ESCLUSIVA – Portici, Ragosta: “È il momento di un progetto per essere competitivi, ma prima serve salvarsi”
Lorenzo Ragosta, presidente del Portici, ha rilasciato un'intervista a Sport del Sud parlando del momento attuale e del progetto del club.
©️ “PORTICI 1906” – FOTO ENZO DE ROSA
Le origini del calcio a Portici risalgono all’inizio del secolo scorso, quando fu fondata la Società Sportiva Portici 1906. Nel corso della sua storia, la squadra ha giocato in Serie C per tre stagioni consecutive dal 1945, quando fu ammessa al campionato con la ripresa del dopoguerra, al 1948.
Tante poi le partecipazioni nella quarta serie italiana, dove milita attualmente: dopo la retrocessione in Eccellenza del ’92 e la ripartenza dalla Seconda Categoria del 2010, il Portici è infatti tornato nel 2017 in Serie D, dove risiede in pianta stabile.
Ai nostri microfoni, ha rilasciato un’intervista il presidente Lorenzo Ragosta, parlando del momento attuale e del progetto della squadra:
“Il progetto in questo momento è tutto rivolto alla salvezza, nel senso che non si può ragionare diversamente perché siamo impegnati in questa lotta. Il girone è molto equilibrato, nell’arco di pochi punti ci sono tante squadre, rispetto agli altri anni in cui abbiamo partecipato consecutivamente al campionato di Serie D, dove nella parte finale della classifica si creava sempre una spaccatura tra le ultime e le altre. E quindi spesso non si sono neanche svolti i playout per la distanza tra chi si salvava e chi doveva retrocedere. Oggi invece è diverso e quindi per parlare di progetto mi sembra troppo presto.
Sicuramente posso dire però che abbiamo fatto sei campionati in cui non abbiamo mai puntato decisamente al salto di categoria. I primi anni dovevano essere di assestamento poi dovevamo un po’ provare ad alzare l’asticella delle ambizioni e non ci siamo riusciti. Questo ovviamente richiede sicuramente un ripensamento da parte della società, è arrivato anche il momento di fare un progetto per puntare a essere competitivi per le prime posizioni.
Questa squadra, se andiamo poi a vedere la storia “meno lontana”, tra i professionisti non è mai andata. In realtà tutto sommato forse merita il professionismo, perché Portici oramai è una città che si difende molto bene, come città, qualità di vita. Diciamo che meriterebbe una squadra quasi alla sua altezza.
Le giovanili? Noi abbiamo una sorta di accordo però con un’altra società, non abbiamo un nostro settore giovanile salvo la Juniores. Abbiamo un accordo di massima programmatico con una società, l’Atletico Portici, che andrebbe o meglio definito o rivoluzionato, ma è un’altra società comunque. Per quanto riguarda lo stadio, questo potrebbe ospitare anche partite di professionisti: ha due tribune, due curve, la pista d’atletica. Non ci sono molti stadi in Campania come il San Ciro. Quest’anno sono stati stanziati fondi che tramite una gara d’appalto porteranno ad una ristrutturazione per farlo diventare veramente una bomboniera.
Lo stadio è comunale, non nostro. Durante la settimana ci alleniamo nel primo pomeriggio dopodiché usciamo dal campo. Però onestamente per un campionato anche di Serie D è un connubio inscindibile l’utilizzo appieno della società che vuole scalare, sennò non si può fare. Questo è anche il motivo per il quale non riusciamo a fare un settore giovanile.
Tifosi? Tutti dicono che abbiamo pochi tifosi, la città non ci segue, questo è vero. Abbiamo un gruppo di tifosi storici che noi dobbiamo solo ringraziare: si chiamano ‘Old Fans‘ e sono dei tifosi irriducibili che seguno il Portici dagli anni ’80/’90. Quindi è uno zoccolo duro; un altro è costituito dai nostri Ultras che sono encomiabili, ci seguono dappertutto, ma se aggiungiamo i genitori dei ragazzi che giocano con noi è finito il pubblico. Questa quindi è una nota dolente, sono un centinaio le persone la domenica presenti alla partita, non di più.
Futuro? Certamente lo stadio, puntare ad essere più competitivi e il settore giovanile sono i tre pilastri sul quale fondare un nuovo progetto. I primi step riguardano il rinforzo della società, che ha necessità di aumentare il capitale sociale, trovare nuovi soci che permettano di realizzare questo progetto. Ovviamente ci vogliono persone che ci credono e in una prima fase ci sono da fare solo investimenti, non è che c’è da recuperare. Per poi provare a fare in modo che questo progetto si autosostenga, ma la prima fase è di investimento”.