Matteo Ciccarelli, un napoletano campione del mondo di subbuteo

Matteo Ciccarelli, fresco campione del mondo di subbuteo con l'Italia, si è raccontato in esclusiva a Sport del Sud.

Articolo di Luca Paesano28/09/2022

Quando la realtà virtuale ancora non esisteva, o per lo meno fin quando non ha raggiunto uno sviluppo considerevole, uno dei pochi modi per riprodurre una partita di calcio in miniatura era il subbuteo. Nato in Inghilterra come simpatico passatempo, è stato uno dei giochi da tavolo più diffusi in Italia tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila.

La parabola del subbuteo non è casuale, anzi, si va ad incasellare alla perfezione in un tessuto sociale in mutamento. Erano infatti gli anni del boom economico e del consumismo, degli hobby e dei passatempi, e soprattutto erano gli anni d’oro del calcio italiano. Quel gioco consentiva ai tifosi di soddisfare la propria fame di pallone, ricreando l’atmosfera dello stadio, della competizione e della partita all’interno delle proprie abitazioni, con la propria famiglia o con i propri amici. Un telo verde ne riproduceva il campo, una base plastificata con delle sagome i calciatori, i colpi delle dita creavano il divertimento. Il tramonto risponde invece allo sviluppo dei videogames. Alla simulazione manuale si sostituisce quella automatica, sicuramente più realistica e sempre più accurata.

Il subbuteo viene declassato ad attività di nicchia, ma la sua presenza in Italia è ancora ben radicata. Dal 1995, la Federazione Italiana Sportiva Calcio Tavolo (FISCT) si occupa della gestione e dell’organizzazione di tutto ciò che riguarda il gioco nella penisola, dalle competizioni alle categorie, suddivise per livelli, fasce d’età e genere. Oggi, conta da sola più club di quanti ne esistano in tutto il resto d’Europa e più tesserati di ogni altra federazione al mondo. Tra questi c’è anche Matteo Ciccarelli, 23enne napoletano che, da qualche anno a questa parte, attraverso il subbuteo sta portando in alto i colori azzurri nel mondo. L’ultimo successo è arrivato proprio pochi giorni fa, aggiudicandosi il mondiale a squadre nell’edizione di Roma.

La passione di Matteo, per gli amici Mato, nasce da lontano ed in modo del tutto casuale. Ci racconta: “C’era un compagno di classe di mio fratello, Luca Battista, tutt’ora nostro compagno di squadra, che fin dalle elementari giocava a subbuteo. Quando mio padre lo venne a sapere ci propose di andare a provare. Possiamo dire che fu amore a prima vista. Ci piacque subito. Abbiamo cominciato nel 2008 circa, e non ci siamo mai fermati. Tutt’oggi continuiamo a fare tutte le trasferte con la squadra, i Napoli Fighters”.

Come molti ragazzi nati a cavallo del nuovo millennio, il subbuteo fu il più classico dei regali di Natale: “Mio padre ci regalò quello della Giochi Preziosi, che era molto comune nei primi anni duemila. Però, ovviamente, era totalmente diverso rispetto ai materiali professionali che poi ci fornirono una volta iscritti”. La base semisferica, infatti, non coincideva con la base appiattita che si utilizza a livelli professionali. Ne consegue che anche i movimenti delle proprie miniature erano completamente differenti, tanto nella fluidità dei colpi, quanto nel dosaggio della forza e nel calcolo delle traiettorie.

Da bambino solitamente si sogna di diventare un calciatore, un astronauta, un medico o un ingegnere. Come si arriva ad essere uno dei più forti giocatori di subbuteo al mondo? “Sicuramente ci vuole molta testa e molta pazienza – ci spiega. All’inizio può essere molto complicato. Però, in compenso, una volta imparato, ti sa dare tanta adrenalina, soprattutto nella competizione a squadre”.

Eppure, le idee di Mato, tanto quanto quelle del fratello Andrea, non sono sempre state così chiare. “All’inizio non avevamo minimamente pensato di intraprendere un percorso simile. Andammo semplicemente a vedere, per curiosità, di cosa si trattasse. Poi, in realtà, io e mio fratello Andrea ci accorgemmo di essere abbastanza capaci e di migliorare molto rapidamente. Ricordo che vinsi il primo torneo quando avevo 8 anni. Era il primo a cui partecipai. E poi la notte dormii con la coppa nel letto (ride, ndr). I risultati, come in tutti gli sport, ti invogliano a continuare”.

