato fu giocoforza povero di rinforzi, soldi non ce n’erano, si dovevano ripianare i debiti pregressi. Tre nomi su tutti, quelli su cui si appuntarono le speranze dei tifosi partenopei, ormai immalinconiti dalla progressiva decadenza di una società di cui si ricordavano ancora gli scudetti. Dionigi in attacco (farà 19 gol, un ottimo bottino), il ritorno di Baldini in difesa e Ferrarese a centrocampo potevano essere le ‘stelline’ di una serie B da vincere in carrozza prima degli arrivi, dal mercato invernale, di buoni giocatori quali Pasino, D’Angelo, Marcolin, Montervino, Manitta e Savino. Del via vai di Husain meglio non parlarne, il giocatore ‘spola’ tra l’Italia e l’Argentina.

Appunto, il mercato fu di ‘riparazione’ e quindi aiutò solo a salvare la squadra dalla serie C. Se con gli acquisti non si ride, con le cessioni certamente si piange. Vanno via pezzi da ‘novanta’ per la categoria. Ametrano, Bigica, Magoni, Luppi, Jankulovski, Moriero e Rastelli, tra gli altri, erano nomi su cui si poteva ancora puntare ma fu decisa la rivoluzione. Dallo champagne al vino paesano, dal SUV all’utilitaria. Rivoluzione fu ma di quelle che ‘impoveriscono’.

Dei ‘vecchi’, Stellone diventa capitano, Mancini è una garanzia in porta, Bonomi, Bocchetti e Troise sono onesti mestieranti in difesa, Vidigal, Montezine e Sesa sono atleti dal rendimento troppo alterno. Carmando fa ancora il masseur e Starace è già famoso per il suo caffè. Caffarelli e Carannante, colonne del primo Napoli scudettato, prendono in mano le sorti della primavera azzurra con la speranza di scovare nuovi talenti. Scopriranno Pianese, Mancino, Platone, Esposito e Gragnaniello che collezioneranno solo poche presenze a fine anno.

È anche l’anno in cui la società presenta una novità per la maglia. Arriva una bella divisa in stile Argentina ma a bande più larghe e per la prima volta viene abbandonata quella a solo tinta azzurra. Ma evidentemente Maradona non stette a guardare.
Nella prossima puntata il mercato di 30 anni fa, il Napoli edizione 1992-93.