De Laurentiis ha costruito il Manchester City italiano
Kvaratskhelia, Zielinski, Raspadori, Politano e Lindstrom come la batteria di trequartisti di Guardiola: De Laurentiis ha fatto del suo Napoli un Manchester City all’italiana.
©️ “DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA
Se c’è un aspetto che sembra poter segnare un punto di discontinuità tra il nuovo Napoli di Rudi Garcia ed il vecchio Napoli di Luciano Spalletti, questo può essere rintracciato nel diverso approccio offensivo che hanno messo in campo gli azzurri nelle prime due uscite stagionali.
Rispetto al gioco ragionato, prolungato e Lobotkacentrico a cui ci aveva abituato il buon Spallettone, gli esperti avevano anticipato che il gioco Garciano sarebbe stato molto più verticale e tanto meno orizzontale. È vero, ma solamente in parte. In certe circostanze, il Napoli è apparso effettivamente più frenetico e sbrigativo nel tentativo di arrivare verso la porta avversaria; tuttavia, in tante altre, ha dimostrato di voler ancora dettare legge mantenendo il pallone tra i piedi.
Forse la vera e propria variante tattica risiede nell’abbandono – vedremo se in maniera solo occasionale o più o meno permanente – di un gioco prevalentemente posizionale per lasciare spazio ad un maggior spirito di iniziativa dei singoli. Sì, perché prendendo spunto dal piano messo in atto domenica sera contro il Sassuolo si è evinto che il famoso tridente (Raspadori-Osimhen-Politano) è servito solamente ai grafici televisivi per schierare con senso logico i calciatori in campo. Poi si è visto tutt’altro, e sono bastati appena 53 secondi.
Nell’azione che apre gli highlights del match c’è Osimhen che riceve e scarica palla sul vertice destro dell’area di rigore, Raspadori che è andato a convergere centralmente e attacca lo spazio lasciato libero da quest’ultimo, e Zielinski che nel frattempo è andato a prendersi lo spazio di campo sul centro-sinistra. Ed è stato questo un motivo molto ricorrente soprattutto nella prima frazione di gioco: il polacco che si allarga e l’ex Sassuolo che si stringe a far da seconda punta. Sul lato destro, invece, Politano e Di Lorenzo hanno banchettato a loro piacimento tra tagli e sovrapposizioni interne ed esterne.
Non ci credete? Guardate allora l’azione con cui si apre il secondo tempo, con il colpo di testa di Osimhen che finisce di poco largo. Raspadori, da seconda punta, ha attaccato il primo palo; Osimhen è scivolato sul secondo, e alle sue spalle c’è ancora Zielinski. E così anche al minuto 55, quando Raspadori è a centro area vicino ad Osimhen ed il polacco è pronto a ricevere il cross lungo sul secondo palo.
E se non bastasse veniamo all’azione del secondo gol. Qui Kvaratskhelia, da ala sinistra, si trova a fare il rifinitore in mezzo al campo, sul centro-destra. Che sia una risposta ai raddoppi di marcatura sistematici che lo avevano tanto limitato nella seconda parte della scorsa stagione? Lo dirà il tempo. L’ala destra sulla carta sarebbe Raspadori, che è però ancora una volta nella posizione di centravanti al fianco di Osimhen (di nuovo scivolato sul centro-sinistra), ed è proprio in quel vuoto lasciato dal numero 81 che va ad inserirsi Di Lorenzo per il gol del 2-0.
Insomma, è un Napoli che ha già dimostrato un’incredibile fluidità. Un attacco amorfo e senza riferimenti, in cui, a tal proposito, Jesper Lindstrom calza a pennello. Il danese infatti non è affatto un esterno puro, ma più un jolly offensivo a cui piace ondeggiare sulla linea immaginaria dei trequartisti.
All’Eintracht Francoforte ha fatto infatti proprio quel ruolo insieme a Kamada, agendo alle spalle di Kolo Muani: lui andando a prendersi la fetta destra di campo, ed il giapponese quella sinistra. Lindstrom sposa la filosofia trasformista di Garcia perché si trova quasi a suo agio a non avere ruolo. Guardatelo nella kermesse qatariota con la sua Danimarca: esordisce da esterno destro contro la Tunisia, prosegue da seconda punta contro la Francia e termina da ala sinistra con l’Australia. Si muove con una leggerezza tale che quasi sembra levitare, si lascia trasportare dal flusso del calcio alla ricerca del suo spazio nel rettangolo verde. E che sia lontano o vicino alla sua posizione di partenza, poco importa.
E allora vien da pensare che Lindstrom sia il giocatore perfetto per il Napoli di Garcia e che vada a completare una batteria di trequartisti estremamente creativi ed interscambiabili che un po’ ricorda quelli del City di Guardiola. Pep ha fatto questo lo scorso anno, mettendo nei piedi e nelle menti di Bernardo Silva, De Bruyne, Foden, Grealish e Mahrez le chiavi del gioco offensivo. Libertà di pensiero e fantasia al servizio di Erling Haaland.
Certo, gli investimenti e le individualità non sono esattamente le stesse, ma, in miniatura, Aurelio De Laurentiis ha fatto del suo Napoli un Manchester City all’italiana.