Il capolavoro di De Mita: Italia-Germania al Partenio

Quando De Mita coronò il suo sogno: ospitare la nazionale nella piccola Avellino, per altro contro uno degli avversari più forti e prestigiosi di sempre.

Articolo di Luigi Guelpa26/05/2022

Non ho competenze per addentrarmi nella traiettoria politica di Ciriaco De Mita, e lascio volentieri a chi ne sa più di me valutazioni su correnti come Azione Popolare, dorotei, ecc.

L’uomo di Nusco che voglio raccontare è l’appassionato e profondo intenditore di pallone. Non è un caso che gli anni d’oro dell’Avellino siano coincisi con il periodo in cui Ciriaco De Mita dettava legge nella Democrazia Cristiana e in generale nello scacchiere politico, non solo italiano. Acquisti dell’Avellino come quelli di Ramon Diaz, Dirceu o Schachner si sono in parte concretizzati con il sostegno che lo stesso De Mita offrì al presidente degli irpini dell’epoca, Antonio Sibilia, personaggio che conosceva i segreti della sfera di cuoio a menadito.

C’è un episodio però che ritengo giusto sottolineare e ricordare sul rapporto tra De Mita e il calcio, e riguarda una gara amichevole della nazionale italiana del 1986 contro la Germania Ovest. La federcalcio, guidata da Federico Sordillo, avrebbe opzionato volentieri i salotti buoni di San Siro, San Paolo e Olimpico, ma intervenne De Mita che riuscì a convincere i vertici della Figc a optare per il Partenio di Avellino.

De Mita coronò il suo sogno: ospitare la nazionale nella piccola Avellino, per altro contro uno degli avversari più forti e prestigiosi di sempre. Purtroppo quella gara fu disastrosa per le condizioni del tappeto erboso del Partenio. Era il 5 febbraio del 1986 e Italia e Germania giocarono nel fango. Le immagini dei calciatori delle due squadre inzaccherati dalla testa ai piedi fecero il giro del mondo e indignarono la federazione tedesca. “Noi li portiamo all’Olympiastadion di Monaco e guarda questi dove ci fanno giocare”, disse l’allora capo del calcio tedesco Hermann Neuberger. Curiosità: l’anno dopo la nostra Under 21 affrontò la Svezia a Tyreso, in mezzo al campo c’era un tombino e nessuno si lamentò.

Per la cronaca Italia-Germania si giocò alle 14.30 del pomeriggio, davanti a 40mila spettatori paganti, orario che purtroppo escluse un’ampia fetta di telespettatori in quelle ore al lavoro. Vinse la Germania Ovest 2 a 1. Gli azzurri passarono in vantaggio con Serena, ma Herget e Matthaus ribaltarono il punteggio. Qualcuno tra i tedeschi uscì dal campo con problemi muscolari, come l’attaccante Klaus Allofs, rischiando di saltare i mondiali che si sarebbero giocati in Messico tre mesi dopo. La kermesse nella quale la Germania raggiunse la finale per essere poi addomesticata dall’Argentina di un immenso Diego.

In quell’incontro, che fu un mix tra calcio e rugby, emerge appunto la grandezza di De Mita, che ottenne il massimo possibile per la sua terra. Quel meridione spesso vituperato e sommerso da critiche e luoghi comuni si riscattò, perché campo disastroso a parte, l’organizzazione dell’evento fu impeccabile.

Ripeto, non ho abilità per tenere un pistolotto sulla prima repubblica, ma di certo De Mita fu uno di quei personaggi che sapeva dare del “tu” alla politica e che si muoveva con disinvoltura e competenza su più fronti. Gli stadi lui li “prenotava”, non ci vendeva bibite.

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