©️ “GARCIA” – FOTO MOSCA
Da “quelle” parti dicono che “vincere è l’unica cosa che conta”, e, in effetti così è. Il Napoli colora nuovamente d’azzurro il cielo sopra Berlino e tanto basta. Union domato, per uno a zero, e passaggio agli ottavi di Champions che prende sempre più le sembianze di una passeggiata di salute con tanto di scatto avanti nel ranking che tanto garba a papà Aurelio.
Non diverte, dicono i più. Non dominano, storcono il naso quelli di bocca buona. Eppure fa semplicemente quello che deve fare, superare un avversario nettamente inferiore che ha corso rappresentando al meglio l’ideale “sturm und drang”. Come tutti i grandi valori prima o poi si depauperano. Il Napoli è stato matematico, cinico, ha aspettato che il movimento prendesse la sua fine naturale per sancirla. Ha chiuso la storia alla prima occasione utile, col minimo sforzo.
Al 65esimo si è servito della qualità del suo migliore giocatore (Kvara) che ha preso per la mano i difensori dell’Union portandoli a funghi, e poggiato la sfera in mezzo delicatamente per Raspadori, il quale ha trasformato in rete di sinistro. È inutile dire che il georgiano è stato il migliore in campo (insieme a Natan), e che indubbiamente ha ritrovato quella serenità mentale che lo rende il vero leader tecnico della squadra. È di nuovo un piacere guardarlo, perché lui stesso ha di nuovo piacere nell’esprimersi, senza il peso delle responsabilità. I tedeschi ci hanno provato ad ingabbiarlo, ma hanno fatto la fine del primo Rocky appesantito che corre indietro alle galline senza riuscire a prenderle.
È stato poca roba l’Union, ci ha provato con grandissimo impegno. Ci ha messo grinta e intensità, idee nelle fase di pressing e incoscienza nello spingersi in avanti. Ma non ha e non poteva superare i propri limiti tecnici. Facendo un salto a ritroso, è stato un avversario non troppo dissimile dal Verona per il Napoli, volenteroso ma modesto.
Forse anche per questo Garcia ha confermato la stessa e identica formazione del Bentegodi. I primi quarantacinque minuti sono stati bloccati. Gli azzurri non hanno tirato mai a porta e sembravano non riuscire a dare ampiezza e velocità al gioco. Raspadori ha parlato di mancanza di alternative rispetto al canovaccio solito, ci ha preso. Non si è ripetuto Cajuste, sembrava la controfigura di quello ammirato in terra veneta, quasi a disagio con la palla tra i piedi. Non a caso è finito per essere il primo cambio del tecnico francese. Al suo posto Elmas, che ha ridato vita al centrocampo, ossigeno per continuare a vivere nell’attesa del momento giusto, poi arrivato. Gli altri cambi dopo la rete, Simeone per Raspa, Olivera per Rui al 71esimo. Lindstrom al posto di Politano minuto 81’. Dulcis in fundo, la lancetta sul 88’, in panca Kvara, dentro Ostigard (lo spazza tutto) per difendere a cinque: con il norvegese davanti ai due centrali e i due terzini. Un cambio d’antan, vintage, a difesa del risultato: fine ultimo.
Non è stato un Napoli bello, né divertente. Ma siamo dell’idea che un tifoso non può rifuggire da una vittoria, stigmatizzarla, in nome dell’estetica o del sollazzo, sono necessità che può soddisfare andando alla Reggia di Capodimonte o al cabaret. Nello sport esiste una verità, si gioca per vincere, tutto il resto è addobbo. Gli azzurri si portano a casa i tre punti meritatamente senza troppi affanni, così come il Real che con poco scarto supera il Braga (1-2). Tra l’altro tutte le big in scena nel martedì europeo – tranne il Bayern – vincono con differenza minima, e sorridono lo stesso.
Si passa al capitolo successivo.
Domenica al Maradona il Milan che tanta pena portò nel cuore degli azzurri e dei loro tifosi la stagione passata. Ditemi vorreste dominarli, divertivi e perdere oppure soffrirla tutta e superarli?
Forse Garcia non è simpatico, e l’# che lo vuole a casa continuare a circolare imperterrito, chissà se vincerà. Ma la chiesa al centro del villaggio la tiene a mente davvero: riportando Napoli e il Napoli nella vera dimensione del calcio, quella dove la scivolata rabbiosa di Natan a fine partita vale più di un’azione da scolaretti e una sola azione è trasformata in gol.
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