Maglie, passione o business?
Anche in un'altra stagione il Napoli ha indossato una quantità imponente di maglie: la certezza, però, resta sempre una, la gloriosa maglia azzurra.

Al momento finisce 8 a 7 per il Napoli edizione 2021-22, a meno di sorprese future. No, non sono calci di rigore dopo i tempi supplementari. Ed allora, direte voi, che cosa sono? Che risultato è questo? Ovvio, è il numero di maglie diverse che il Napoli ha già impiegato in questo campionato contro quello che successe 57 anni fa. Sì, c’è un clamoroso precedente, mai più verificatosi nella storia delle camisetas degli azzurri, risalente al torneo 1965-66. In quell’anno il Napoli di Pesaola usò, lungo le 34 giornate del campionato, ben sette divise diverse. Strano per l’epoca, dove al massimo c’erano due maglie differenti, strano ancora oggi, dove la normalità parla di tre maglie. Una per le gare in casa, una per quelle in trasferta ed una per le occasioni speciali o per distinguersi dagli avversari.
Oggi c’è il marketing, Armani, la figlia del presidente che segue lo stile in prima persona, la voglia di novità che prevale nei giovani tifosi, la maglia per le occasioni del calendario (si veda Halloween con la maglia nera), la maglia commemorativa/celebrativa (Maradona, ovvio). Ed i nostalgici che storcono il naso perché “la nostra unica maglia è l’azzurra” ed in quella si riconoscono.
Una volta c’era Pippone Sport. Sì, avete letto bene. Prima dell’avvento delle varie Ennerre, col Napoli di Krol, che diede la stura a tutto quello che verrà nel campo dell’abbigliamento sportivo e della fornitura tecnica successivamente (rispettivamente Umbro, Lotto, Nike, Diadora, Legea, Kappa, Macron, da Ferlaino fino a De Laurentiis), c’era il negozio dell’ex terzino del Napoli, Innocenti. A fargli concorrenza in città una sola rivendita, la “Casa Sport” della signora Procaccino in Via S. Pasquale a Chiaia, che spesso ospitava giocatori del Napoli per la sua pubblicità. Ma, come detto, chi forniva le divise alla squadra azzurra era “Pippone Sport” a Via S. Brigida. La ditta, intestata a Silvana, la figlia di Innocenti, aveva un vasto assortimento di articoli sportivi e non solo di calcio (tra gli altri scherma, nuoto, tennis, pallacanestro, sci, judo, atletica leggera, bocce, pesca, pattinaggio). Ma fu a lui, al popolare Pippone, così soprannominato per il grosso naso fin da quando era un tenace terzino napoletano, che pensò il presidente Fiore quando si trattò di ordinare le nuove divise del Napoli. Tra l’altro, c’era poco da scegliere in città. O Pippone o morte!
Ed allora, col Napoli del boom e degli abbonamenti a rate, degli acquisti di Sivori ed Altafini, del contagioso entusiasmo che si respirava in città, con la ritrovata serie A, dei poster della squadra nei bar, nelle edicole e nelle officine meccaniche, di un gruppo di ragazzi che si divertiva da morire fuori e dentro il campo da gioco, nasce l’unica stagione in cui il Napoli utilizza ben sette divise da gioco una diversa dall’altra. Il motivo di questo massiccio impiego di tre colori fondamentali, tutto ruotava intorno all’azzurro, al bianco ed al rosso, non ci è dato sapere. Scaramanzia? Probabile, sappiamo che Roberto Fiore, da buon napoletano del Vasto, lo era. La voglia di cambiare per trovarne una fissa? Può essere. Semplici rotazioni legate a nessuna origine in particolare? Mah….Erano state lavate e non si erano asciugate in tempo? No, non scherziamo. Comunque e dovunque si giri la pizza, sappiamo solo che il San Paolo era sempre pieno e che lo stadio, quando negli ultimi 10 minuti si aprivano i cancelli per far entrare chi era rimasto fuori, diventava un’ulteriore bolgia e gli spalti iniziavano a tremare. Come le case intorno al Tempio. Maglie o non maglie, era l’Amore puro (il bianco), la Passione (il rosso), il Clima (l’azzurro del cielo e del mare della città) che sorreggeva una squadra fantastica. Ovviamente dominava l’azzurro ma non era importante come gli eroi di quell’anno scendevano in campo, con quale colore facevano gol. La gente si divertiva, il Napoli divertiva, andare allo stadio era un divertimento. Che Juliano o Panzanato, Bandoni o Sivori avessero questa o quella maglia poco importava, la N era stampata dentro al loro cuore.
Ecco in dettaglio le sette maglie di quel 1965-66, terzi in classifica, a cinque punti dall’Inter campione d’Italia:
1) Bianca con bordini azzurri e lo scudetto con la N sul petto;

2) Azzurra con girocollo e bordi alle maniche bianche;

3) Azzurra con la N cerchiata, colletto e maniche bianche (con i bottoncini);

4) Rossa con bordino bianco;

5) Azzurra con colletto largo e maniche bianche;

6) Azzurra con righino bianco;

7) Azzurra con bordini bianchi sul collo e sulle maniche.

Adesso saliamo su una macchina del tempo e ritroviamoci nell’età contemporanea. Il Napoli ha già usato otto maglie diverse quest’anno, senza contare le due in Europa League che hanno poche differenze con l’azzurra e la rossa già impiegate in campionato. Nel 1965 il Napoli non faceva le coppe, quindi il paragone rimane tra le due annate di campionato, rimane il punto di scarto. Otto contro sette. Bene, qui trovate, nel dettaglio, tutte le maglie che gli uomini di Spalletti hanno già indossato con i rispettivi risultati.
1) Azzurra classica – 7 vittorie (Venezia, Genoa, Juventus, Udinese, Cagliari, Milan, Bologna), 3 sconfitte (Atalanta, Empoli, Spezia), 1 pareggio (Roma) : totale 11;
2) Rossa – 3 V (Sampdoria 2 volte, Fiorentina) e 2 P (Sassuolo e Juventus) : tot. 5;
3) Nera “Halloween” – 2 V (Torino e Bologna) : tot. 2;
4) Bianca – 1 V (Salernitana) : tot. 1;
5) Blu “Maradona” – 1 P (Verona) : tot. 1;
6) Bianca “Maradona” – 1 S (Inter : tot. 1;
7) Azzurra “Maradona” – 1 V (Lazio) : tot. 1;
8) Blu “fiammante” – 1 V (Salernitana) : tot. 1.

La curiosità è legata al nome di Diego. Infatti, con la maglia celebrativa, indossata tre volte, il Napoli ha ottenuto una vittoria, una sconfitta ed un pareggio. Meglio è andata alla maglia nera, con ragnatela, di Halloween, due vittorie su due. Continuano a portare bene i colori classici, quelli che in qualche modo legano anche al passato. Tre vittorie e due pareggi con la rossa, una vittoria con la bianca. Ahimè, nelle tre sconfitte in casa (Atalanta, Empoli e Spezia) il Napoli indossava sempre la classica azzurra. E poi c’è lei, l’ultima arrivata che, blu fiammante, ha acceso, bruciando gli avversari, la scintilla di un’ottima prestazione contro la Salernitana. Attenzione, però. Le statistiche sono statistiche. Giù le mani dalla maglia azzurra!