Pagina 51

Non è normale trovare solo a pagina 51 la notizia dell'inchiesta sul falso in bilancio imputata alla dirigenza juventina. Qualcosa non và nell'editoria spuria.

dirigenza Juve
Articolo di Luciano Scateni27/11/2021

Un paio di extrasistole, un attimo di paurosa sospensione del battito di un cuore, come molti altri provati dallo stress di lockdown, quarantene e sguardi di smarrimento al telefono per il timore di un “Pronto, devo darti una brutta notizia…è in fin di vita, intubato…sì, Covid”. Per fortuna tutto torna alla normalità, o quasi, perché ignoro se tra gli insulti alla salute del coronavirus c’è anche un vulnus alla vista. Fatto sta che nel giornale non trovo quel che cerco sollecitato dalle news, che raccontano di una mina vagante esplosa alla base di un mito dello sport italiano.

Sfoglio daccapo la Repubblica, la vista sembra migliorata. In prima pagina, strano omissis, non c’è traccia dell’esplosivo inciampo giudiziario di un’eccellenza del calcio mondiale. Non un rigo alle pagine 2,3,15,28,37,45. “Non ci posso credere”, direbbe l’esilarante Aldo del trio di comici che si completa con Giovanni e Giacomo. Dubito quasi di aver riacquistato pienamente il bene prezioso degli occhi, ma non mi fa difetto la perseveranza e procedo, con le pagine 46,48,49,50. Deluso mi avvio alla rassegnazione: ‘vuoi vedere che la Tv è incappata in un ballon d’essai, in una bufala, chissà, vittima di odiosi hacker?

A un niente dalla rinuncia, l’indice della mano destra non ci sta e volta un’altra pagina, irrompe nella 51, che si propone con il titolo, da decodificare, “Allegri vuole la Juve antica, forte con i forti”. Il titolista deve aver metabolizzato lo zero a quattro inflitto dagli irriverenti inglesi del Chelsea alla “signora del calcio”. Insomma tocca battermi tre volte il petto e di ripescare nei meandri della memoria le due parole latine che esprimono pentimento. Le sussurro: “Mea culpa, mea massina culpa”. Faccio ammenda con ferma convinzione, gli occhi cadono sul trafiletto, in basso pagina su una colonnina. Il titolo, inequivocabile è “Plusvalenze a bilancio, Agnelli indagato”.

Esauriti gli effetti di una seconda extrasistole di solidarietà per l’intoccabile dinastia che ebbe nel Gianni deus ex machina della Fiat il primo, generoso tifoso della Juventus, ho divorato con ragionevole interesse la cinquantina di righe del colonnino con sottofondo in grigio chiaro. La nota, in stile BBC, descrive i fatti con distacco britannico e però non affianca con commenti quanto ha documentato ‘Worldpressdelsud’ con dovizia di particolari.

Lo scarno racconto di Repubblica cita con precisione asettica forma i ‘capi d’accusa’ della Procura di Torino: falso in bilancio, false fatturazioni, false comunicazioni (corsi e ricorsi, come non connettere queste accuse al caso del falso esame di italiano di Suarez?). Indagati: Andrea Agnelli, presidente della Juventus, il suo vice Pavel Nedved, l’ex Juve Paratici (caso Suarez), l’altro ex Stefano Bertola, il direttore finanziario Stefano Cerrato e il predecessore Marco Re. La Juve avrebbe intascato 50 milioni di plusvalore sui cartellini di alcuni calciatori. La palla, per usare un’espressione in linea con l’argomento, passa alla magistratura. Intatta la reiterata riflessione su “La Repubblica”, giornale confindustriale di Fiat-Juventus.

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