Milano-Monza, comunque megalomania
Il Monza di Berlusconi e Galliani, le lacrime di caimano e il razzismo: tre temi, purtroppo - in merito al terzo - , ancora attuali.
Calcio, la strana coppia Berlusconi Galliani ci rifà in periferia. Abbandonato il Milan investe sul Monza e forte dei miliardi del “cavaliere” spara il pronostico “scudetto e coppa Campioni”. I media sportivi sono avvertiti, d’ora in poi Monza uber alles, come dire, “no gratis”, e loro sanno cosa s’intende con il “no gratis”. Se avanzasse il proposito di una super lega del calcio straricco di emiri e tycoon americani e chissà in un futuro non lontano di nababbi cinesi, i freschi innamorati del Monza entrerebbero in concorrenza con il vecchio, passionale amore per il rossonero del Milan?
Lacrime di caimano, tardive, troppo comodo. L’exploit di Ancelotti, asso pigliatutto di coppe e trofei (ma nessuno osa dire che il Liverpool avrebbe meritato di vincere la Champions) appassiona analisi e premonizioni del Napoli che fu e che sarà. Sembra comunque un argomento da segretare il rapporto del Napoli con gli allenatori contrattualizzati da De Laurentiis, per non dire dei giocatori di alto profilo presi e lasciati con l’unico criterio del profitto. L’addio ad Ancelotti, Sarri, al grintoso Gattuso, è il replay seriale della loro “incompatibilità coniugale” con un presidente che antepone gli interessi di cassa, in una certa misura legittimi, ma in eccesso controproducenti, alle scelte tecniche degli allenatori. Il ragionamento merita approfondimenti, magari agevolati da qualche indiscrezione dal sen uscita, ma ‘ad occhio’ e in attesa del the end della campagna acquisti-vendite, si può già intuire che sarà difficilmente smentito il “caso” di De Laurentiis padre padrone del Napoli.
In tema: il razzismo leghista è una variante calcistica del coronavirus. Contagia e a differenza del Covid-19 non interessa chi dovrebbe combatterlo con un vaccino ad hoc, perché non pronostica grandi profitti. Dunque si è diffuso come una pandemia. Il maggior numero di casi è prerogativa del Veneto e coinvolge l’informazione. Tale Sara Pinna, conduttrice veneta di una televisione locale, evidentemente “inviperita” per la sconfitta ad opera del Cosenza del Vicenza, retrocesso nella serie inferiore, non ha trattenuto il suo rabbioso razzismo. Rivolta a un bambino calabrese, piccolo tifoso della squadra cosentina, che intervistato dall’inviato post partita, ha detto con legittimo entusiasmo “Lupi si nasce”, gli ha indirizzato l’insolente e (appunto) razzista: “E gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi a cercare qui lavoro”. La replica del padre, su Facebook: “Alla gentilissima Sara Pinna. Sono il papà di Domenico, il bambino che nel post partita Cosenza-Vicenza ha esultato per la vittoria della sua squadra e con giustificato orgoglio ha detto “lupi si nasce”. Lei ha dimostrato di essere anzitutto poco sportiva oltre che ignorante e con non pochi pregiudizi. Non sa, cara Sara Pinna, che Domenico è figlio di due imprenditori calabresi che amano la propria terra e che con non poca fatica contribuiscono ogni giorno per migliorarla. Dovrebbe sapere, come giornalista, cosa sono etica e morale. La storia insegna che la Padania e il suo sviluppo devono tanto ai meridionali. La invito a visitare la Calabria perché capisca che è terra meravigliosa, perché sappia quanta bella gente la abita e che noi (non come lei), detestiamo i pregiudizi. Il razzismo proprio non ci appartiene”.