Un calcio alle palle – Fiorentina-Inter? Arbitra la dea bendata. Mourinho, riconosci il rumore dei nemici?

Tenendo presente fragilità e rispetto, non risparmieremo sarcasmo, ironia e sfottò a sportivi che si sono resi protagonisti nel weekend, nel bene o nel male.

mourinhoSALERNITANA ROMA NELLA FOTO: FOTO MOSCA - AG. LIVERANI
Articolo di Francesco Gorlero25/10/2022

© “MOURINHO” – FOTO MOSCA

Chi è bendato al Franchi, la Dea o Valeri?

Altro giro, altra corsa e altro regalo. Bisogna riconoscere che l’Inter gode davvero di una buona sorte. O almeno nelle ultime 2-3 stagioni. La dea bendata ha benedetto il biscione nerazzurro in più modi, persino i più rocamboleschi. Basti pensare alla rete che ha regalato i 3 punti ai ragazzi di Inzaghi, sabato sera, contro la Fiorentina. Maldestra spazzata di Venuti, rimpallo fantozziano, stinco di Mkhitaryan, sfera in fondo al sacco, Terracciano incredulo. Ecco l’incredibile sequenza che ha decretato il 3-4 finale al 95’. Il tutto condito da una evidente spinta di Dzeko a centrocampo su Milenkovic non rilevata dall’arbitro Valeri. E qui la lingua batte dove il dente duole. Infatti, non si tratta dell’errore che ha sancito la sospensione del fischietto romano fino al 2023. È la mancata espulsione di Dimarco per un intervento killer in area di rigore sul povero stinco di Bonaventura ad aver sollevato il polverone. Rigore concesso, seppur dopo essere stato richiamato al monitor dal Var. Il cartellino rosso, quello, invece, è rimasto al caldo, nel taschino di Valeri.

Eppure, l’arbitro è andato a rivedere, controllato bene le immagini, stabilito di aver giudicato male e, di conseguenza, ha cambiato decisione e concesso il rigore ai viola. La domanda, tuttavia, resta: come è possibile non considerare un intervento simile da espulsione, oltretutto con l’aggravante di essere stato commesso in area? Siamo sicuri che sia la dea ad essere bendata e non i Valeri di turno? Lungi da me pensare male, ovviamente. Sono errori, si commettono. È curioso come si ripetano di volta in volta coinvolgendo l’Inter. Ma certamente, è solo un caso. Come si dice, “la fortuna aiuta gli audaci”. Forse, lassù, o ovunque le divinità dimorino, hanno ritenuto i nerazzurri intrepidi e gagliardi. Noi, umili mortali, per contro, non siamo riusciti a vedere cotanto ardimento. Anzi, per lunghi tratti della gara, ci è sembrata essere la Fiorentina ad avere il pallino in mano. Comunque, la giornata undici si è conclusa e oggi è un altro giorno, con un vento dolce e un cielo dall’aspetto dolcissimo. Un’ultima cosa: che sia responsabilità della dea, o di chi per lei, almeno per i 90’ di gioco sarebbe indicato togliersi la benda dagli occhi. Grazie.

Mou, ricordi il rumore dei nemici? Guardati allo specchio

Attenzione, lo “Special One” è stato vergato dalle sue stesse parole. Si deve stare attenti a cosa si dice per evitare contraddizioni o figuracce. In questo caso, invece, José Mourinho deve, suo malincuore, accettare di essere fustigato da sé stesso. “Il rumore dei nemici, che poi piangevano, era bellissimo: era più forte il tremore del rumore, e se ci pensa bene è la stessa cosa: quando c’è rumore è perché c’è paura”. Sono parole tue, José. Eppure, domenica sera, al termine del posticipo perso all’Olimpico, contro il Napoli, hai fatto rumore. E neanche poco a dirla tutta. Prima, dichiarando di non meritare la sconfitta. Poi, sfruttando un giochetto psicologico, hai finto di non ricordare il nome di Lozano, per enfatizzare la comunicazione sul termine “tuffa”. E, in effetti, hai distolto ancora una volta l’attenzione dal punto centrale: Roma-Napoli 0-1, 0 punti conquistati. Confidavi nella maledizione degli uomini, propensi a dimenticare, ma non tutti dimenticano. Specialmente con parole rimaste nell’immaginario collettivo. Parole che oggi si ritorcono contro, come figli ribelli in età adolescenziale.

È comprensibile che le ambizioni di José Mourinho a inizio campionato fossero legittime. L’arrivo di pezzi da 90 come Dybala, Matic e Wijnaldum aveva infuocato l’ambiente romano e destato ottime impressioni. Il problema giallorosso è il ruolino di marcia impressionante del Napoli, senza considerare i campioni d’Italia del Milan che non mollano di un centimetro. Se il tecnico lusitano aveva cullato gloriosi propositi per la sua Roma, presto la realtà lo ha ripiombato allo stato attuale delle cose. Non ci permetteremmo mai di dare consigli riguardo la comunicazione a un “one man show” come Mou. Equivarrebbe a voler suggerire a qualcuno come respirare. Forse, però, in una fase della sua carriera in cui non è alla guida di una corazzata europea, sarebbe più saggio abbassare i toni dello scontro verbale, magari utilizzando l’umorismo. Sappiamo che ne sarebbe assolutamente capace. Anzi, probabilmente avremmo la fortuna di vedere un nuovo José, una sorta di Boskov più tagliente e meno simpatico, ma altrettanto colorato. Ripetere i canovacci del passato non porterà a nulla di buono per lui e la sua squadra. Oggi, il nemico di Mou è José, e sta facendo tanto rumore.