Mario Rui, il professore di casa Napoli

Assist, visione di gioco, chiusure precise e puntuali: questo è il repertorio di Mario Rui, un giocatore probabilmente troppo sottovalutato.

Articolo di Chiara Frate30/10/2022

© “MARIO-RUI” – FOTO MOSCA

Da due mesi non si fa altro che parlare dell’incredibile Napoli, la seconda squadra più prolifica d’Europa in questa stagione, dietro solo al Bayern Monaco, e che ieri contro il Sassuolo ha collezionato la tredicesima vittoria consecutiva. Una rosa peraltro considerata inizialmente da tutti più debole rispetto a quella della scorsa stagione, viste le partenze di calciatori che hanno rappresentato parte integrante della storia del club azzurro come Insigne, Mertens, Koulibaly… Ma gli uomini di Spalletti non hanno tardato a smentire tutti, passando da una goleada e da una prestazione spettacolare all’altra pur modificando quasi sistematicamente gli interpreti della fase offensiva. In particolare, ad infiammare la piazza e a finire più di tutti – per ovvi motivi – sotto la luce dei riflettori sono stati Khvicha Kvaratskhelia, Kim Min-jae, Victor Osimhen e Giovanni Simeone.

C’è però un componente della rosa di cui non si sta parlando abbastanza, un eroe silenzioso: Mario Rui.

Quanti colpi incassati, Mario…

Arrivato all’ombra del Vesuvio nell’ormai lontano 2017, Mario Rui ha intrapreso un percorso fatto di alti e bassi, perché per una ragione o per un’altra il terzino non è mai stato davvero accolto, accettato, dall’ambiente. Prima ha dovuto convivere con la definizione di “acquisto inutile” perché tanto c’era Ghoulam, poi ha dovuto sostituire il miglior Faouzi di sempre, e l’ha fatto anche bene. Quando il campo chiamava, lui era sempre pronto a rispondere. Successivamente, a seguito di una sessione di calciomercato in cui vennero insistentemente proposti i nomi di possibili sostituti sulla fascia sinistra, arrivò Ancelotti nel capoluogo campano e il portoghese era sempre lì. Sempre meglio. Come è andata lo sappiamo tutti, ossia col fallimento più eclatante della brillante carriera dell’attuale tecnico del Real Madrid: ventuno punti dopo quindici giornate e azzurri non qualificati in Champions, una compagine che ha pagato la crisi di risultati ma anche di gioco.

La rivincita del “professore”

La svolta è arrivata con l’arrivo di Luciano Spalletti che nel corso di una conferenza stampa aveva soprannominato Mario Rui “il professore”, essendo divenuto quasi un regista basso che aiuta il centrocampo nella manovra di gioco. Dalle parole ai fatti: il numero 6 azzurro, nonostante il ballottaggio con Olivera, ha continuato a lavorare sodo ed è diventato sempre più determinante: in termini numerici è già riuscito a fare addirittura meglio di Kylian Mbappé, dato che ha servito ben sei assist, mentre l’attaccante del Paris Saint-Germain è fermo a quota quattro in stagione. Chiusure precise, puntuali, il giocatore è in grado di assolvere una funzione tattica importante in un contesto di inferiorità fisica. In Champions League, inoltre, ha eseguito in media 41 passaggi ogni partita con una percentuale di passaggi completati del 89%. L’ultima pennellata risale alla partita disputatasi ieri contro i nero verdi: il classe 1991, uno dei migliori in campo, con un lancio illuminante apre in due la difesa del Sassuolo e trova Kvaratskhelia nell’area di Consigli che firma il 3-0. Orbene, potremmo dire che il terzino sinistro sta sfornando assist come se fossero dei croissants. Scherzi a parte, una cosa è certa: quello che il soprannominato “maestro” può insegnare è cosa vuol dire sacrificio e cosa significa onorare la maglia rendendo la casacca madida di sudore sin dai primi minuti dell’incontro, ma soprattutto fino agli ultimi sgoccioli. C’è la voglia del gruppo di fare squadra, di lottare tutti insieme per alimentare un sogno ed è proprio questa identità a rendere ancora più speciali Rui e i suoi compagni.

Come disse un campione come Pelé, “Il successo non è un caso. È duro lavoro, perseveranza, apprendimento, studio, sacrificio e, soprattutto, amore per ciò che stai facendo o che stai imparando a fare”. Una frase che racchiude proprio ciò che ha fatto il portoghese: una rivincita costruita con il duro lavoro e la pazienza di chi ha saputo spazzare via critiche gratuite. Applausi.