Esclusiva – Aronica: “Napoli da scudetto e alla pari col Barça. Osimhen? Non è come Cavani”
Salvatore Aronica, ex difensore del Napoli, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sport del Sud in attesa della sfida decisiva di questa sera contro il Barcellona.
© “ARONICA” – FOTO MOSCA
La stagione del Napoli è entrata nel vivo. Dopo lo scontro diretto con l’Inter e la grande occasione sciupata con il Cagliari, il calendario ha presentato agli azzurri un percorso impervio: prima la Lazio all’Olimpico, poi il big match con il Milan e lo scontro con il Verona, i cui precedenti hanno spesso riservato brutte sorprese. È lecito ipotizzare che in questo filotto si potranno abbozzare già alcuni verdetti per la stagione in corso.
A proposito di verdetti, sarà da dentro o fuori anche la sfida di questa sera contro il Barcellona. Dopo il pareggio dell’andata e consequenzialmente all’abolizione della regola dei gol in trasferta, la partita del Maradona sarà un vero e proprio spareggio. Sport del Sud ha parlato di tutto ciò con Salvatore Aronica, ex difensore del Napoli di Walter Mazzarri e protagonista della storica cavalcata che si fermò agli ottavi di Champions League.
Salvatore, si sta delineando un campionato estremamente equilibrato. Quale delle squadre in vetta le sembra meglio equipaggiata per la vittoria dello scudetto?
“Quest’anno è molto complicato, si sono assottigliati i livelli sia in zona retrocessione, sia nel mezzo della classifica che nelle zone alte. Credo che alla fine le squadre più attrezzate per lo scudetto siano sicuramente l’Inter e il Napoli. Il Milan, invece, lo vedo un po’ più indietro. Per l’affetto e per l’amore che ho per i colori azzurri, mi auguro che il Napoli possa giocarsela testa a testa fino alla fine con l’Inter e poi trionfare”.
Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare di un Napoli senza carattere. Il suo Napoli, invece, pur essendo qualitativamente inferiore, era sfacciato e se la giocava alla pari anche con le big.
“Rispetto ad oggi, all’epoca c’era un monte ingaggi completamente diverso e non c’erano tutti i top player attuali. Nonostante ciò, quello che era evidente e che ci permetteva di fare prestazioni importanti era la voglia, la fame. Si giocava con il cuore e c’era tanto agonismo. Era una rosa di livello qualitativamente medio-basso, ma mettevamo tutto quello che avevamo in campo. Ecco, al Napoli di oggi certe volte manca quella cattiveria per andare a raggiungere i propri obiettivi anche nelle difficoltà. Nella partita di lunedì contro il Cagliari, ad esempio, è mancato il piglio giusto. Nonostante una squadra in salute con un allenatore importante di fronte, se si vuole ambire allo scudetto bisogna vincerle certe partite”.
Pensa che gli infortuni e le assenze dell’ultimo periodo abbiano inciso sul rendimento?
“Credo che gli infortuni non debbano pesare perché il Napoli ha giocato in condizioni anche più proibitive e ha raggiunto comunque risultati importanti. Si tratta di finti alibi, anche perché le assenze hanno caratterizzato tutto il campionato italiano fino ad ora. Spalletti ha a disposizione una rosa ampia, in grado di giocarsela con tutti. Semplicemente bisogna migliorare l’aspetto psicologico, perché è quello che è venuto meno nelle partite con Empoli, Spezia o Cagliari, appunto. La differenza tra chi vince lo scudetto e le altre, oltre che negli scontri diretti, sta nella capacità di non lasciare punti per strada contro le piccole”.
Questa sera si affrontano Napoli e Barcellona. C’è una favorita per il passaggio del turno?
“Il Napoli può sicuramente approfittare della spinta e del calore del pubblico, mentre il Barcellona è abituato a giocare queste sfide decisive in chiave europea. Non vedo una vera favorita, sarà una sfida molto equilibrata in cui saranno decisivi gli episodi”.
Lei ha vissuto dal campo le emozioni dell’urlo “The Champions”. Quanto può essere un fattore il Maradona?
“Sicuramente il Maradona è quel quid in più che può aiutare il Napoli, proprio perché so bene quello che può dare lo stadio gremito. È un peccato che non si arrivi al 100% della capienza, ma i tifosi sugli spalti possono trasmettere tanta energia. Poi, chiaramente, toccherà ai giocatori scendere in campo e fare il loro dovere. Servirà una partita gagliarda, da Napoli”.
Ci sono dei ricordi particolari a cui è legato?
“Il ricordo più bello è sicuramente la vittoria della Coppa Italia nel 2012 a Roma contro la Juventus. Ma chiaramente non dimentico la magnifica cavalcata europea. Con una squadra nettamente inferiore riuscimmo a superare il girone e arrivare alla doppia sfida degli ottavi con il Chelsea. Sono ricordi indelebili che porterò sempre nel cuore con grande affetto”.
Una domanda da tifoso per lei che li ha vissuti da vicino: quanto era forte il tridente Hamsik, Lavezzi e Cavani?
“Beh, l’asse importante della nostra squadra erano proprio loro. Cavani, Lavezzi e Hamsik sono riusciti a trascinarci a successi importanti con la loro classe e la loro voglia di far grandi cose. Dietro eravamo una squadra abbastanza gregaria con Cannavaro, Campagnaro e Grava. In mezzo c’erano Pazienza e Gargano a fare legna, con Zuniga e Maggio sulle fasce. Il talento era tutto nel reparto avanzato (ride, ndr)”.
Pensa che Osimhen potrà raggiungere i livelli del Matador?
“Ti dico la verità: forse è ancora un po’ presto per un giudizio complessivo, ma a primo impatto non credo che abbia la cattiveria, la concretezza ed il fiuto del gol di Cavani. Non penso li abbia nelle sue corde”.