Dopo aver ottenuto tanti successi nelle diverse categorie giovanili, a livello nazionale e non solo, per lui è arrivata anche la convocazione al mondiale del 2018, tenutosi a Gibilterra. A sorpresa, o forse no, Matteo è salito sul tetto del mondo stracciando ogni record: “Mi presentai al mondiale del 2018 che avevo 19 anni. In teoria, avrei dovuto partecipare alla categoria Under 19, poi, per meriti sportivi, decisero di convocarmi nella categoria degli adulti. Sapevo che c’erano dei giocatori molto forti – ricorda –, ma devo ammettere che mi sentivo bene. Giocando e vincendo ho iniziato a prendere sempre più fiducia e consapevolezza. Ho cominciato a capire che in pochi avrebbero potuto fermarmi e c’era possibilità di arrivare fino in fondo. Come andò a finire? Sono diventato il più giovane della storia a vincere un mondiale di subbuteo”.

Campione del mondo a 19 anni. Un titolo difeso fino a pochi giorni fa, nel mondiale che si è disputato a Roma dopo l’annullamento dell’edizione del 2020 a causa del Covid. Un percorso travagliato lo ha portato comunque a disputare la finale, dove si è arreso al connazionale Luca Colangelo. “Sinceramente non pensavo neanche di arrivare così lontano, perché stavo giocando molto male da un po’ di tempo. Immaginavo di uscire ai sedicesimi, o al massimo agli ottavi di finale”. E allora come si spiega il cammino? “La testa. Sapevo che con la concentrazione avrei potuto sopperire a questa cosa. Ed infatti, pur non giocando bene, sono arrivato fino alla finale. Ho perso solamente ai tiri piazzati, il corrispettivo dei rigori. Paradossalmente, ho perso la partita in cui ho giocato meglio. Ho avuto anche alcune occasioni per vincere, però, purtroppo, non è andata come speravo”.

Ma appena 24 ore dopo, per Matteo si è palesata l’occasione del riscatto. Mentre tutti gli occhi erano concentrati sul calcio giocato di Milan-Napoli, l’Italia trionfava nella finale a squadre battendo il Belgio per 2 a 1. Fondamentale per il risultato finale, proprio un suo gol a 90 secondi dal termine. “Diciamo che la voglia di vincere il torneo e poi la vittoria stessa hanno un po’ seppellito la delusione del giorno prima. Naturalmente, quando torni a casa e ci ripensi, ti resta un po’ di amaro in bocca. Ma sono molto soddisfatto comunque, non posso negarlo. La vittoria con la squadra è stata unica. Ci tenevamo tanto, perché volevamo rifarci della sconfitta del mondiale precedente in semifinale contro la Spagna. Volevamo riportare il titolo in Italia”.

E per Matteo e per gli appassionati di subbuteo le emozioni non finiscono qui, perché nei prossimi mesi ci saranno diversi impegni da seguire: “Tra due weekend ritorna la Serie A, andremo a San Benedetto del Tronto. A fine ottobre, invece, c’è la Champions League a Reggio Emilia e si giocherà a Subbuteoland, che è una sorta di Casa Azzurri della nazionale. L’equivalente di Coverciano per il calcio. Stiamo anche cercando di organizzare una trasferta a Parigi a metà novembre e a Milano per dicembre, dove si terranno due tornei molto importanti”.

L’Italia ha trionfato non solo nella categoria Open, ma anche nelle diverse categorie giovanili, tanto nelle competizioni individuali quanto in quelle a squadre. E dunque, una riflessione sul futuro di questo appassionante passatempo è d’obbligo: “Questo è un gioco che richiede molta pazienza, soprattutto per cominciare. Oggi, le nuove generazioni hanno poca pazienza, siamo abituati ad avere tutto e subito. Però il fascino che vedo negli occhi dei bambini che si avvicinano per le prime volte è lampante. Me ne accorgo ogni giorno. Anche la Federazione si sta muovendo in questo senso. Credo che la possibilità che possa espandersi sempre di più esista. Naturalmente è necessario del tempo e che ci sia un bel lavoro dietro”.

E magari, anche un po’ di visibilità non guasterebbe: “Il torneo di Roma è stato trasmesso in diretta su YouTube e, dai quarti di finale in poi, anche su Eleven Sports. Per noi, questo è già un grande risultato, è un passo in avanti notevole rispetto al passato”. Ed è proprio notizia di poche ore fa, l’annuncio dell’acquisizione di Eleven Group da parte di DAZN. Chissà, quindi, che il subbuteo non possa aver guadagnato un nuovo palcoscenico.