©️ “STADIO” – FOTO MOSCA
Firenze, patria della cultura, culla della lingua italica, deve la sua fortuna a Lorenzo De Medici detto il Magnifico, che ne ha fatta di essa, una signoria ricca, potente e rispettata.
Grandi mecenati, illustri scrittori, maestri di bottega e geni indiscussi, si sono susseguiti nel corso dei secoli, molti dei quali hanno lasciato il segno nella storia.
Oggi Firenze lascia il segno nei nostri cuori e nelle nostre orecchie per quei squallidi cori che si ascoltiamo allo stadio, l’inciviltà di questa tifoseria è sotto gli occhi di tutti.
L’episodio da sottolineare vede l’anticipo di sabato sera. In una rocambolesca partita, Fiorentina-Inter finita 3 a 4 al fotofinish. I viola avevano riacciuffato la partita al 90esimo, poi beffati al 95esimo da Mkhitaryan, con un goal in contrpiede, forse da annullare, ma che non giustifica la rabbia di alcuni tifosi che si sono scagliati contro un solo uomo, colpevole di esser tifoso dell’Inter.
Nei vari video riportati sui social si vede chiaramente la caccia all’uomo e una voce di sottofondo che incita gli altri a buttare di sotto “Dimarco” (il ragazzo aveva indosso la maglia 32 di Dimarco). Una zona di campo molto calda, con assenza di forze dell’ordine e di steward.
Non è il solo episodio. È sufficiente pensare a Fiorentina-Napoli, match in cui, a fine partita, mister Spalletti si scagliò contro alcuni tifosi denunciando l’accaduto in conferenza stampa:
“Son sempre gli stessi che dall’inizio alla fine ti vengono lì ‘la maiala di tu ma, la maiala di tu ma, la maiala di tu ma, la maiala di tu ma’ per 90’ con dei bambini vicino che li guardano così e ascoltano. Nessuno gli dice niente, non è corretto. Sono anni e anni e anni che sento dire le stesse cose per cui bisogna prendere delle precauzioni, se ci sono tre deficienti che stanno lì dall’inizio alla fine che fanno in questa maniera qui, bisogna dirglielo perché sennò…”.
Sia Comisso, che il suo braccio destro, Joe Barone, difesero la curva e la città, ma dinanzi all’evidenza del bambino Gioele che indossava la maglietta del Napoli al contrario per non dare noie ai genitori, bisogna intervenire per risolvere un cancro che attanaglia il calcio italiano.
La violenza negli stadi è un problema da affrontare, da gridare a chiare lettere, non si può e non si deve giustificare la violenza verbale e gli insulti xenofobi. Si va allo stadio, per sostenere la propria squadra e i propri colori e godersi lo spettacolo calcistico, non certo per riversare la violenza, la rabbia che riserva nel proprio essere.
È inutile indignarsi per le donne iraniane, o per le oltre 6000 morti bianche nei cantieri del Qatar, se prima non cambia casa nostra. È semplice guardare la pagliuzza nell’occhio di mio fratello, quando nella nostra c’è una trave.
Nel 2001, in un Inter-Atalanta, il booster di un bergamasco volò dagli spalti, incendiato e bruciato dagli ultrà interisti, una delle pagine più nere della storia calcistica.
Filippo Raciti, ispettore di polizia, nel 2007 perse la vita a causa degli scontri tra Ultrà catanesi e forze dell’ordine fuori al Massimino di Catania.
Ciro Esposito, tifoso napoletano, nel 2014 muore a causa di un colpo di pistola esploso a pochi passi dall’Olimpico di Roma.
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