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Arbitri e "sistema" sono gli alibi dei perdenti. Il Napoli scende in campo, domina la Roma e porta a casa altri 3 punti dall'Olimpico.

Articolo di Mario Gargiulo24/10/2022

©️ “OSIMHEN” – FOTO MOSCA

Ci siamo lasciati domenica scorsa manifestando, convinti, una grande fiducia verso questo Napoli. Fiducia nella sua forza, mentale e tecnica, e fiducia da sempre in Luciano Spalletti.

Spalletti ha conseguito nel suo primo anno da noi il traguardo insperato della CL: nonostante uno spogliatoio marcio, infestato da mezzi calciatori ed ex atleti alla fine della loro parabola. Gente che ormai dispensava solo veleno a chi li allenava e a chi li tifava ottusamente.

Avevamo auspicato, implorato, un repulisti che finalmente c’è stato e ha consegnato al tecnico una potenziale macchina da guerra che tale è diventata grazie a lui, capace di trasformare ex abrupto in risultati la sagacia e la lungimiranza della società.

La vittoria contro la Roma è una “milestone” del nuovo percorso. L’anno scorso di questi tempi pareggiammo all’Olimpico contro una squadra distrutta pochi giorni prima dal Bodoe e lo considerammo un punto guadagnato: in una partita molto simile a quella di ieri, la Roma ci era stata infatti complessivamente superiore e aveva avuto le occasioni migliori.

Ieri avremmo potuto anche pareggiare: ma dopo aver dominato in casa di una potenziale concorrente, distante da noi solo quattro punti, e dando seguito alle prestazioni esterne contro Lazio, Milan e Ajax. A testimonianza della caratura raggiunta da questa squadra.

Prima ancora che convincere per il gioco davanti, il Napoli ha impressionato per la solidità difensiva che tutti hanno attribuito all’impotenza degli avanti della Roma e nessuno alle qualità e compattezza della compagine partenopea. Abbiamo dovuto sorbirci patetici complimenti alla gestione tattica di Mourinho – un simil Joker durante e dopo il match – nonostante la Roma abbia subito di tutto senza combinare niente, soprattutto nel secondo tempo.

Spalletti ieri ha dominato la partita dall’inizio alla fine: tra l’altro ha tenuto in campo l’insostituibile nigeriano e ha avuto il coraggio di avvicendare Zielinski con un ottimo Gaetano, gettandolo nelle fiamme degli ultimi 15 minuti di una partita fisicamente feroce. Ha effettuato solo tre dei cinque cambi a disposizione, consapevole dell’importanza degli equilibri di una squadra che aveva schiacciato per l’intero incontro gli avversari nella loro metà campo, manco fossero lo Spezia o la Cremonese.

C’è stata anche qualche prestazione rivedibile: Ndombele, circondato dai picchiatori centrali romanisti non ne ha retto il confronto fisico, per lui un passo indietro; Jesus con più di qualche incertezza su Zaniolo, incapace di tenerne il passo quando Olivera, comunque cresciuto alla distanza, nella prima mezz’ora ha aperto buchi profondi sulla sinistra; Kvara, picchiato per tutto l’incontro dai fabbri romanisti, rimasto a lungo fuori dalla partita. Ciononostante, e qui sta la grandezza del Gruppo, mantra di Spalletti, gli undici tutti insieme hanno dominato e vinto.

Se saremo capaci nelle prossime settimane di conservare determinazione e orientamento al risultato, arriveremo alla sosta per la Coppa del Mondo in una posizione di classifica che non ci consentirà più di nascondere l’obiettivo massimo. Sarà una dura prova per tutti, tecnico, squadra, tifosi gestirlo con la maturità della grande piazza e non come una provinciale che si piange addosso e vede complotti dappertutto.

L’arbitro e il “sistema” saranno sempre l’alibi dei perdenti, ruolo che a Napoli sappiamo interpretare come nessun altro. A buon intenditor…