L’etereo organigramma del Napoli spiega bene chi prende le decisioni nella società e di chi sono le responsabilità

“Fatt accattà a chi nun te sape”, questo detto si usa principalmente quando una persona che conosciamo compie un’azione del tutto fuori dal suo modo di vivere e poco coerente con la sua natura. Ovviamente stiamo parlando del presidente Aurelio De Laurentiis.

De Laurentiis
Articolo di Vincenzo Imperatore24/05/2022

©️ “DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA

Fatt accattà a chi nun te sape”, un’espressione tipicamente partenopea che significa letteralmente “fatti comprare da chi non ti conosce”, ha un preciso significato: la persona alla quale viene riferita questa frase ha chance più favorevoli di convincere dei soggetti che non sono propriamente e del tutto a conoscenza della natura dell’individuo in questione. L’uomo “in vendita”, perciò, avrebbe vita sicuramente più ostica se il suo mercato fosse composto soltanto da chi sa di che pasta è fatto in realtà. Questo detto si usa principalmente quando una persona che conosciamo compie un’azione del tutto fuori dal suo modo di vivere e poco coerente con la sua natura. E di quest’azione siamo inoltre capaci di comprendere il secondo fine, lapalissiano appunto per chi sa di che pasta è fatto un conoscente, ma meno palese e più recondito per chi ha meno dimestichezza con l’animo del suddetto.

Questo “paraustiello” è diretto al nostro caro presidente che vuole farci credere che le decisioni giuste per la gestione della sua azienda-calcio sono prese direttamente da lui, e qui nessun dubbio, mentre quelle sbagliate siano state o sono prese da altri.

Eh no, caro presidente, qui ci vuole l’espressione “fatte accattà a chi nun te sape”.

L’ultimo esempio di questo pantomimico buon esercizio di delega di responsabilità lo ha raccontato ai microfoni di DAZN sottolineando che Ibrahimovic non è venuto a Napoli perché Gattuso non lo voleva.

Una esternazione fornita in un momento ben preciso: quando tutti (anche il “filosofo” Spalletti che ha fatto di tutto per creare consapevolezza di una occasione che difficilmente si può ripresentare) si sono resi conto che nel Napoli mancano i leader, non quelli creati ad arte da una fascia appoggiata su un braccio ma quei condottieri che sono capaci di farsi seguire, di condurre, di guidare il gruppo e la squadra in modo vincente, portando a casa i risultati desiderati.

Una esternazione “strategica” per deresponsabilizzarsi di una decisione che sarebbe stata determinante per il futuro del Napoli.

Una esternazione che può convincere solo “chi nun te sape”.

Perché nel Napoli nessuna decisione, neppure l’acquisto dell’acqua minerale, è presa senza il consenso del presidente.

Il Napoli ha un modello di governance, ne abbiamo parlato su queste colonne, dinastico-imprenditoriale, confermato da un organigramma piuttosto etereo.

L’organigramma aziendale non è un semplice esercizio di disegno o una elencazione di nomi e funzioni sul sito istituzionale.

È qualcosa di meno formale.

È la rappresentazione grafica dei legami funzionali o gerarchici che tengono unite le persone all’interno dell’azienda. La funzione dell’organigramma, troppo spesso sottovalutata, è di fondamentale importanza perché permette di tenere sempre sotto controllo la struttura reale dell’azienda e le mansioni svolte da ciascuno dei suoi componenti.

In questo modo è estremamente facile riconoscere chi prende le decisioni, chi le esegue, chi controlla che il lavoro sia stato svolto, chi bisogna ascoltare, da chi bisogna farsi ascoltare e con chi collaborare.

A guardare l’organigramma del Napoli, non risulta che Gattuso, l’allenatore del Napoli, fosse il responsabile dell’area tecnica , un allenatore-manager all’inglese che decide la campagna acquisti-cessioni.

Esiste nell’organigramma un direttore sportivo: cosa disse al riguardo di Ibra? Nulla? Allora le responsabilità sono anche sue se il Napoli pecca enormemente di leadership in campo e nello spogliatoio.

Una responsabilità che continuerà a sussistere se anche nella prossima campagna acquisti-cessioni non si colmi questo gap nella banda dei “fantastici perdenti”.

E poi c’è un amministratore delegato. E poi c’è lui, il presidente.

Ma è mai possibile che solo Gattuso abbia avuto questa capacità negoziale di convincere tutta questa gente e soprattutto il presidente a non prendere Ibrahimovic, laddove ben piu’ autorevoli e referenziati allenatori come Ancelotti (che voleva cedere Insigne) o Benitez (che aveva richiesto calciatori di diverso spessore) non erano stati proprio ascoltati?

Presidè fatt accatta’ a chi nun te sape”!

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