Walter Sabatini, l’eterno idolo dei salernitani
Cosa ha reso Walter Sabatini un'icona indimenticabile per i sostenitori della Salernitana?
E’ passato più di un anno dal licenziamento di Walter Sabatini dalla Salernitana, ma il suo nome continua a risuonare come un inno nei cuori dei tifosi granata. Ma cosa ha reso Sabatini un’icona indimenticabile per i sostenitori della squadra campana? La risposta si trova nelle parole dei giocatori, nelle sue dichiarazioni di passione e amore per Salerno, e nella sua abilità nel toccare le corde giuste nei momenti più critici.
Il mago Sabatini: un vero mental coach
Sabatini non è stato un semplice direttore generale. La sua capacità di coinvolgere i giocatori, di motivarli e di creare un ambiente positivo intorno alla squadra è stata una delle chiavi del suo successo. Il serbo Radovanovic, ricorda il giorno in cui Sabatini lo chiamò, in un momento in cui la squadra languiva all’ultimo posto in classifica. “Era difficile accettare, e io non avevo mai giocato al Sud”, ammette il centrocampista, “Ma Sabatini mi disse che ero un leone in gabbia, che avevo bisogno del contesto giusto per dare di nuovo il massimo. Seppe toccare le corde giuste, ho sentito una forza nel cuore e nella mente che mi spinse ad accettare senza nemmeno parlare di soldi.”
Un altro aspetto che ha contribuito a rendere Sabatini un eroe per i tifosi è la sua dedizione alla squadra. Anche il talentuoso Verdi aveva instaurato un legame speciale con Sabatini che disse di lui: “Verdi è un grande talento, ma deve essere benvoluto, al centro di una storia. Se lo emargini diventa un giocatore normale.”
In riferimento al veterano Franck Ribery, Sabatini ha raccontato un simpatico aneddoto a conferma della sua determinazione nel trattenere i migliori talenti. “Ribery aveva pensato di lasciare Salerno e mi disse: ‘Direttore, io non ce la faccio più a stare a Salerno. La gente ride quando perdiamo. A me non viene da ridere quando perdo’. E io: ‘Dove cazzo vai, Franck, te ne vai ora che arrivo io?’. Il giorno dopo Ribery mi disse: ‘Ci ho ripensato, resto’. E io: ‘Guarda che lo scenario è cambiato, ho preso tanti giocatori nuovi, potresti non essere sicuro del posto’. ‘Vorrà dire che mi batterò. Mi rispose. Che umiltà, i grandi come lui odiano perdere”.
Ma il risultato migliore lo ha colto con Bonazzoli. Lo stesso centravanti ha raccontato così come Sabatini l’abbia saputo ispirare: “Sabatini mi ha convocato per dirmi che contro lo Spezia sono fuori. La tensione si può toccare con mano. Siamo io e lui, uno davanti all’altro, e io insisto perché voglio aiutare la squadra, accetto la decisione ma voglio contribuire allenandomi con i miei compagni. Vedo che mi scruta, e nei suoi occhi leggo l’orgoglio per aver ricevuto la reazione sperata. Io lo so che stravede per me, e se mi chiama «Testa di cazzo» invece di «Federico», è proprio perché vuole spronarmi. Prima di congedarsi, mi ripete la stessa frase che ormai accompagna ogni nostro incontro: «Alza la testa, ti voglio vedere in faccia mentre ti alleni. Non ti devi nascondere».
Una volta ebbe a dichiarare: “So riconoscere il calciatore guardandolo in faccia, non abbocco al bluff perché lo conosco bene. Provarci con me è come tentare di rubare in casa del ladro.” Queste parole testimoniano la sua abilità nel plasmare il destino dei giocatori.
Il miracolo dell’7%
La dichiarazione di Sabatini, in cui affermò di giocarsi il suo 7%, catturò l’immaginazione dei tifosi. Questa dichiarazione di forza, passione e fede in un miracolo sportivo risvegliò l’entusiasmo dei sostenitori granata. Il “7%” del direttore Sabatini diventò così un simbolo per tutti i tifosi, durante quella straordinaria rimonta verso una salvezza ritenuta impossibile.
Un amore eterno per Salerno
Meritano di essere ricordate anche le parole di Sabatini sulla sua esperienza a Salerno. Ha definito quel periodo come “la gioia della sua vita professionale” e ha espresso il suo amore profondo per la città e i suoi abitanti. Le parole “Salerno è la mia città, è un amore forte e ricambiato” dimostrano il legame indissolubile tra Sabatini e la nostra comunità.
Anche quando ha affrontato le controversie, come la dolorosa e inaspettata rottura con l’attuale presidente della Salernitana Iervolino, ha dimostrato un’incredibile umiltà e la capacità di ammettere i propri errori. Ha chiesto scusa ai tifosi per il suo ruolo nella rottura, dimostrando ancora una volta la sua dedizione alla squadra e ai suoi sostenitori.
Ecco perché Walter Sabatini rimane un’icona tra i tifosi della Salernitana grazie al suo talento nel valorizzare i giocatori, alla sua fede nella squadra e alla sua profonda affezione per la città di Salerno. Il suo “7%” di speranza continua a ispirare i tifosi e a tenere viva la fiamma del calcio nel cuore della Campania, e la sua assenza è avvertita con ancora più nostalgia oggi, alla luce di un avvio così complicato della stagione.
Possiamo esser certi che la sua figura carismatica continuerà a brillare a lungo nell’album della Storia della Bersagliera, ispirando sempre riconoscenza e affetto.