Chi oggi non vuole Ronaldo, non vada a vederlo allo stadio domani

Chi oggi vuole Osimhen al posto del portoghese vada a vederlo a Manchester: qui ci godremo vittorie, fama, soldi e... Cristiano.

Articolo di Lorenzo Maria Napolitano29/08/2022

La carta d’identità di Cristiano Ronaldo sembra essere spietata, quasi come se fosse invitato alla porta del ritiro, ma siamo sicuri che ciò che si dice su di lui è vero?

Il recordman dei recordman è stato proposto al Napoli e, sembra assurdo dirlo, la piazza, o meglio, parte di essa, non sembra entusiasta, anzi. Le motivazioni sono povere, insipide. Provengono da chi pretende dal Napoli che resti tale, perché ora è (o comunque da due partite sembra essere) in una sorta di confort zone. Il Napoli detiene un record, da più di dieci anni è la migliore squadra da settembre a novembre. Superato l’8 dicembre, vengono a galla tutti i problemi: “la squadra non è fatta per vincere“, “il presidente deve andarsene“, “non abbiamo personalità“. E, dai commenti di certi tifosi e addetti ai lavori, sembra che questo sia l’inesorabile destino al quale vogliono chinare il capo.

Proprio dietro l’angolo c’è il nome del miglior goleador della storia: Cristiano Ronaldo. Ed il Napoli ha avuto la fortuna che il re dei procuratori, Jorge Mendes, gli proponesse il suo gioiello. È finito, pensano alcuni. Per forza devono pensarlo, altrimenti non fremere davanti alle recenti notizie è da scellerati. Ad essere finito, però, è solo il tempo delle scelte giuste del portoghese, non riuscito a scegliere club in grado di supportare le sue ambizioni: tra una Juventus disposta a giocarsi tutte le sue fiches per lui, ad un Manchester United ormai in triste e in vertiginoso declino. Il Napoli è l’esatto contrario di quello che sono state per Cristiano Juve e Manchester: una società affidabile, che attua (spesso, non sempre) scelte ponderate, costruita mattone dopo mattone, più che dollaro sopra dollaro. Con obiettivi che per calciatori del suo spessore non sono più di una sufficienza.

Suscettibile come è, se Cristiano stesse leggendo i messaggi suoi social di alcuni napoletani, starà cercando di trasformare queste critiche in motivazioni supplementari per non fallire. Immaginiamolo a Napoli: arriverebbe scolpito e levigato come suo solito: la pelle liscia e lucente, come quella di una persona con un’eccezionale routine di skincare. I suoi muscoli di troppo e il suo sorriso che lo fa apparire in pace con sé stesso, ma non troppo da perdere fame e determinazione. Da sempre, cardine del suo io. Chissà, poi, se vestirebbe la sua numero sette, Elmas gliela concederebbe?

E De Laurentiis? Già molto pieno di sé, si arrogherebbe anche il diritto di poter urlare, una volta imboccata l’A16: “Vi ho portato Ronaldo a Napoli! Per di più cedendo Osimhen, e mi hanno dato pure 100 milioni… ho fatto l’affare del secolo!” E chi gli darebbe torto…

Segnerebbe il suo primo gol esultando con il consueto “Yo estoy aqui“, che suonerebbe come un: “avete me dalla vostra parte, non perderete perché vi conduco alla vittoria”. Ma potrebbe anche essere: “Non mi volevate, ma non potete fare a meno di me”. Chi, però, ha sperato fortemente nella permanenza di Victor, non potrà godersi questo spettacolo, che vada a Manchester a vedere Osimhen, intanto qui ci sarà chi si gode Cristiano Ronaldo, cento milioni (nella peggiore delle ipotesi) e un’altra montagna di soldi provenienti da sponsor, vendita di maglie e arena piena ogni domenica.

Che tipo di argomentazioni propongono coloro che, ribadiamo, rifiuterebbero più di 100 milioni più Cristiano Ronaldo (a cui paghi, forse, il 20% di stipendio)?

Sembrava tutto perfetto… lo spogliatoio è anche ben amalgamato“. Cristiano non è mai stato un pallone d’oro della simpatia, su questo non ci piove, ma il discorso è leggermente diverso. In uno spogliatoio un vincente nato è fondamentale, e lui lo è, mentre questo Napoli no. Se si vuole essere vincenti, bisogna essere una squadra di vincenti. Nella vita come nel calcio. Se alcuni ricordano delle sceneggiate del portoghese, che contestualizzassero le scene che hanno in mente: sono tutti postumi ad una sconfitta, e lui odia dannatamente perdere.

È un affare senza futuro…”. Innanzitutto, con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, acquisisci uno status invidiabile da parte delle altre squadre di Serie A; il Napoli sarebbe sotto gli occhi del mondo intero e, De Laurentiis, non solito a fare brutte figure, adeguerebbe la società ad un livello sicuramente superiore a quello attuale. Quel vento portoghese, se accolto, rappresenterebbe l’inizio di una scia di campioni desiderosi di voler indossare l’azzurro. Con tutti i soldi guadagnati, poi, il presidente sarebbe pronto per affrontare qualsiasi tipo di spesa, altro che rivoluzioni…

Non è come Ibrahimović”. Senso? Poco, ma è intrigante dare una spiegazione: l’uomo bionico di Madeira non è Zlatan Ibrahimović, non farebbe del Napoli ciò che lo svedese ha fatto per il Milan. Lui (Ibra) ha trasformato una squadra di pulcini dalle gambe tremanti in un branco di squali affamati. È sbagliato paragonarli, è una scelta di gusto: L’arroganza al potere o il potere dell’arroganza? Il divo che si fa totem e ha come unico metro di paragone Dio o l’uomo-calciatore che si sente una divinità? Cristiano non farebbe cosa ha fatto Zlatan per un ineccepibile motivo, i due sono tremendamente unici e, inevitabilmente, producono effetti diversi.

Sono due lune da guardare nello stesso cielo stellato, l’importante è non avere contro nessuno dei due. Lo svedese ti insegna a risolvere un problema, e se non ci riuscirai scioglierà lui il dilemma. Cristiano, invece, attua la fase due senza passare per la uno.

“Io Ronaldo non lo voglio”

Chi recita queste parole ha in mente un Cristiano parafulmini, e non uno che li scaglia. Chi recita queste parole è abbagliato da qualcosa che luccica ma non è oro, ed è l’attuale Napoli. Chi recita queste parole, non ha bene in mente di chi sta parlando. Cristiano è il miglior marcatore all-time della Champions League, è il miglior marcatore della storia del Real Madrid, il miglior marcatore del Portogallo ed il calciatore ad aver segnato più gol con la maglia della nazionale, oltre ad essere l’unico calciatore ad aver segnato almeno 50 gol in Italia, Spagna e Inghilterra.

Non ci sono problemi, non esistono complicanze. Quelle possibili, vengono accettate a tavolino da Cristiano, quanto dal Manchester e dal Napoli (Spalletti compreso). L’unico, vero, problema è uno: abituato a megalopoli, dove andrebbe a vivere?